Tentato omicidio in zona pub: il Tribunale si è espresso sulla richiesta avanzata dalla difesa per una misura meno afflittiva
Accusati del tentato omicidio del sedicenne Matteo Morandi, accoltellato a novembre 2024 nella zona pub di Latina, Antonio Iustic e Francesco Manauzzi rimangono in carcere. A deciderlo è stato il primo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, a latere i giudici Eugenia Sinigallia e Francesca Zani, che ha respinto la richiesta avanzata dalla difesa dei due giovani. Gli avvocati difensori avevano chiesto la sostituzione della misura cautelare del carcere con quella più lieve dei domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico. Il pubblico ministero Giuseppe Bontempo aveva dato parere favorevole alla sostituzione, diversamente dall’avvocato di parte civile, Silvia Siciliano, che si era detta contraria. Il Tribunale si era riservato sulla decisione, ma alla fine ha respinto la richiesta.
I due giovani ventenni Francesco Manauzzi e Antonio Iustic, tutti di Latina, sono difesi dagli avvocati Massimo Frisetti, Gaetano Marino e Giovanni Lisco. È stata la Procura di Latina a chiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari il giudizio immediato. Mirko Iorio (ai domiciliari), l’altro giovane accusato di aver tirato i fendenti quasi mortali, si trova ai domiciliari e, difeso dall’avvocato Alessandro Farau, ha optato ed è stato ammesso al rito abbreviato che si celebrerà a breve, il prossimo 13 gennaio dinanzi al giudice per l’udienza preliminare Barbara Cortegiano. La sua posizione è stata quindi stralciata. Al momento rimangono in carcere Manauzzi e Iustic.
Dopo gli arresti effettuati dalla Squadra Mobile di Latina, Mirko Iorio, il ragazzo di 19 anni, accusato di aver impugnato il coltello con cui ha ferito tre giovani, tra cui il sedicenne, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Gli altri due giovani, Francesco Manauzzi e Antonio Iustic, avevano ammesso le accuse a loro carico davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario. I due giovani avevano spiegato di aver partecipato alla maxi-rissa, di aver colpito gli “avversari”, ma non di non aver utilizzato nessun corpo contundente, né tantomeno un coltello.
Lo scorso 19 novembre, i genitori della vittima, Marco Morandi, si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Silvia Siciliano che, nella scorsa udienza, ha chiesto di ascoltare come testimoni, tra gli altri, i medesimi genitori, oltreché all’allora dirigente della Squadra Mobile, Guglielmo Battisti. Le altre due persone offese, altri due ragazzi, non si sono costituiti parti civili, mentre ci sono ulteriori giovani il cui processo s celebrerà davanti al Tribunale per i Minorenni di Roma.
Il processo per Manauzzi e Iustic è stato rinviato al prossimo 13 gennaio quando si inizierà con tre testimoni richiesti dalla parte civile, tra cui il padre e la madre del ragazzo accoltellato.
I FATTI – Il 23 novembre 2024, nella cosiddetta zona Pub di Latina, intorno alle 23 e 30, c’era stato un violento scontro tra i ragazzi di due gruppi “rivali”, a cui avevano partecipato una decina di giovani. Le fasi concitate della prima rissa erano durate meno di un minuto e subito dopo tutti i partecipanti si erano allontanati.
Trascorsi appena 15 minuti dal primo episodio, alcuni ragazzi, tra cui i tre già coinvolti in precedenza, erano tornati sul posto, questa volta, però, armati di un coltello e spalleggiati da altri amici. Prima di torna in Via Neghelli, il gruppo si era spostato in via Fratelli Bandiera, nei pressi del ristorante etnico, ossia il loro luogo di ritrovo.
Con l’intento forse di vendicare il precedente “sgarro”, a quel punto, il gruppo ha aggredito violentemente due dei giovani che avevano preso parte alla precedente rissa (un sedicenne ed un diciottenne), e nella confusione era stato attinto al collo anche un terzo soggetto, un minorenne, Matteo, che aveva semplicemente cercato di fare ragionare le parti.
All’arrivo delle volanti della Polizia, sul posto erano rimasti tre ragazzi tutti feriti con arma da taglio, uno di questi, il sedicenne, era rimasto gravemente ferito ed era stato trasportato in condizioni gravissime all’ospedale dove, in pericolo di vita, è stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici.
