TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI: DISSEQUESTRATA LA GEA CONSULTING

“Una goccia nel deserto”, dissequestrata una delle aziende coinvolte nell’inchiesta per traffico illecito di rifiuti

La Gea Consulting, una delle quattro società sequestrate dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta per traffico illecito di rifiuti denominata “Una goccia del deserto”, è stata dissequestrata. La società abruzzese, con sede nella provincia di Chieti, assistita dall’avvocato Susanna Carraro, si è vista accogliere l’istanza dagli stessi sostituti procuratori della Procura/DDA di Roma Luigia Spinelli e Carlo Villani. Quest’ultimi, titolari dell’indagine, a seguito di una dettagliata istanza in favore della GEA Consulting presentata dall’avvocato Carraro, hanno tempestivamente emesso un provvedimento di dissequestro delle quote sociali e della GEA Consulting Srl, con restituzione al legale rappresentante Guido Gostoli. 

La società è finita coinvolta nell’indagine della DDA che avrebbe identificato i componenti di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, traffico illecito transfrontaliero di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, sostituzione di persona e trasferimento fraudolento di valori con un’operazione condotta dalla Squadra mobile e dal Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Frosinone.

Nove persone residenti tra il Lazio, la Campania e il Friuli Venezia Giulia, sono finite agli arresti domiciliari mentre quattro società e circa due milioni e mezzo di euro tra contanti e rapporti finanziari sono stati sequestrati.

L’indagine trae origine dagli accertamenti successivi a un vasto incendio divampato il 23 giugno 2019 all’interno dell’impianto di rifiuti Mecoris (Medical Ecologia Rifiuti Speciali srl) nell’area industriale di Frosinone. Una società dichiarata fallita a giugno 2022.

Dall’attività svolta, infatti, sarebbe emersa una forte e stabile collaborazione tra gli amministratori occulti dell’impianto cittadino andato distrutto, le varie società campane che conferivano i rifiuti e i gestori dei tanti siti di smaltimento e recupero finale degli stessi. Un imprenditore frusinate e i suoi collaboratori, attraverso diverse società di intermediazione campane, era riuscito ad accettare dalla Campania ingenti quantità di rifiuti che invece, dovevano essere lavorati in quella regione. Il passaggio transregionale del rifiuto veniva effettuato mediante l’artificioso cambiamento del codice identificativo dello stesso.

I rifiuti urbani venivano riclassificati in rifiuto speciale senza subire un trattamento che ne modificasse realmente le caratteristiche e la composizione, aggirando così la normativa che vieta lo smaltimento dei rifiuti urbani fuori dalla regione di provenienza. La cooperazione tra gli indagati ha permesso il conseguimento di un ingiusto profitto per tutte le parti coinvolte poiché i rifiuti che rientravano classificati in quel modo sono difficili da gestire e hanno un costo di smaltimento molto elevato.

I rifiuti provenienti dalla Campania, da qualificarsi invece come “urbani” nonostante il cambio del codice identificativo, transitavano con semplici operazioni di stoccaggio, senza dunque alcun trattamento presso l’impianto di Frosinone, al fine di farne perdere le tracce; da qui venivano poi trasportati in altro impianto a Cisterna di Latina – l’impianto Refecta di Riccardo Traversa (ai domiciliari) – e infine, senza ulteriore trattamento, smaltiti come scarti di lavorazione presso una discarica di Colleferro, quella gestita da Lazio Ambiente Spa.

Tre le società dei rifiuti pontine, finite all’attenzione dell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Roberto Saulino. Non passano inosservate quelle del gruppo Del Prete. La Direzione Distrettuale Antimafia aveva chiesto l’arresto di Raffaele Del Prete, noto imprenditore tra Cisterna, Latina e Sermoneta, imputato in un processo per voto di scambio politico mafioso. Del Prete, insieme al fratello Pasquale Del Prete e alla madre Maria Galdieri, amministratrice della Del Prete srl, risulta indagato, ma per lui il Gip capitolino ha rigettato la richiesta agli arresti domiciliari.

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