Camorra e voti, il rapporto solido tra il consigliere comunale di Terracina, Gavino De Gregorio, e Eduardo Marano, affiliato al clan Licciardi
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Maria Gaspari, è convinta e lo scrive nella sua ordinanza: “I due – De Gregorio e Marano – sono certamente legati da un rapporto di reciproca fiducia preesistente all’elezione politica e perdurante in seguito ad essa e di ciò appaiono particolarmente significativi due episodi ricostruiti proprio sulla base delle intercettazioni sulle rispettive utenze”.
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Accusati di voto di scambio politico mafioso ed estorsione mafiosa, il 7 febbraio 2023 (data antecedente alla elezione comunale che vedrà eletto De Gregorio) è stata captata una conversazione telefonica dai Carabinieri del Nucleo Investigativo tra Marano e De Gregorio.

Marano spiega al politico di centrodestra che un’autovettura si era fermata sotto casa sua e che gli occupanti avevano fatto una foto al citofono per poi andare via e gli chiede di fare un accertamento sul numero di targa da lui annotato per sapere chi fossero. De Gregorio risponde subito e gi chiede il numero di targa così potrà dirgli a chi era intestata. Lo stesso giorno, a distanza di pochi muniti, De Gregorio, che nella vita fa l’assicuratore, comunica che il controllo al SIC non aveva dato alcun esito e che quindi, secondo lui, si trattava di una targa oscurata e quindi probabilmente appartenente alle Forze dell’Ordine.
A saltare agli occhi del magistrato, è anche un altro episodio avvenuto il 31 ottobre 2023, ad elezione avvenuta.
Marano incontra De Gregorio presso una nota pescheria e gli confida di aver trovato in auto una microspia utilizzata per le intercettazioni ambientali e di averne rinvenuta un’altra anche nel veicolo Fiat Panda utilizzata dal figlio Gennaro Marano. Un rapporto di fiducia totale tra i due e la consapevolezza da parte di De Gregorio – uomo fidato del sindaco di Terracina, Francesco Giannetti, che oggi lo difende in un comunicato – che Marano facesse parte del clan Licciardi. Parlando con un conoscente, in riferimento a un debito di un uomo con Marano, De Gregorio dice chiaramente: “Lui stava qua grazie a me…”, “…eh…perchè qualcuno gli avrebbe fatto già la pelle“…quella poi è gente…tu lo sai no…!”, “…no pesante, di più…!”, “…è camorra…Napoli eh!…ed ha levato i soldi anche a quello!”.
In seguito, parlando con altro conoscente, Gavino De Gregorio rafforza il concetto rispetto alla vittima di estorsione di cui lui stesso è accusato insieme a Marano: “Gli ho detto “non tornare più a Terracina”. tra l’altro lo avevo fatto tornare io a terracina perchè le persone che lo cercavano sono amici miei…e gli hanno detto “lo facciamo solo per te” e lui lo sapeva….si è ricomportato male e mo fuori!“. E ancora: “Questa è camorra vera…camorra quella potente”. L’interlocutore gli rispondere: “Io ho avuto a che fare con i Senese”. E De Gregorio: “Questo è Clan Licciardi”.
In altre conversazioni, De Gregorio svela di essere andato persino a casa dei Marano a Secondigliano, dimostrando anche di conoscere la vicenda che coinvolse l’ex assessore ai servizi sociali Sara Norcia, vittima di minacce e lesioni da parte di Patrizia Licciardi e Cristina Marano. Il Gip, d’altra parte, parla senza mezzi termini di “asservimento del De Gregorio agli interessi di Marano e persone a lui legate da interesse di natura economica”, come gli indagati Maurizio Maggi e Domenico Scevola e del non indagato Ernesto Cicci.
Secondo le accuse, De Gregorio ha chiesto e ottenuto l’appoggio elettorale di Marano per la sua candidatura offrendo in cambio la sua piena disponibilità a curarne gli interessi anche di natura economica suoi e dei suoi amici di Terracina. Un appoggio che “Ghigo” De Gregorio ottiene anche con il coinvolgimento di Sisto Maggi (indagato e nella cerchia di Marano).
