Violenza sessuale nei confronti di una paziente, disposta l’interdizione temporanea dall’esercizio della professione sanitaria per un medico 70enne della provincia di Latina
La Polizia di Stato di Terracina, nella giornata del 13 novembre scorso, ha dato esecuzione all’ordinanza che dispone l’interdizione temporanea dall’esercizio della professione sanitaria per 1 anno, a carico di un medico 70enne della provincia di Latina. L’uomo, professore associato dell’Università “La Sapienza” di Roma, e chirurgo al policlinico Umberto I nella Capitale e successivamente all’ospedale “Fiorini” di Terracina
Il Provvedimento è stato emanato dal Tribunale Ordinario di Roma – Sezione per il riesame dei provvedimenti, su richiesta del sostituto procuratore di, Giorgia Orlando, per i reati di violenza sessuale con l’aggravante di avere agito nell’esercizio delle funzioni di esercente un pubblico servizio, nella fattispecie la professione sanitaria all’interno di un Ospedale della provincia.
I fatti risalgono a circa un anno fa, quando l’indagato esercitava la professione sanitaria nel settore pubblico e nel corso di una visita si rendeva responsabile dei reati indicati costringendo la vittima, trentenne, peraltro addetta alle pulizie della struttura sanitaria, che si era rivolta a lui per un consulto, a subire atti sessuali.
Nello specifico, dopo averla fatta spogliare per sottoporla a visita, l’uomo serrava la porta della stanza e dopo essersi parzialmente denudato anche lui, tentava di avere un rapporto sessuale, non riuscendoci solo per la ferma opposizione della vittima che era costretta a subire palpeggiamenti e baci.
Il giorno successivo, il medico contattava la vittima chiedendole un breve incontro, sempre negli ambienti ospedalieri, lasciando intendere che si sarebbe scusato per quanto avvenuto il giorno precedente, tuttavia la donna, che acconsentiva pur terrorizzata, veniva nuovamente approcciata sessualmente. La donna, superando le resistenze di chi le consigliava di non denunciare potendo essere accusata del reato di calunnia, si recava in Commissariato accompagnata da un legale, determinandosi a procedere nei confronti del medico.
La complessa attività d’indagine che ne scaturiva, è stata condotta attraverso l’escussione di diversi testi e il riscontro di dati tecnici volti a verificare i fatti denunciati dalla vittima, elementi che consentivano al Pubblico Ministero di avanzare richiesta di misura cautelare custodiale nei confronti dell’indagato che veniva tuttavia rigettata dal Giudice per le indagini preliminari, il quale, pur ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, dopo la valutazione della personalità dell’indagato, non riteneva sussistere il pericolo di recidiva anche in quanto lo stesso, avanti negli anni, frattanto si era collocato in ferie prima della già programmata collocazione in pensione.
Avverso detto provvedimento proponeva appello il P.M. trovando accoglimento al Tribunale del Riesame che, annullando il Provvedimento del G.I.P., riteneva sussistere le esigenze cautelari sulla base degli elementi raccolti a carico dell’indagato i cui comportamenti trovano la loro causa in istinti e pulsioni sessuali che lo stesso non è in grado di controllare né contenere.
Inoltre, osserva il Tribunale del Riesame, l’indagato sino ad oggi incensurato, ha manifestato la sua indole nell’espletamento dell’attività medica che potrebbe manifestare anche in strutture mediche private e pertanto, ai fini del suo contenimento, ha disposto la misura interdittiva del divieto temporaneo all’esercizio della professione sanitaria per un anno.