TERRACINA, EUROPA VERDE BOCCIA LE VARIANTI  URBANISTICHE “AD HOC”

Nel 2011 è entrato in vigore il nuovo Regolamento sullo sportello unico per le attività produttive approvato con DPR n.160 del 7 settembre 2010.

“L’articolo 8 di detto DPR -”Raccordi procedimentali con strumenti urbanistici” – stabilisce in maniera puntuale, nei comuni in cui lo strumento urbanistico non individua aree destinate all’insediamento di impianti produttivi o individua aree insufficienti, l’iter procedimentale da seguire per la variazione dello strumento urbanistico, nel caso di assenso da parte della Regione espresso in sede di Conferenza di Servizi.

La procedura prevista dall’art. 8 del D.P.R. n. 160/2010, è una procedura di tipo straordinario applicabile alle attività produttive che fonda il proprio presupposto sulla assenza o insufficienza nello strumento urbanistico comunale di aree da destinare allo scopo.

Con tre Deliberazioni di Consiglio, la n.80 del 2014, la n.44 del 2016 ed infine la n.41 del 2019, votate, all’unanimità, o quasi, in questi anni, abbiamo assistito ad un progressivo allentamento degli indirizzi in merito al procedimento di variante ai sensi dell’art.8 del DPR 160-2010, autorizzando nuovi insediamenti produttivi, delocalizzazioni, recuperi ed amplianti produttivi in zona E e in tutte le zone omogenee della strumentazione urbanistica e limitando la verifica della mancanza/insufficienza di aree destinate alle medesime attività produttive solo nel caso di nuovi insediamenti.

Invece di definire nuove aree da destinare a questo, predisponendole e attrezzandole con  le necessarie infrastrutture e servizi per le finalità richieste, nel Comune di Terracina si preferisce continuare ad approvare progetti ad hoc, l’ultimo approvato nella seduta di Consiglio del 22 maggio scorso per eseguire lavori di ampliamento di una esistente attività di trasformazione e lavorazione di prodotti agricoli in via Pontina, continuando ad utilizzare in modo distorto la strumentazione urbanistica.

Oggi la zona D (industria ed artigianato) del PRG destinata alle attività industriali ed artigianali, è quella all’interno del quadrante Nord di via delle Industrie e risulta completamente satura. Ci sono poi le Aree per strutture di Servizio Misto (50% commerciale e 50% artigianale) incluse nella variante C2 nella zona tra la Pontina ed il canale Mortacino. Questo è quello che abbiamo previsto nelle ultime due varianti alla strumentazione urbanistica, la Nord-Ovest (NO) e la C2, approvate nel 2012. Quindi, ad oggi, la nostra strumentazione urbanistica, ferma al 2012, non dispone di un vero e proprio comparto industriale ma nessuno se ne preoccupa nonostante si continui a sottolineare, da parte delle forze politiche che oggi governano la città, la loro vicinanza ed attenzione alle aziende del territorio ed ai loro bisogni.

Ma l’inerzia e le carenze dell’Amministrazione in tema di adeguamento e revisione della strumentazione urbanistica vigente alle nuove esigenze della città, non è che possono andare a detrimento di una corretta ed ordinata pianificazione del territorio, aprendo ad un utilizzo selvaggio dello stesso per cui si può fare tutto dappertutto senza regole, magari favorendo il privato clientelare. 

Questo è lo stesso identico approccio che è stato adottato, ad esempio, per l’applicazione della legge regionale 7/2017 sulla Rigenerazione Urbana, in cui con un paio di delibere comunali di una paginetta, approvate in Consiglio Comunale quasi all’unanimità, negli anni passati, si è deciso di approvare interventi di demolizione e ricostruzione con cambio di destinazione d’uso e premio di cubatura su tutto il territorio comunale senza andare a definire degli ambiti precisi di applicazione. 

