È un’interrogazione parlamentare shock e onnicomprensiva quella diretta al Ministro della Giustizia e presentata dai senatori Lannutti, Leone e Donno (pubblicata il 26 giugno).
L’atto di sindacato ispettivo ripercorre le varie vicende delle infiltrazioni mafiose e del malaffare che avvolgono di ombre e sospetti il circondario del sudpontino, aggiungendo sostanza e domande a una situazione arrivata al limite e chiedendo “verifiche ispettive sugli uffici giudiziari coinvolti che hanno agito, ad avviso degli interroganti, in maniera inconsueta”. E da anni.
In particolare, l’interrogazione, scritta con il fondamentale contributo dell’Associazione “Antonino Caponnetto”, si rivolge ai comuni di Formia, Formia, Gaeta, Minturno, Itri, Fondi, Terracina, Sperlonga, dove la camorra, scrivono nel documento, domina incontrastata con la presenza dei clan Bardellino, Esposito-Giuliano, Mallardo, Moccia, Bidognetti, Fabbrocino, Gaglione, Ascione, Nuvoletta, Zagaria, Maiale.
L’atto di sindacato ispettivo ripercorre le varie vicende delle infiltrazioni mafiose e del malaffare che avvolgono di ombre e sospetti il circondario del sudpontino, aggiungendo sostanza e domande a una situazione arrivata al limite e chiedendo “verifiche ispettive sugli uffici giudiziari coinvolti che hanno agito, ad avviso degli interroganti, in maniera inconsueta”. E da anni.
In particolare, l’interrogazione, scritta con il fondamentale contributo dell’Associazione “Antonino Caponnetto”, si rivolge ai comuni di Formia, Formia, Gaeta, Minturno, Itri, Fondi, Terracina, Sperlonga, dove la camorra, scrivono nel documento, domina incontrastata con la presenza dei clan Bardellino, Esposito-Giuliano, Mallardo, Moccia, Bidognetti, Fabbrocino, Gaglione, Ascione, Nuvoletta, Zagaria, Maiale.
Si parte con la lunga denuncia parlamentare da un’udienza, addirittura risalente al 3 marzo 2003. Il processo era il celebre “Spartacus”, quello per intenderci che ha decapitato il clan dei Casalesi così come era conosciuto almeno fino a tale data. Il boss di Mondragone, Augusto La Torre, confermò la presenza criminale nei territori sud-pontini: “Nella zona di Formia, oltre a Guido Coppola, il clan dei casalesi poteva utilizzare Gennaro De Angelis e Armando Puoti. Che in passato aveva appoggiato il clan Bardellino“. Una dichiarazione che confermava l’appartenenza degli affiliati del Basso Lazio al clan dei Casalesi e vidimava, una volta di più, le parole del maxipentito Carmine Schiavone (defunto a Viterbo nel 2015, in circostanze quantomeno strane) nell’interrogatorio davanti al pubblico ministero Luigi De Ficchy il 22 marzo 1996 presso la Direzione nazionale antimafia a Roma.
Il documento dei senatori 5stelle non poteva non soffermarsi con la storia del Piano Integrato di Sperlonga, ricordando il sindaco Armando Cusani, già arrestato, e coinvolto insieme agli imprenditori Ruggeri (titolari della società “Dr Costruzioni”) nell’operazione “Tiberio 2” in data settembre 2018 tra appalti pubblici e presunte corruzioni di tecnici comunali.
L’associazione Caponnetto, per quanto riguarda Sperlonga e il sindaco Cusani, profila un caso “Fondi bis“, riferendosi all’ormai storico caso, unico in Italia, in cui il Comune, che vede ora sindaco Salvatore De Meo, fu proposto per lo scioglimento dal prefetto di Latina Bruno Frattasi ricevendo svariati no dall’allora Presidenza del Consiglio a marca berlusconiana.
Viene menzionata nell’interrogazione la nota (da aprile scorso) informativa dei Carabinieri di Sperlonga e del Comando Provinciale di Latina, inviata nel 2016 alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, di cui tanto si è parlato negli scorsi mesi e per cui anche Latina Tu è stata oggetto di una delibera della Giunta Cusani, unitamente a giornali quali Il Fatto, Latina Oggi, Repubblica, Il Messaggero e alla stessa Associazione Caponnetto (colpevole di aver condiviso proprio il nostro articolo), che indirizza verso una causa civile ai danni di coloro i quali hanno raccontato la succitata informativa nella quale si lumeggia un interesse speculativo nel piano integrato da parte di soggetti ricollegabili ai clan del napoletano e del casertano (e non solo).
