A Maenza c’è il terzo caso di contagio da Covid-19: ad annunciarlo, con un video, è il sindaco Claudio Sperduti che anticipa il bollettino Asl
Ormai è diventata quasi una liturgia in questa Italia della pandemia dove i sindaci dei comuni più piccoli, come può essere Maenza (poco più di 3mila abitanti), comunicano ai loro cittadini il nuovo contagio da Covid-19.
La faccia è sempre la stessa: tesa, preoccupata e compita. Tutti vogliono tranquillizzare ed è umanamente comprensibile. Magari qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte ad alcuni primi cittadini invasivi nella vita dei contagiati: in fondo, è bene puntualizzarlo, come per ogni malattia, un uomo o una donna sono sostanzialmente soli. Di fronte al male, si può avere il supporto di ottimi medici ed infermieri ma, poi, alla resa dei conti siamo soli e ciascuno di noi deve fare i conti con il male del secolo: il Covid-19.
Sperduti, sindaco da sempre molto attaccato al suo territorio, annuncia il terzo caso a Maenza, non prima di aver comunicato che gli altri due sono in via di guarigione: “Siamo agli sgoccioli“.
Il terzo caso ha accusato alcuni sintomi circa 20 giorni fa. È stato a contatto con un paziente positivo e già dal 19 marzo, insieme a tutta la sua famiglia, è stato posto in quarantena la cui fine è prevista il 22-23 aprile, tampone permettendo poiché solo ora è risultato positivo. Infatti l’uomo si è sottoposto al tampone tre giorni fa (10 aprile). Perché non farglielo prima, avendo l’uomo avuto i sintomi 20 giorni fa? Come detto più volte, i protocolli adottati dalle Asl sono quantomeno discutibili (uguali grossomodo in tutto il mondo) e ciascuno di noi non può o non dovrebbe aspettare più di 20 giorni per sapere se è avvenuta l’infezione dentro i nostri corpi. Il diritto alla salute e il diritto a conoscere se si è malati o meno. Finita la tragedia, si dovrà discuterne. Eccome.
Ad ogni modo, il sindaco dice di aver sentito il paziente, sta molto bene, i sintomi sono alle spalle. Fortunato lui, ma purtroppo non per tutti è andata così, non solo perché il virus in alcuni è molto aggressivo, ma anche a causa di tamponi fatti in ritardo. Troppo.