Ritengo che questo approccio sia esattamente il contrario della Pianificazione, una sorta di “deregulation” che, in questi anni, ha prodotto e continua a produrre il far west che forse fa sicuramente comodo a qualcuno ma non tutela certo gli interessi di una intera comunità. Un approccio sbagliato che va corretto, predisponendo aree destinate alle attività produttive (Zone D) e servizi (Zone F), riprendendo ad esempio gli indirizzi di una Delibera di Giunta di qualche anno fa, poi abbandonata, che prevedeva nuove aree produttive lungo la Migliara 58 e comunque in zone esterne al centro abitato a ridosso degli assi viari principali.

La conseguenza di questo approccio non pianificato sono varianti che comportano, ad esempio, Indici di fabbricabilità che passano da 0,03 mc/mq (zona E) a 2 mc/mq (Zona D), con un incremento del 6600% (una mostruosità), per cui ci ritroviamo in una zona agricola con prevalenza di abitazioni di due piani ed annessi agricoli di 4 m di altezza, due capannoni di decine di migliaia di mc e 10 m di altezza, cioè delle vere e proprie fabbriche. Questo non è un modo ordinato, armonioso e corretto di gestire il territorio.

Un altro elemento di riflessione riguarda sicuramente gli standard urbanistici, visto l’uso inappropriato che se ne è fatto in questi anni in ambito di Rigenerazione Urbana. Perché dopo aver dilapidato, in questo territorio, negli ultimi 50 anni milioni di mq di standard facendone strame a favore di una speculazione edilizia selvaggia e senza alcun controllo, pretendere di andare a monetizzare anche i residui standard (inventandosi addirittura la destinazione singolare di “verde privato”), come è intenzione di questa Amministrazione, con la giustificazione che gli stessi non sono più utili e sono anche onerosi da gestire perché troppo piccoli, mi sembra un po’ paradossale: diciamo oltre il danno la beffa. Dopo che, per mezzo secolo, nessuno li ha tutelati gli standard di verde e parcheggi pubblici, che rappresentano l’interesse pubblico nella pianificazione del territorio, con chi doveva controllare che stava spesso dalla parte di chi ci costruiva sopra abusivamente, adesso il poco, piccolo e sparpagliato, che è rimasto lo vogliamo pure vendere perché inutilizzabile e oneroso.

Per concludere, abbiamo portato in Aula in questi due anni due provvedimenti in tema di urbanistica: uno relativo alla lottizzazione di 50.000 mc di Scafa di Ponte ed un altro di ampliamento di un progetto in variante di un sito produttivo già approvato nel 2019 di 40.000 mc, e altri, di questo genere, ne sono in programma. Sono anni che andiamo avanti ad approvare interventi puntuali in variante senza mettere mano concretamente alla Pianificazione urbanistica di questa città adeguandola alle nuove esigenze, a partire dalla definizione di un atto di indirizzi chiari e condivisi sulla base dei quali riorganizzare i Piani (PRG e PPE), oggi bloccati dalla definizione di un quadro conoscitivo che non sappiamo a che punto sia e che non può durare 5 anni.

Una Amministrazione che, in questi anni, ha completamente abdicato, per interessi politici ed elettorali, al suo ruolo di regolatore dell’uso dei beni pubblici (tra cui il territorio ed il paesaggio) rinunciando a tutelare e contemperare gli interessi dell’intera comunità, distruggendo paesaggio e consumando suolo. 

Sono convinto che il modo giusto per andare incontro alle esigenze delle imprese non sia la “deregulation”, e il poter fare tutto dappertutto, ma sia la chiarezza e la certezza delle regole e la predisposizione di aree attrezzate con infrastrutture e servizi adeguati alle loro esigenze, regole che chi governa la città, deve assumersi la responsabilità di dettare ed infrastrutture e servizi che vanno pianificati e realizzati smettendola di nascondersi  dietro la scusa dell’incapacità o della difficoltà di affrontare i problemi solo per continuare a massimizzare i ritorni elettorali di certa politica avvezza alle varianti urbanistiche e ai permessi a costruire “ad personam”, spesso a danno dell’interesse pubblico che dovrebbe tutelare”.

Così, in una nota, Gabriele Subiaco, Consigliere Comunale Europa Verde Terracina e Consigliere Nazionale di Europa Verde.

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