Ripercorrono i senatori le decine di nomi di imprenditori, alcuni collegati al boss Carmine Alfieri, altre legate a Gabriele Brusciano, o società riconducibili al clan Moccia, evidenziando gli imprenditori che avrebbero agito da cinghia di trasmissione: da Pierluigi Faiola a Gaetano Salzillo, da Nicola Pagano fino ad arrivare ai vertici della Banca popolare di Fondi la quale ha operato nel Piano con investimenti di 60 milioni di euro.
L’associazione Caponnetto, per quanto riguarda Sperlonga e il sindaco Cusani, profila un caso “Fondi bis“, riferendosi all’ormai storico caso, unico in Italia, in cui il Comune, che vede ora sindaco Salvatore De Meo, fu proposto per lo scioglimento dal prefetto di Latina Bruno Frattasi ricevendo svariati no dall’allora Presidenza del Consiglio a marca berlusconiana.
Viene menzionata nell’interrogazione la nota (da aprile scorso) informativa dei Carabinieri di Sperlonga e del Comando Provinciale di Latina, inviata nel 2016 alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, di cui tanto si è parlato negli scorsi mesi e per cui anche Latina Tu è stata oggetto di una delibera della Giunta Cusani, unitamente a giornali quali Il Fatto, Latina Oggi, Repubblica, Il Messaggero e alla stessa Associazione Caponnetto (colpevole di aver condiviso proprio il nostro articolo), che indirizza verso una causa civile ai danni di coloro i quali hanno raccontato la succitata informativa nella quale si lumeggia un interesse speculativo nel piano integrato da parte di soggetti ricollegabili ai clan del napoletano e del casertano (e non solo).
Ripercorrono i senatori le decine di nomi di imprenditori, alcuni collegati al boss Carmine Alfieri, altre legate a Gabriele Brusciano, o società riconducibili al clan Moccia, evidenziando gli imprenditori che avrebbero agito da cinghia di trasmissione: da Pierluigi Faiola a Gaetano Salzillo, da Nicola Pagano fino ad arrivare ai vertici della Banca popolare di Fondi la quale ha operato nel Piano con investimenti di 60 milioni di euro.
Non mancano le note di crisi da parte degli interroganti poiché dichiarano che “le indagini della Procura di Latina si sono concentrate sui reati edilizi, trascurando eventuali collusioni di politici, affaristi e speculatori locali, ovvero la sussistenza di reati associativi, benché l’informativa della Direzione distrettuale antimafia faccia emergere un disegno criminale attorno al piano integrato, con una conseguente ipotesi di riciclaggio dei proventi illeciti dei clan campani“.
Dopo Sperlonga, si passa al Comune di Gaeta. I senatori ricordano che politici, funzionari, tecnici locali attualmente sotto la lente della magistratura, oltre al caso della società Ecocar operante nel settore dei rifiuti gaetani e colpita da interdittive antimafia.
La Direzione distrettuale antimafia di Roma, dopo un esposto dell’Associazione Caponnetto, ha aperto un procedimento penale, trasferito per competenza alla Procura di Cassino, con accuse che vanno dall’associazione a delinquere, a concussione, corruzione, turbativa d’asta.
La Direzione distrettuale antimafia di Roma, dopo un esposto dell’Associazione Caponnetto, ha aperto un procedimento penale, trasferito per competenza alla Procura di Cassino, con accuse che vanno dall’associazione a delinquere, a concussione, corruzione, turbativa d’asta.
Non manca nell’interrogazione un’altra vicenda trattata da Latina tu: le ombre sulla presenza della criminalità organizzata nello scandalo delle sanatorie edilizie, con 11 persone indagate tra politici, amministratori, funzionari e personaggi accostati o sospettati di essere prestanomi del clan dei Casalesi nel basso Lazio. Esplicito il rimando all’imprenditore Arcangelo Purgato, titolare della A&PP Group Srl, un’azienda con sede a Itri, paese in cui Purgato vanterebbe amicizia con un graduato dei Carabinieri del locale comando, che risulterebbe imparentato con l’ingegnere di Casapesenna, Antonio Magliulo, finito in inchieste di camorra, perché considerato organico agli interessi del boss Zagaria.