È lo stesso Marano, intercettato, a raccontare di come De Gregorio lo avesse contattato per chiedergli un aiuto finalizzato alla campagna elettorale: “Mi disse ma domani sali? gli dissi: ma perchè? ha detto lui: mi serve un aiutino…secondo me si è messo in mezzo alla politica…ora mi rompe il cazzo a me…lui, i voti“. C’è di più. Secondo Marano, De Gregorio era impegnato non per la sua elezione ma per quella del suo candidato sindaco, Francesco Giannetti, chiamato “Ciccio”. Marano: “Quello non serve a lui…quello non serve a lui…inc….quello è Ciccio che rompe il cazzo“.
Maggi, uno degli uomini vicini a Marano, spiega intercettato: “Dobbiamo dargli i voti, dobbiamo fare qua…dobbiamo fare la…questo è roba nostra“. Successivamente in una telefonata tra Sisto Maggi e Gavino De Gregorio, emerge l’interessamento di Marano per procurare i voti: “Tutti quanti ti portano. Ho detto…mi sono raccomandato con tutti quanti, pure quelli che conosco, amici”.
A elezione avvenuta, è lo stesso Maggi a esporre a De Gregorio del progetto che aveva di costruire un fabbricato sopra un terreno, in realtà di proprietà di Marano. Successivamente Maggi informa Marano dello sblocco del vincolo paesaggistico che aveva posto la sovrintendenza sul terreno: “Allora la terra là la sovrintendenza hanno sbloccato tutto“. È qui che si augura dell’aiuto del neo.consigliere di maggioranza eletto: “Mo’ non ci sta problema ci sta Gavino, però intanto fino a quando il comune non mi dà questa liberatoria, Gavino deve cercare di smuovere un attimo…”]. Marano lo rassicura, spiegando che De Gregorio conosceva tutti in Comune, lasciando intendere che sarebbe riuscito a soddisfare le sue esigenze.
De Gregorio, d’altra parte, per Maggi, leggasi Marano, era il “cavallo vincente”. Un cavallo che sarebbe vincente anche per altri. Dopo la sua elezione De Gregorio si dimostra disponibile a soddisfare gli interessi di imprenditori di Terracina molto vicini a Marano. Tra di loro c’è Ernesto Cicci, per il quale Marano chiede a De Gregorio un intervento sugli impiegati comunali di Terracina e sullo stesso sindaco Giannetti, così da rimuovere gli ostacoli nel rilascio delle autorizzazioni all’installazione di alcune pergotende presso il suo esercizio commerciale (funzionali ad ottenere un risarcimento per i danni subiti a causa di un temporale) e di un dehors presso il Centro Ittico di Terracina, entrambi riconducibili a Cicci.
Quando Marano vede che De Gregorio è un po’ lento ad agire per i problemi di Cicci, spiega al consigliere comunale ironicamente: “Io ho fatto un guaio a farti dare questi voti”. E ancora Marano: “Ernesto si sta lamentando che non gli fai piaceri sul Comune“.
A conferma delle pressioni esercitate da De Gregorio in Comune per favorire la pratica d’interesse di Cicci, a gennaio 2024 i Carabinieri hanno ascoltato a sommarie informazioni la dirigente del Comune di Terracina, Francesca Vacca.
La dirigente spiega che “Posso riferire invece di avere ricevuto direttamente pressioni da un assessore o consigliere dell’attuale amministrazione in carica, non saprei dirle con esattezza e di cui non ricordo il nome, in riferimento ad una pratica di risarcimento danni derivanti dall’evento atmosferico della tromba d’aria di alcuni anni addietro, la Lido Pesca del legale rappresentante Cicci.
Ma chi è il consigliere che pressa: “Sinceramente non ricordo il nome e nemmeno quale carica effettiva ricopra all’interno dell’amministrazione, sono tuttavia a conoscenza essere un uomo di mezza età, di circa 50 anni, pelato e non particolarmente alto, collegato alla lista del sindaco Giannetti”.
Il “cavallo vincente” De Gregorio si sarebbe presentato “ogni settimana presso il mio ufficio, in maniera insistente e petulante a chiedere contezza della pratica di risarcimento, chiedendomi insistentemente se la pratica potesse essere
conclusa in tempi stretti“.
Per il voto di scambio politico mafioso, scrive il Gip che “non vi sono dubbi sulla sussistenza in capo agli indagati Gavino De Gregorio e Eduardo Marano di gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato”.
