Udienza preliminare per il fallimento delle Terme di Fogliano: quattordici, in tutto, gli indagati accusati di bancarotta
Per il fallimento delle Terme di Fogliano, a fine 2021, l’ex sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Claudio De Lazzaro (ora in servizio al Ministero della Giustizia), ha inviato l’avviso di chiusura indagine a 14 persone iscritte nel registro degli indagati per bancarotta. Si tratta di ex presidenti, consiglieri di amministrazione e revisori dei conti che negli anni hanno guidata la Società per Azioni: Vittorio Raponi, Alessandro Novaga, Enrico Cecchini, Florindo Donatucci, Salvatore Apostolico, Franco Mansutti, Savarino Morelli, Adriano Verdesca Zain, Paolo Marini, Paride Martella, Salvatore D’Amico, Luigi Natalino Carabot, Vincenzo Loreti e Romeo Emiliozzi.
L’indagine ricostruisce la complessa vicenda dell’incompiuta latinense, partendo dall’anno di grazia, 1991. Della società Terme di Fogliano Spa facevano parte, com noto, il Comune di Latina come socio di maggioranza e, in minima parte, la Provincia di Latina e la Camera di Commercio. La Spa è fallita nel 2017 e da quell’evento, come spesso accade in questi casi, è scaturito il procedimento penale che contesta agli indagati, a vario titolo, ben otto capi d’imputazione. L
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Secondo l’accusa, alcuni degli indagati avrebbero ridotto all’osso il patrimonio sociale con la rinuncia alla concessione mineraria che valeva, negli anni novanta, circa 320 milioni di lire, così come deciso nel 1991 dal Consiglio d’amministrazione dell’epoca, con il benestare del collegio sindacale, in teoria controllore.
Sarebbero stati Apostolico, Mansutti, Morelli, Verdesca Zain, Marini e Martella a provocare il fallimento della società per effetto di operazioni dolose sottoscrivendo con il Comune una convenzione integrativa sui rapporti tra ente locale e società per la realizzazione di un parco termale che sarebbe costato a conti fatti 5 miliardi di lire. Tale condotta, compresa la rinuncia alla concessione mineraria, sarebbe stata conseguenza del dissesto finanziario. Senza contare il debito riconosciuto da Apostolico a favore della società Condotte, che avrebbe dovuto fare i dei lavori di perforazione.
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Al liquidatore della spa, Salvatore D’Amico, vengono contestate irregolarità nelle scritture contabili e di aver ritardato il fallimento insieme ai componenti del collegio sindacale Emiliozzi, Carabot e Loreti.
Contestati inoltre compensi illeciti per circa 380 milioni di lire in capo all’allora Presidente del Cda, Salvatore Apostolico, responsabile peraltro di aver riconosciuto un debito di 7 miliari, ossia superiore a 2 miliardi a quello effettivamente maturato, alla società Condotte (leggi approfondimento di Latina Tu di seguito).
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Oggi, 4 luglio, il nuovo Giudice per l’udienza preliminare, Giuseppe Molfese, che ha sostituito la ex Gup Giorgia Castriota, la quale, già a marzo scorso, prima del suo arresto nell’indagine di Perugia, aveva rinviato per un difetto di notifica, ha ulteriormente postdatato l’inizio dell’udienza preliminare al 5 marzo 2024. Un destino prevedibile per una udienza che si presenta già complessa di per sé, senza contare che non c’è più il Pubblico Ministero che aveva condotto le indagini.