Forse non si era mai esposto in questa maniera, Tiziano Ferro, il cantante latinense, ormai da anni star assoluta nel panorama musicale italiano e internazionale. Ieri, dagli schermi della Rai, prima di presentare il singolo “Accetto Miracoli”, estratto dal nuovo disco, ha voluto rimarcare la sua presa di distanza dal bullismo, di cui dice essere stato vittima in gioventù. L’occasione gli si è presentata con la trasmissione di Fabio Fazio “Che Tempo che fa” (in onda su Raidue ogni domenica alle 20,30). Da lì Tiziano ha intrattenuto e “incalzato” il pubblico con un durissimo monologo contro il bullismo delle parole e delle azioni, senza politicamente corretto annesso, denunciando il fatto che, secondo lui, in Italia, mancherebbe una legge sull’apologia dell’odio.
Una veste nuova per il cantante pontino, sempre piuttosto alla larga dal dibattito pubblico, anche quando fu dileggiato dai soliti leoni da tastiera in ragione del suo matrimonio. E sì perché, in questo breve e seppur semplice monologo c’è tanta politica, nel senso di impegno a dire, con nettezza, che certe parole sono più dure di un cazzotto quando si è adolescenti e non si ha la forza o la consapevolezza di reagire psicologicamente.
“Le parole hanno un peso, ma non lo ricordiamo. Ed è questo il dramma che si nasconde dietro i messaggi di bullismo” – ha attaccato così il suo monologo Tiziano Ferro.
“Le parole hanno un peso. Ne ribadisco la pericolosità. Ed è necessario esserne consapevoli quando le si scaglia contro l’animo di un adolescente troppo fragile per poter decidere o scegliere. Le parole hanno un peso. Grasso, puttana, nano, disadattato, frocio, criminale, negro, vecchia, terrone, raccomandato, pezzente, ritardato, troia, fallito, anoressica, cornuto, handicappato, frigida, inferiore, mongoloide: le parole hanno un peso“.
“In questo Paese una legge contro l’odio non c’è” – ha concluso Ferro – “Perciò, bulli: siete liberi. Io intanto aspetto tempi migliori nei quali le parole, magari, un giorno, avranno un peso”.
Un tema che evidentemente tocca profondamente la coscienza di Tiziano Ferro che, solo pochi giorni prima, era stato protagonista di una conferenza stampa in cui aveva denunciato una certa tendenza di alcuni cantautori italiani a fare del bullismo nei loro testi: un rimando abbastanza chiaro, confermato dal cantante di Latina, alla canzone “Tutto il contrario” (ma non solo come ha specificato Ferro) in cui si ironizzava sul coming out di Tiziano.
Ne era scaturita così una polemica con un altro idolo dei teenager nostrani, l’autore di “Tutto il contrario”, Fedez, il quale dopo le scuse recapitate a Ferro con la proposta di cantare insieme, ha ipotizzato che, in realtà, a Ferro, non fosse andato giù un verso, contenuto però in un’altra canzone “Comunisti col rolex“: “La verità, Tiziano – ha dichiarato Fedez – è che quella canzone (ndr: “Tutto il contrario”) l’hai già ascoltata quando uscì 10 anni fa tanto che il tuo produttore Michele Canova mi disse che ti strappò anche un sorriso. La verità è che a te non è andata giù una mia rima (ndr: all’interno di “Comunisti col rolex”) sulla tua presunta evasione fiscale da 3 milioni di euro che nulla ha a che fare con dei temi così delicati come l’omofobia e il bullismo“.
Un’accusa, quella dell’evasione fiscale, che però ha visto Tiziano Ferro risultare assolto perché “il fatto non sussiste”.