Ma Gavino De Gregorio è accusato anche di estorsione mafiosa in concorso con Domenico Scevola (indagato), titolare della società “Le Terrazze Lido Srl” che aveva avviato un’attività di ristorazione in Piazza Aldo Moro a Terracina. Nella stessa area un altro soggetto aveva una concessione a occupare parte del suolo pubblico per esercitare l’attività di burattinaio ed effettuare spettacoli per bambini. Secondo Scevola, tale attività sarebbe stata d’intralcio, motivo per cui avrebbe voluto tutta la concessione dell’area. È lo stesso Scevola a dire al burattinaio che “lì comandava lui”, alludendo ai rapporti con Marano e il clan Licciardi, minacciando ritorsione e pressando la vittima affinché accettasse lo spostamento in Piazza Garibaldi. Al contempo, a interessarsi della vicenda, ci sarebbe stato Gavino De Gregorio il quale, nel maggio 2024, avrebbe fatto pressioni all’assessore alle attività produttive Gianluca Corradini affinché contattasse il burattinaio e gli proponesse la diversa sistemazione.
Ad agosto 2023, i coniugi Marano e Licciardi, insieme all’imprenditore Scevola, progettano, per l’appunto, la realizzazione a Terracina, in piazzale Lido, di una terrazza commerciale per grandi eventi da creare sul roof top di una nuova attività commerciale denominata “LE TERRAZZE THE PORTER”, adiacente al già esistente “Centro Ittico Pescatori da Ernesto”.
De Gregorio si interessa per far spostare il burattinaio che avrebbe intralciato i progetti Marano e Scevola: da Piazza Aldo Moro a Piazza Garibaldi. Scevola riesce nel suo intento in quanto, il 18 giugno 2024, viene protocollata una proposta di deliberazione della Giunta comunale avente ad oggetto “Individuazione area per attrazioni minori e piccoli spettacoli viaggianti in Piazza Garibaldi”, con l’individuazione di Piazza Garibaldi, in luogo di Piazza Aldo Moro quale luogo da destinare a piccoli spettacoli viaggianti; la delibera è stata poi adottata il giorno successivo, il 19 giugno 2024 e il “Teatro dei Burattini Viaggianti” ha iniziato la propria stagione estiva a far data dall’8 luglio 2024 in Piazza Garibaldi.
Il burattinaio avrebbe ceduto per le minacce di Scevola che spende il nome di Marano/Licciardi. Lo stesso burattinaio, interrogato a sommarie informazioni, spiega che Scevola avesse un “atteggiamento caratterizzato da modi malavitosi, camorristici nello specifico“. E ancora: “Ho avuto la conferma che questo Mimmo (nda: Domenico Scevola) ha relazioni con malavitosi provenienti dalla camorra napoletana a cui lo stesso si dice faccia da prestanome. Vorrei aggiungere che il colloquio avuto con Mimmo mi ha lasciato preoccupato, nel senso che io ho un’attività che può facilmente essere oggetto di ritorsioni, bruciarlo è semplice, la struttura è di legno“.
Anche se poi il burattinanio chiarisce “no, non mi ha minacciato di ritorsioni ma il suo atteggiamento di superiorità, le sue parole ed il suo modo di approcciare il discorso con il sottoscritto non mi hanno lasciato tranquillo“. Alla fine, è stato meglio così, dice l’imprenditore del teatro per i bambini. A contattare l’uomo rispetto allo spostamento è l’assessore Gianluca Corradini: “mi disse a sua volta riceveva delle pressioni affinchè mi spostassi dall’area pubblica di Piazza Aldo Moro“.
A interessarsi allo spostamento dei teatro dei burattini è sicuramente Gavino De Gregorio, come si evince da una intercettazione tra il consigliere e Scevola: “Ricordami – dice Gavino a Scevola – poi lunedì o martedì, lunedì no, martedì o mercoledì che richiamo per vedere se ci hanno parlato perché doveva chiamarlo Corradini e sistemare”. Un passaggi che effettivamente avviene a inizio maggio 2024 quando Corradini spiega al burattinaio di doversi spostare in Piazza Garibaldi, recandosi dall’uomo per acquisire il suo consenso. Non proprio una minaccia da parte di Scevola, seppur un contesto altamente influenzante.