Per il Comune di Formia, l’attenzione si concentra nella gestione di appalti e consulenze finite nel mirino della Procura di Cassino che, tramite la Direzione investigativa antimafia, ha acquisito documenti e delibere riguardanti tre sospetti incarichi avvenuti tra il 24 dicembre 2015 ed il 27 novembre 2017, per appalti vinti e riconducibili alla ditta casertana “Garofalo costruzioni” di Casapesenna per il rifacimento della pubblica illuminazione, e alla consulenza attribuita nel 2016 alla società “Prometeo Srl” di Fondi al fine di realizzare realizzare “smart city”, finanziato dalla Regione Lazio, denominato “Plus Appia via del mare“. L’accertamento della DIA di Roma è proseguito, scrivono gli interroganti, negli uffici Anas di Roma con l’acquisizione di documenti su un altro progetto per la realizzazione della Pedemontana, presentato dal Comune di Formia. Si sospetta che dietro all’opera possano esserci interessi della malavita campana, poiché risulterebbe coinvolto anche l’ex sindaco di un paese del casertano, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ad Itri si adombra la presenza di appartenenti al clan camorristico del salernitano Maiale, attivo nei settori dei rifiuti e lattiero-caseario, che, tramite emissari e prestanomi, sarebbe riuscito ad instaurare rapporti d’affari con imprenditori locali. Ombre comprovate da un’operazione della Guardia di finanza di Salerno, nelle indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia salernitana, con sequestro di beni per 40 milioni di euro. Nell’inchiesta denominata “Amorzinha” figurerebbe quale prestanome un imprenditore di Itri per ipotesi di associazione a delinquere e intestazione fittizia di beni.
Per Fondi a tenere banco l’agriturismo “Tenuta Vento di Mare” che si sarebbe allargato grazie a lottizzazioni abusive. Nel giugno 2018 sono stati notificati avvisi di deferimenti all’autorità giudiziaria a carico di sei persone, tra cui il geometra che ha svolto i lavori e l’architetto Martino Di Marco, in quiescenza dal 30 aprile 2018 dal ruolo di dirigente del comparto urbanistica del Comune di Fondi, ruolo per il quale ha ricevuto l’accusa di abuso di ufficio per aver concesso autorizzazioni edilizie illegittime. L’agriturismo sarebbe stato polo di frequentazione di politici, generali e magistrati, con la presenza di personaggi appartenenti al clan Gaglione di Frattamaggiore.
Prima di finire, come accennato, i senatori menzionano le minacce di cause civili subite da giornali, giornalisti e associazioni (persino con una richiesta ad personam che ha coinvolto Latina Tu) e, ultima ma non ultima, la “promessa” di querela ai danni del deputato del M5S, Raffaele Trano, “reo”, a detta del consigliere comunale d’opposizione di Gaeta, Gino Gaetani, di aver chiesto lo scioglimento del Comune (insieme a quello a guida Cusani).
Per Gaetani “ci sarebbero le condizioni per chiedere un risarcimento” nei confronti di Trano. Una richiesta insolita che, nell’immediatezza, è stata raccolta dal sindaco Cosmo Mitrano: “Tutta la maggioranza insieme alla minoranza saremo assolutamente d’accordo ad attivare un’azione legale che possa tutelare l’immagine e l’onorabilità della città di Gaeta“.
Per Gaetani “ci sarebbero le condizioni per chiedere un risarcimento” nei confronti di Trano. Una richiesta insolita che, nell’immediatezza, è stata raccolta dal sindaco Cosmo Mitrano: “Tutta la maggioranza insieme alla minoranza saremo assolutamente d’accordo ad attivare un’azione legale che possa tutelare l’immagine e l’onorabilità della città di Gaeta“.
Un ambito, quello delle querele o dei risarcimenti civili, che rischia di bloccare la libera circolazione delle idee e delle denunce pubbliche, intimidendo e creando forme di autocensura pericolosissime per un territorio che di certo non è esente da omertà e forzato quieto vivere.