“L’aumento vertiginoso della Tari, che colloca Latina nei primi 10 posti della classifica nazionale con i costi più elevati, ha una precisa responsabilità politica. Nella passata amministrazione la tariffa sui rifiuti non era aumentata per una precisa scelta politica. Nell’anno 2022, nonostante il significativo aumento del costo dell’energia elettrica, l’aumento della Tari è stato contenuto al 5%, garantendo una totale esenzione per le famiglie meno abbienti”.
Così il movimento Latina Bene Comune commenta il quadro emerso dall’annuale rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che indica Latina come il capoluogo del Lazio in cui i cittadini sono costretti a pagare di più per la tariffa sui rifiuti.
“Lo avevamo previsto e ampiamente annunciato – continua il movimento – Questa mannaia che cade ora sui cittadini ha una precisa origine: la scelta di caricare sui contribuenti il fondo crediti di dubbia esigibilità legato alla Tari e di non tutelare le fasce fragili è stata compiuta dal commissario che ha guidato l’ente per volontà del centrodestra ed è stata di fatto avallata dalla nuova amministrazione, la cui assessora al Bilancio Ada Nasti, all’epoca sub commissaria, si è posta in chiara continuità amministrativa. Ora la maggioranza deve assumersi la responsabilità politica del mantenimento di questa decisione, non avendo neppure chiarito secondo quali modalità intende risolvere il problema del sommerso che resta ancora diffuso in tutta la città e avendo invece affossato l’esigenza di maggiori controlli (vedi progetto delle guardie ambientali).
Occorre continuare, come stava facendo la passata amministrazione, a lavorare sul recupero del sommerso, come testimoniato dai risultati raggiunti solo nel 2022, anno nel quale si è passati da un incassato Tari di 16 milioni a uno di circa 30 milioni anche grazie all’emersione di oltre tremila utenze fino a quel punto mai censite. Chiediamo inoltre all’amministrazione come intenda risolvere il problema degli esercizi commerciali del capoluogo che si sono ritrovati a pagare cifre folli”.