Ad ogni modo, De Gregorio non finisce qui con i suoi problemi. Secondo la DDA, assiste a una prepotenza/estorsione da parte di Marano nei confronti di un uomo indebitato fino al collo non solo con l’affiliato dei Licciardi, ma che con altri creditori tra cui lo stess De Gregorio. Si sarebbero adoperati, sia De Gregorio che Marano, affinché la vittima restituisse un prestito da usura (tasso da 400%) che Marano reclamava. La vittima sarebbe stata aggredita con un pugno da Marano nell’atrio del palazzo dove si trova l’agenzia assicurativa di De Gregorio. Marano avrebbe detto una frase neanche troppo sibillina: “La mia famiglia è grande”, aggiungendo “ha detto Patrizia che non ti devo picchiare, non ti devo toccare”. Le altre minacce sarebbero state recapitate da De Gregorio per conto di Marano: la vittima sarebbe stato impaurita con la possibilità che l’affiliato al clan Licciardi lo avrebbe accoltellato. L’unica soluzione, prospettata da De Gregorio alla vittima, era quella di andarsene da Terracina. di accoltellare la vittima di usura. Siamo nel marzo 2023, a pochi mesi dalla elezione di De Gregorio come consigliere comunale.
Lo scontro avviene tra Marano e l’uomo vittima di usura che all’interno dell’atrio dell’agenzia assicurativa di De Gregorio viene schiaffeggiato. È lo stesso uomo a dire a un altro suo creditore: “Guarda mi ha detto primo pomeriggio. Sono uscito adesso da una mazziata…sto ancora piangendo ma non fa niente!”. L’interlocutore gli chiede: “Ma dove ti ha menato…dentro il portone?“. E lui: “Dentro il portone di Gavino!…ha detto che io lo prendo per il culo…hai capito…gli ho detto “ma io non ce li ho i soldi!”…guarda, lascia perdere guarda…non so che cazzo fare…ci credi?…adesso vado dalle guardie Giangi te lo giuro! Mo aspetto dieci minuti poi vado un attimo dalle guardie…incomprensibile..non ci voglio più stare così. Questi non ti danno tregua…capito il problema qual’è? gli ho detto “ma aspetta te l’ho pagata una parte” e ha detto “no io qua, io la”.
Esasperato l’uomo dice ancora la suo interlocutore: “Io te lo giuro…io vado a fare la denuncia e denuncio pure a Gavino, non me ne frega un cazzo eh!”. E l’altro gli risponde: “Associazione per delinquere di stampo mafioso”.
Un concetto quello dell’aggressione che l’uomo ribadisce con un parente: “Mi sono visto con questo(Eduardo Marano) e mi ha preso a pizze…dentro il portone di Gavino…mi ha dato tre quattro schiaffi in faccia”. Il parente cerca di convincerlo di denunciare tutto ai Carabinieri, ma la vittima ha paura: “Ma dove vai, ma stai fermo!”.
Gavino De Gregorio, invece di opporsi, fa da tramite per Eduardo Marano, spiegando alla vittima che l’uomo legato al clan Licciardi sarebbe risalito a Terracina il 20 giugno 2023. Anzi, rassicura Marano: “Lo monitoro io dai, tanto mi ha detto che stasera veniva e mi spiegava meglio“. Marano dall’altra parte sembra incontenibile con la sua vittima strozzata: “Li devo dare due tre coltellate nelle cosce gliele devo dare…non i schiaffi come li ha avuti l’altra volta…deve avere le coltellate proprio mo’…perché è un povero dio proprio è…lo schifo che devo fare, perché è truffaldino proprio, è nato truffaldino e così muore“.
Una presenza talmente forte quella di Marano che l’uomo, di oltre 50 anni, progetta di andare via all’estero. Dal canto suo, De Gregorio crede di avere la coscienza pulita: “Sono problemi loro ripeto, a me non mi deve chiamare, parlate tra voi io che c’entro…io sono una brava persona che sta cercando di fare… mediare tra due persone“.
La paura della vittima di usura arriva a un punto tale che l’uomo non si presenta al funerale della madre morta. De Gregorio, una volta saputo della data dei funerali, spiega a un interlocutore che avrebbe avvisato Eduardo Marano in modo tale che potesse vedere di nuovo il suo debitore: “…Dino ciao, Gavino…buonasera. Senti, solo perché ti volevo mettere al corrente che è morta la mamma…dell’amico nostro…eee, domani alle dieci fanno i funerali…”. Solo che l’uomo non si presenta al funerale della madre.
A dicembre del 2023, De Gregorio racconta ad un altro conoscente che la medesima vittima di usura aveva ancora quel debito: “È gente brutta di Napoli…lo ammazzano sì…a questi toccagli la mamma, il fratello ma non toccargli i soldi…ha fatto 40.000 euro a uno pesante pesante…clan Licciardi“. E ancora: “Prima aveva una mezza protezione da me, mo non ce l’ha più!”.
