TRE CHILI DI DROGA IN CASA A LATINA: QUASI 7 ANNI DI RECLUSIONE PER IL SECONDO DEI FRATELLI

Trovati a casa con oltre tre chili di droga: condannato in abbreviato anche il secondo dei due fratelli Ortenzi

Ancora più pesante la condanna per Simone Ortenzi, 45 anni, di Latina, rispetto a quella rimediata lo scorso aprile dal fratello 49enne Daniele Ortenzi: per quest’ultimo 4 anni e 8 mesi di reclusione, più 20mila euro di multa, così come deciso dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa.

Oggi, 15 settembre, Simone Ortenzi, difeso dall’avvocato Salvatore Comirato, è stato condannato, col giudizio abbreviato, dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Barbara Cortegiano, alla pena di 6 anni e 10 mesi di reclusione. Il pubblico ministero Giuseppe Miliano aveva chiesto la condanna a 9 anni. L’uomo, così come il fratello, doveva rispondere del reato di detenzione di droga ai fini di spaccio.

Gli Ortenzi erano stati arretati il 26 aprile 2024, poiché trovati in possesso di 2,5 chili circa di marijuana e 600 grammi circa di cocaina.

I due fratelli hanno scelto due riti diversi. Lo scorso 18 marzo, Simone Ortenzi, difeso dall’avvocato Salvatore Comirato, si era visto accogliere la richiesta di rito abbreviato che prevede uno sconto di un terzo della pena. Al contempo, il fratello maggiore, assistito dallo stesso legale, aveva optato per il rito ordinario che si era concluso il 7 aprile scorso con la pena inflitta dal giudice La Rosa.

I guai degli Ortenzi, nell’ultimo anno, però, non sono finiti ad aprile 2024. Nella serata del 19 giugno dello stesso anno, gli agenti della Squadra Mobile di Latina avevano eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Simone Ortenzi.

I poliziotti della Mobile, entrati nell’abitazione per l’esecuzione della misura, oltreché ad aver rinvenuto un panetto di hashish del peso di 100 grammi circa, avevano altresì constatato la presenza di D.R. (le sue iniziali), un ragazzo di 28 anni (classe 1996), originario di Sezze ma domiciliato a Borgo Piave, trovato in possesso di una pistola abusivamente detenuta. La successiva perquisizione effettuata presso il domicilio di quest’ultimo aveva consentito di rinvenire alcuni coltelli di grosse dimensioni, numerose cartucce calibro 12 e un tubo metallico modificato artigianalmente per esplodere cartucce del predetto calibro.

Per tale motivo, il 28enne era stato tratto in arresto per detenzione di arma clandestina da sparo e sottoposto agli arresti domiciliari in attesa del giudizio di convalida. Una misura che, poi, fu tramutata in quella meno afflittiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

A fine aprile 2024, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, aveva convalidato l’arresto dei fratelli Ortenzi. Gli arresti dei due pontini erano scaturiti da un’operazione antidroga della Squadra Mobile. I poliziotti si erano recati nella casa dei due fratelli che si trova all’interno di un consorzio tra Borgo Santa Maria e Borgo Sabotino. 

Sulla base di mirate perquisizioni, la Polizia aveva trovato nella casa degli Ortenzi quasi tre chili di sostanze stupefacenti, tra cocaina, hashish e marijuana. L’operazione era iniziata alle prime luci dell’alba, quando i poliziotti avevano perquisito la casa dei fratelli.

Simone Ortenzi, peraltro, è un volto noto alle forze dell’ordine, coinvolto nella maxi operazione antimafia denominata “Scarface”, che ha contestato al clan Di Silvio (sponda Gionchetto) retto dal boss Giuseppe Di Silvio detto “Romolo” l’associazione mafiosa. Ortenzi, che non aveva tra i capi d’imputazione reati con l’aggravante mafiosa, è stato condannato in Corte d’Appello a Roma a 4 anni di reclusione.

Il 45enne era accusato di aver venduto, nel luglio 2019, 150 grammi di cocaina al genero del capo clan “Romolo” Di Silvio, Fabio Di Stefano, 150 grammi di cocaina. In seguito a quello smercio, Ortenzi è passato da accusato a vittima in quanto, secondo l’indagine delle DDA di Roma e della Squadra Mobile di Latina, fu oggetto di minacce di morte da parte dello stesso Di Sefano e di altri componenti del sodalizio, tra cui i figli di “Romolo”, Antonio Di Silvio detto “Patatino” e Ferdinando Di Silvio detto “Prosciutto”. Per questi reati, è stata contestata l’aggravante mafiosa, riconosciuta fino in secondo grado di giudizio. Ortenzi, infatti, chiedeva la cifra di 1400 euro per la cocaina. Una richiesta considerata un affronto da parte del clan che minacciò di farlo fuori: “Simo’ andiamo in galera”, rimandando al fatto che avevano organizzato una spedizione punitiva con tanto di armi al seguito.

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A inizio febbraio 2025, infine, l’episodio misterioso della casa degli Ortenzi andata a fuoco. Un gesto intimidatorio che avva danneggiato il retro della casa in legno situata nel consorzio Marina Macchia Grande, che si trova in una traversina di strada Macchia Grande a Borgo Santa Maria. Un caso rimasto irrisolto al momento e ante litteram rispetto alla scia di intimidazioni che si sono susseguite a Latina dalla scorsa primavera. Che sia stato l’antipasto?

Ad ogni modo, oggi è arrivata la condanna per spaccio di sostanze stupefacenti.

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