TERRACINA, BRACCIANTE PESTATO PER LA MASCHERINA: ENTRA NEL VIVO IL PROCESSO

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Fu lanciato in un canale di scolo dopo essere stato picchiato: è entrato nel merito il processo a carico dei due titolari dell’azienda agricola di Terracina

Davanti al Collegio presieduto dal Giudice Francesco Valentini, interrogati dal Pubblico Ministero gli investigatori del Commissariato di Polizia che nel 2020 fecero emergere il caso del bracciante indiano, Singh Balraj, pestato dai due due datori di lavoro e oggi difeso dall’avvocato Silvia Calderoni.

Sul banco degli imputati, difesi dall’avvocato Gaetano Marino, il 53enne Fabrizio Tombolillo e il figlio 23enne Daniele, titolari dell’omonima azienda agricola, accusati di estorsione, rapina e lesioni aggravate.

Le indagini su di loro presero spunto dall’accesso al pronto soccorso dell’Ospedale di Terracina di un giovane 33enne indiano, con ferite al capo riconducibili a colpi ricevuti con un corpo contundente, fratture e lesioni personali in altre parti del corpo.

I poliziotti del locale Commissariato di Polizia accertarono che lo straniero era stato pestato per le insistenti richieste fatte al datore di lavoro di provvedere alla dotazione di mascherine e altri Dispositivi di Protezione Individuali e lasciato privo di sensi in un canale.

Dopo l’interrogatorio di garanzia, i due imprenditori furono scarcerati ma la prosecuzione dell’attività investigativa, coordinata dal sostituto procuratore della Procura di Latina Claudio De Lazzaro, consentì di ottenere dal Tribunale del Riesame di Roma la riproposizione delle misure cautelari per padre e figlio, decisione confermata anche dalla Suprema Corte di Cassazione. Fabrizio Tombolillo finì di nuovo agli arresti domiciliari, mentre il figlio ebbe la misura dell’obbligo di firma in Commissariato. 

La prossima udienza del processo è stata fissata l’11 ottobre. In quella data, ad essere ascoltato dovrebbe essere proprio la parte offesa: il 34enne indiano finito in ospedale nella primavera di due anni fa.

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