L’8 aprile scorso il TAR Lazio, sezione Roma, con le ordinanze 2602 e 2603 del 2020, ha respinto le istanze cautelari presentate dal Comune di Cori, dal Comitato Civico di Cori e da quello di Priverno. I ricorrenti avevano impugnato gli atti con cui la Regione Lazio e la Asl di Latina avevano provveduto nei mesi passati a trasformare i “Punti di Primo Intervento” (PPI) in Punti di Assistenza Territoriale (PAT). Secondo il Comune guidato da Mauro De Lillis e i comitati civici i PAT (presenti anche a Gaeta, Minturno, Sezze, Sabaudia e Cisterna) non avrebbero garantito un adeguato servizio di emergenza e urgenza.
Secondo invece l’Azienda Sanitaria, rappresentata dagli avvocati Valerio Tallini e Massimo Valleriani, i recenti provvedimenti avrebbero comunque garantito la continuità del servizio e le prestazioni di emergenza e urgenza sono di competenza, a seconda della gravità, dell’ARES, dei DEA e dei Pronto Soccorso. In sostanza per l’Asl i PAT (e neppure i vecchi PPI) sarebbero in grado di poter gestire i casi più gravi (codici rossi e codici gialli), lasciando in capo ai PAT l’assistenza ai pazienti con codice verde e bianco.
Il TAR ha così negato la sospensiva, accogliendo l’eccezione sollevata dai legali della ASL, i quali hanno rappresentato che nel frattempo era stato emanato un nuovo Decreto da parte del Commissario ad Acta alla Sanità (il DCA n. 18 del 2020), non impugnato dai ricorrenti.
Alla notizia della decisione del Tribunale di Roma e agli articoli pubblicati da alcune testate giornalistiche l’ “agguerrito” Comitato Civico di Cori ha risposto con un comunicato dai toni amari quanto decisi:
Non c’è proprio niente da ridere, né da sorridere. Alessio D’Amato e Casati manifestano il loro sadismo nell’articolo pubblicato da L’inchiesta del 9 aprile; e fosse anche solo per mano dell’estensore dell’articolo, la narrazione è indegna: nemmeno i peggiori nazisti assoldati per la selezione della specie.
Oggi, i decisori della sanità, e i loro scriba, dovrebbero tenere un profilo basso ed essere volti umilmente all’operatività per risolvere i problemi di devastazione del sistema sanitario, che loro stessi hanno generato succubi dell’economicità di gestione, di fronte ai tanti morti, di fronte ai tanti operatori sanitari costretti a lavorare a mani nude pur di salvare vite.
Ma veniamo ai fatti: dal 1 gennaio 2020 i PPI sono diventati PAP così recita ancora al punto 7.1.3 Trasformazione dei Punti di Primo Intervento:
“La Regione Lazio ha programmato la trasformazione dei PPI in Punti di erogazione di assistenza primaria; in proposito le Aziende Sanitarie interessate (Asl Roma 4, Asl Roma 5, Viterbo, Rieti e Latina) hanno già adottato gli atti di propria competenza che prevedono il servizio, diversamente qualificato, ma in continuità con le funzioni precedentemente svolte, a far data dal 1 gennaio 2020.”
Il virgolettato è nell’ennesimo Decreto del Commissario ad Acta 20 gennaio 2020, n. U00018, pubblicato l’11/02/2020 nel BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO – N. 12 e intitolato Adozione in via definitiva del piano di rientro “Piano di riorganizzazione, riqualificazione e sviluppo del Servizio Sanitario Regionale 2019-2021″ ai sensi e per gli effetti dell’art. 2, comma 88 della L. 191/2009, secondo periodo”. Modifiche ed integrazioni al DCA 469 del 14 novembre 2019 in esito al verbale del Tavolo di verifica del 27 novembre 2019.
E tanto basta al TAR, con l’ennesima micro-variazione di paroline magiche di DCA che si accavallano di mese in mese, per assolvere dalla sospensiva Regione e ASL.
Ma, restando ai fatti: con le seguenti ordinanze reiterate dal Casati, i PAT (notare la differente onomia dalla Regione) continuano a svolgere le attività solo in orario diurno 8-20, e, nell’ultima ordinanza senza alcun termine, quanto avevano già preventivato come possibile i Comitati Civici di Cori e di Priverno,
(Ordinanza del Direttore Generale della ASL di Latina del 30 Marzo 2020,
Ordinanza del Direttore Generale della ASL di Latina del 11 Marzo 2020 ,
Ordinanza del Direttore Generale della ASL di Latina del 04 Marzo 2020,)
E’ evidente che c’è una sanità, una dirigenza sanitaria e regionale, che considera i cittadini residenti a Cori, Priverno, ecc., “figli di un Dio Minore”.
E’ appena passata la Giornata mondiale della salute indetta dall’OMS il 7 aprile scorso, rinominata dal People’s Health Movement:
Giornata per la salute pubblica e contro la commercializzazione della salute.
La difesa della salute pubblica passa per il contrasto ai processi di privatizzazione e di smantellamento dei servizi sanitari pubblici: solo la prossimità ai cittadini di tutti i servizi sanitari garantisce equità e tutela della salute.
Ora, o la politica si assume la responsabilità urgente di dare risposte adeguate e prossime alla domanda di salute o, questa politica salterà irrimediabilmente, poichè oggi, più che mai è chiaro che non abbiamo tutti le stesse possibilità di proteggere la nostra salute, e ne siamo veramente stufi!