STUPRO DI PONZA, I DUE TESTIMONI NON RICONOSCONO LA RAGAZZINA: SI DECIDE A GENNAIO

Violenza sessuale sull’isola di Ponza ai danni della sedicenne: prosegue il rito abbreviato nei confronti del trentenne romano finito agli arresti domiciliari

È la sesta udienza di un infinito rito abbreviato, dinanzi al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino, Claudio Marcopido, quella che si è celebrata oggi e che vede sul banco degli imputati il trentunenne romano Manuel Dani Lo Vecchio, residente a Roma, classe 1994, ritenuto indiziato del delitto di violenza sessuale ai danni della sedicenne rumena P.A.A. avvenuto sull’isola di Ponza il 7 luglio 2024.

Lo Vecchio è difeso dall’avvocato Valerio Fanelli, mentre nel procedimento si è costituita parte civile l’adolescente, difesa dall’avvocato Alessandro Parisella, al pari dell’Associazione “Insieme a Marianna”, assistita dall’avvocato Felicia D’Amico. Nell’udienza odierna, sono stati esaminati due testimoni chiamati a una ricognizione fotografica. Si tratta di una giovane barista tunisina e di un cittadino di Ponza, i quali sostenevano di aver visto mano nella mano, la mattina dello stupro, avvenuto nel tardo pomeriggio, Lo Vecchio e la sedicenne.

Chiamati a riconoscere la ragazzina nell’album fotografico, sia la barista che l’uomo non hanno saputo individuarla rendendo vano l’approfondimento istruttorio disposto dal Gip Marcopido. Il rito abbreviato è stato rinviato al prossimo 22 gennaio quando discuteranno le parti e si dovrebbe arrivare a sentenza.

Ad agosto 2024, i militari della Compagnia di Formia, coadiuvati dai Carabinieri della Compagnia Carabinieri di Roma Trastevere, avevano dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti del trentenne romano Manuel Dani Lo Vecchio.

La ragazza, come noto, presente sull’isola di Ponza con la madre e il compagno di lei, entrambi lavoratori stagionali, nel tardo pomeriggio di quel giorno sarebbe stata costretta, secondo le indagini svolte dai Carabinieri della Compagnia di Formia  che sono state  condivise integralmente dal sostituto procuratore di Cassino, Chiara Fioranelli, e dal giudice per le indagini preliminari del medesimo Tribunale, Domenico Di Croce, a subire un rapporto sessuale all’interno di un appartamento affittato dall’indagato (sull’isola per motivi di lavoro), nonostante la minorenne avesse opposto una ferma resistenza.

Le indagini effettuate nell’immediatezza dalla Stazione dei Carabinieri di Ponza e coordinate dalla Sezione Operativa di Formia avevano permesso di raccogliere elementi atti a ricostruire quando denunciato dalla giovane vittima ed attribuirne la responsabilità all’uomo. 

All’esito di quando raccolto, refertato e compendiato alla competente Procura di Cassino, era stata emessa nei confronti dell’uomo una misura cautelare degli arresti domiciliari con contestuale applicazione del braccialetto elettronico, ricorrendo il pericolo concreto ed attuale che l’indagato reiteri le condotte delittuose analoghe a quelle commesse nei confronti della giovane vittima.

L’uomo, all’epoca dei fatti, era stato immediatamente allontanato dall’isola di Ponza a seguito di emissione di foglio di via obbligatorio, richiesto dall’Arma dei Carabinieri, per la durata di 3 anni.

Ai primi di agosto 2024, si era svolto l’incidente probatorio della ragazza di 16 anni che, nel luglio precedente, aveva denunciato di essere stata stuprata. La 16enne era stata ascoltata alla presenza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, e del suo avvocato difensore Alessandro Parisella il quale, intanto, aveva nominato due consulenti tecnici. Le indagini erano state svolte con l’aiuto dei Ris di Roma così da scovare le eventuali tracce di DNA del 30enne romano accusato di stupro.

L’adolescente, che sta seguendo un percorso di recupero psicologico coordinato dall’Asl di Latina, aveva confermato al magistrato, con l’aiuto di una psicologa, ciò che era accaduto la sera del 7 luglio 2024, fornendo tutti i particolari utili all’inchiesta. L’incidente probatorio era stato richiesto dagli inquirenti in modo tale da preservare la genuinità della testimonianza.

Il caso, come detto, risale alla domenica del 7 luglio, nell’arco temporale che è andato tra le 19 e le 19,20 circa, quando il 30enne avrebbe trascinato dentro la casa che aveva preso in affitto la ragazza di sedici anni, che non parla l’italiano, e l’avrebbe violentata. Autore della violenza sessuale risulterebbe, per l’appunto, il trentenne, già noto alle forze dell’ordine per episodi di violenza, furti e spaccio di droga. Lavoratore stagionale sull’isola, Lo Vecchio stava cercando un impiego come cameriere in un ristorante per l’estate. Dopo qualche giorno di prova in un ristorante dell’isola, il giovane sarebbe stato allontanato perché sorpreso a fare apprezzamenti ad almeno due clienti.

I Carabinieri lo avevano rintracciato in poco tempo, portato in caserma e denunciato a piede libero alla Procura di Cassino. La dinamica dei fatti si era svolta nel momento in cui la sedicenne si trovava nell’appartamento in località “Conti”. Il 30enne aveva preso in affitto un appartamento che condivideva con altre tre persone, in particolare con una ragazza con cui aveva avuto una relazione. Tutti e tre i coinquilini avevano confermato agli inquirenti che Lo Vecchio era rimasto da solo nell’appartamento dopo le ore 19.

La famiglia della ragazza è di origine rumena ed era venuta sull’isola per lavorare nel mondo della ristorazione: insieme ai genitori e alla sedicenne anche il fratellino. Lo Vecchio, probabilmente ubriaco, avrebbe colto di sorpresa la ragazza che era da sola, poiché i due genitori stavano facendo il loro turno nel ristorante dove lavorano. È stato in quel momento che si sarebbe verificata la violenza sessuale. Il 30enne avrebbe incontrato la ragazza di 16 anni mentre andava a buttare la spazzatura, l’avrebbe indotta a entrare dentro casa afferrandola per entrambi i polsi e, sbattuta sul divano, l’avrebbe costretta a un rapporto sessuale.

La ragazza aveva successivamente chiamato i Carabinieri che erano intervenuti nell’abitazione e avevano preso atto del racconto dell’adolescente. Prima della chiamata ai militari dell’Arma, l’adolescente aveva chiesto aiuto tramite videochiamata ai genitori, raccontando di essere stata stuprata. Dopodiché la 16enne era stata soccorsa dal personale sanitario, che l’aveva trasportata con l’eliambulanza all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, dove era stata ricevuta con codice rosso dedicato alle vittime di violenza di genere.

Nel frattempo, su richiesta del membro del Csm, era stato aperto un fascicolo sulla Procura e sul Tribunale di Cassino da parte dell’organo di autogoverno dei giudici. Al centro delle verifiche le motivazioni per le quali non sarebbe scattata immediatamente una misura più restrittiva nei confronti di Lo Vecchio. La pratica era finita davanti alla Corte di Cassazione. Nell’ordinanza di arresto, il Gip scriveva che: “è pacificamente tratteggiabile a carico dell’indagato un grave quadro indiziario relativamente al delitto di violenza sessuale”.

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