Le indagini, immediatamente avviate dalla Squadra Mobile, guidata dal dirigente Guglielmo Battisti, hanno consentito di inquadrare nell’immediatezza il probabile contesto criminale in cui si era verificato il fatto: uno screzio tra giovanissimi gravitanti nel cosiddetto gruppo Colosseo, composto per lo più da minori, ed altri giovani facenti parti di un’altra “compagine”, il cosiddetto gruppo Q4. Di quest’ultimo gruppo fanno parte i tre arrestati.
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L’identificazione dei coinvolti e la ricostruzione delle singole condotte è stata particolarmente complessa. In particolare l’acquisizione delle testimonianze dei presenti, resa difficoltosa sia per la ritrosia, soprattutto iniziale, a collaborare con gli inquirenti, sia per l’assenza di conoscenza diretta dei membri del gruppo contrapposto. Determinanti in tal senso si sono rivelate invece le immagini degli impianti di video sorveglianza privata acquisite sul posto dagli investigatori.
L’identificazione dei sospettati della rissa e degli autori dell’accoltellamento, avvenuta da parte degli investigatori della Polizia di Stato, ha permesso di procedere alla perquisizione e al sequestro degli abiti dei presunti autori. Tale attività ha consentito di raccogliere ulteriori indizi a loro carico, a cui è seguito un intenso lavoro di analisi dei filmati di video sorveglianza e di comparazione delle stesse con i vestiti sequestrati.
Sarebbe stato Iorio a tirare fuori il coltello con cui sono stati feriti i tre giovani. Dopodiché sia Iorio che Manauzzi si sono recati anche loro al pronto soccorso del Goretti di Latina: il primo per capire quale fosse la situazione dei tre ragazzi feriti, il secondo per farsi curare le abrasioni causate dalla rissa. Manauzzi, alla fine, si recherà all’ospedale Icot. Iorio, peraltro, nella notte dell’accoltellamento, provò a contattare tre volte tramite Instagram uno dei tre accoltellati, un 17enne, non ricevendo risposta. È anche per questo che gli inquirenti ritengono che il giovane fosse ben consapevole del danno arrecato e volesse capirne l’entità.
All’esito dell’attività investigativa, la Squadra Mobile ha denunciato, a vario titolo, alla Procura della Repubblica di Latina e alla Procura dei Minori di Roma, 16 soggetti (nove dei quali minorenni), tra questi, i tre ragazzi tra i diciotto e diciannove anni, denunciati per tentato omicidio plurimo in concorso.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, valutate le risultanze investigative, ha emesso nei confronti dei tre indagati la misura della custodia cautelare in carcere, eseguita questa mattina dagli investigatori della Squadra Mobile.
Valutata la gravità dei fatti accertati e il pericolo di reiterazione, il Questore di Latina, Fausto Vinci, ha disposto ha carico dei 16 soggetti identificati dalla Polizia di Stato l’applicazione del cosiddetto DASPO Willy. I provvedimenti sono stati eseguiti da parte dei poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Latina.
Appare particolarmente allarmante – concludeva ieri la nota della Questura di Latina – che i fatti di rilevanti gravità e il tentato omicidio, siano maturati in un contesto del tutto ordinario: nessuno dei 16 soggetti identificati e denunciati all’Autorità Giudiziaria era infatti mai emerso in attività di polizia, tutti i ragazzi coinvolti erano infatti incensurati.
Matteo Morandi, il ragazzo accoltellato e ridotto in fin di vita, dopo un mese di ospedale, è tornato a casa il 24 dicembre 2024. Due le operazioni ricevute dalle equipe Uoc di Chirurgia Generale del dottor Loreto Capuano e Uoc Anestesia Rianimazione e Anestesia del dottor Nania in seguito all’accoltellamento di Via Neghelli. Il ragazzo ha subito un intervento di embolizzazione e un’operazione di torsoctomia. Dopodiché il giovane è stato intubato e sedato. Una volta svegliato, l’11 dicembre, è stato trasferito al San Camillo di Roma per ricevere le cure al cavo toracico; successivamente, il 20 dicembre, è tornato al Goretti per finire il percorso di cura. Quattro giorni dopo la fine dell’incubo.
