Alle battute finali il processo per le minacce di Costantino “Cha Cha” Di Silvio recapitate tramite lettere e messaggi
Ha svolto la sua requisitoria il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Margherita Pinto, nel processo che vede Costantino Di Silvio per tutti, a Latina, “Cha Cha” accusato di minacce col metodo mafioso nei confronti di un commerciante di Latina che aveva testimoniato, come parte offesa, nel processo “Don’t Touch” e dell’ex moglie di Gianluca Tuma, suo antico sodale di malavita. Il pm Pinto lo dice a chiare lettere al III collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, a latere i giudici Francesca Zani e Paolo Romano: “Si ha piena prova della responsabilità di Di Silvio in relazione alle due missive inviate: una a dicembre 2020 nei confronti del commerciante, l’altra contro Claudia Costanzo a gennaio 2021”.
Prove date dal DNA trovato sulle missive e anche grazie alla perizia grafologica. La missiva che si riferisce ai rapporti tra Costanzo e Tuma è di derivazione personale, un risentimento di Cha Cha per difendere l’amico Tuma: “Ti sparo alle gambe”, ha scritto Di Silvio.
La prima missiva, vergata invece sulla carta igienica, contiene una minaccia più implicita per la testimonianza del commerciante nel processo “Don’t touch”. La persona che invia minacce – spiega il pm – è legato a un rapporto pregresso col commerciante e gli dice che avrà conseguenze per aver testimoniato contro.
Di Sivlio, ha spiegato la pubblica accusa, scrive direttamente al suo accusatore che ha testimoniato nel processo “Don’t Touch”, nel quale era accusato di aver intimidito il commerciante e i suoi famigliari per non aver pagato la merce che gli piaceva. Nel corso della requisitoria, “Cha Cha” ha interrotto il pubblico ministero, sostenendo di “aver sempre pagato”. Dopodiché, il 58enne è uscito fuori dall’aula (dopo poco è rientrato): “Non posso sentire queste cose”, ha detto. Ad ogni modo, secondo il pm, l’imputato nella lettera al commerciante, Cha Cha se la prende con lui “perché si è ribellato all’omertà” dettata dall’associazione di cui lo stesso Cha Cha è capo del sodalizio. Come a dire che nella lettera, Cha Cha sostiene che “una volta uscito dal carcere, io posso ripristinare il sistema. Un domani che sarò libero, potrò tornare a esercitare il metodo”. Gli insulti peraltro vengono rivolti anche all’allora Dirigente della Polizia di Stato, non identificato. Per quanto riguarda la lettera di minacce a Claudia Costanzo, Cha Cha si infervorava perché l’amico Gianluca Tuma, ex marito della donna, non veniva trattato come lui avrebbe voluto.
Il pm Pinto ha chiesto la condanna a 1 anno e 6 mesi per le minacce al commerciante, con l’aggravante del metodo mafioso, e 9 mesi per le minacce all’ex di Tuma, esclusa l’aggravante del 416 bis. In tutto 2 anni e 3 mesi di pena.
Come noto, “Cha Cha” è considerato il capo clan del sodalizio Travali-Di Silvio, Costantino Di Silvio per tutti, a Latina, “Cha Cha”. Il pontino, classe 1967, uscito dal carcere, a metà febbraio, dopo quasi dieci anni di reclusione per via della condanna definitiva nel processo “Don’t Touch, ha rimediato nel maxi processo “Reset” una condanna alla pena di 8 anni e 4 mesi di reclusione per una estorsione con metodo mafioso commessa ai danni dell’avvocato di Latina, Gianluca La Starza.
“Cha Cha”, difeso dagli avvocati Angelo Palmieri e Gaetano Marino, è accusato nel processo odierno di aver recapitato, tramite una lettera e alcuni messaggi Whatsapp, minacce nei confronti di un commerciante di Latina che aveva testimoniato, come parte offesa, nel processo “Don’t Touch” e dell’ex moglie di Gianluca Tuma, suo antico sodale di malavita.
L’avvocato Marino, nella sua arringa, ha improntato la sua difesa descrivendo Cha Cha come un “ignorate”, un uomo che “da bambino ha avuto la meningite”, e che “scrive le minacce sulla carta igienica”. Ecco perché, secondo l’avvocato difensore, “dove sarebbe il medodo mafioso? Dove è l’aria di intimidazione mafiosa”. Senza contare che in “Don’t Touch”, non è contestato il metodo mafioso. Cha Cha dice al commerciante di essere “un letame” e anche quando fa riferimento alla sua uscita dal carcere, le cose sono andate diversamente: scarcerato, Cha Cha non ha minacciato nessuno, spiega il difensore.
In conclusione, il legale ha eccepito la non utilizzabilità dello screenshot che immortala la minaccia sul cellulare di Claudia Costanzo. Il difensore ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
L’avvocato difensore Angelo Palmieri, che ha chiesto l’assoluzione, ha sottolineato che nessuna delle due persone offese si è presentata in aula, senza contare che il 58enne non è mai stato trovato con un’arma: “Latina è diventata un far west e qui si sta giudicando un uomo, mai trovato con una pistola”. Il legale ha insistito sul fatto che ci sarebbe un accanimento nei confronti di Cha Cha contro il quale è stato chiesto recentemente un arresto per aver violato le consegne della sorveglianza speciale.
