Prosegue il processo che vede sul banco degli imputati un uomo di Terracina accusato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e sequestro di persona ai danni dell’ex moglie
Continua il processo che vede al centro un fatto drammatico di stupro che una donna avrebbe subito dall’ex marito, L.Z. (le sue iniziali), tuttora ai domiciliari, difeso dall’avvocato Ezio Lucchetti. Ad essere escussi dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, gli ultimi testimoni dell’accusa, tra cui un’amica della donna che ha riferito di come l’uomo, in una occasione, avrebbe detto: “Capisco gli uomini che uccidono le donne”. L’amica della donna, nella stessa circostanza, si sarebbe messa in mezzo per redarguire l’uomo che stava trattando male la persona offesa.
Ad essere ascoltata come testimone anche un’altra donna, amica della vittima, che ha riferito della situazione ad alta tensione che c’era in famiglia tra l’imputato e la donna: “Aveva paura che le facesse del male. Mi ha raccontato che ha subito una violenza carnale, fu minacciata con un coltello, fu presa e sbattuta sull’auto e poi abusata contro la sua volontà. Fu un atto sessuale completo sotto la minaccia di un coltello. Nella stessa occasione, le tirò talmente forte i capelli che ha perso alcune ciocche. Siamo stati io e mio marito a convincerla a sporgere denuncia”.
Grave un altro episodio accaduto davanti alla scuola dove la vittima accompagnava la figlia. “Mi raccontò che si sentì bussare alla macchina e poi le tirò i capelli. Lei iniziò a urlare. Dopo questa occasione le dissi di non aspettare oltre e di denunciare”. L’uomo avrebbe più volte controllato e pedinato la ex compagna: “In una occasione – ha spiegato l’amica – l’ho visto anche io”.
Anche il marito della donna ha confermato di come la vittima, una sera, è andata nella loro abitazione per raccontare i soprusi dell’imputato. “La mattina seguente la chiamammo e lei mi raccontò tutte le violenze fisiche e psicologiche subite, anche l’episodio dello stupro avvenuto fuori dall’auto nella strada isolata. Ci disse che in seguito a questo episodio la stava stalkerizzando dalla mattina alla sera”. C’è dell’altro: “Quando la nostra amica, su mio suggerimento, tolse la spunta blu da Whatsapp, l’imputato gli inviò un audio in cui bestemmiando le diceva: “Rimetti la spunta blu, altrimenti vengo lì e ti taglio la gola. È a quel punto che le dissi che non poteva più sopportare questo e che doveva denunciare”.
L’ultimo testimone di giornata è stato il fratello dell’imputato che ha negato di aver mai assistito a episodi di violenza trai due: “La ex compagna di mio fratello mi raccontò solo di un episodio di violenza. Un altro giorno lei mi chiamò dicendomi che c’era mio fratello e sentii lui che le diceva: “Attacca il telefono, stai solo cercando di prendere tempo”. Si concluse la conversazione e lei venne da me spiegandomi che mio fratello le aveva strappato i capelli e guardandola notai che aveva un segno rosso sulla testa”. In altra circostanza, notai che “mio fratello era nervoso e un po’ violento nei suoi confronti”. Il fratello ha raccontato che in una occasione si recò dalla donna per accompagnarla a casa con la sua auto poiché a donna era spaventata: “Mio fratello le fece un segno di tagliarle la gola col coltello. Mi raccontò di aver subito una violenza carnale da lui e un altro giorno mio fratello le disse: “Se quel giorno non avessi chiamato mio fratello, ti avrei ucciso”. Lo stesso fratello ha confermato che l’imputato avrebbe fatto uso di droga: “Me lo dissero anche persone che lo conoscono. So comunque che si è rivolto a figure specializzate per i suoi problemi psicologici”.
“Mi ha portato a Borgo Hermada, mi ha schiaffeggiato e ha iniziato a inveirmi contro. Poi ci siamo fermati più volte e alla fine, in un posto isolato, ha abbassato il parasole, ha tirato fuori il coltello e me lo ha messo al collo”. Era stato questo uno dei passaggi più difficili della testimonianza della ex moglie dell’imputato, 40enne di Terracina, accusato di maltrattamenti, sequestro e violenza sessuale.
Parole, quelle della donna, 55 anni, anche lei di Terracina, costituitasi parte civile e difesa dall’avvocato Alfonso Donnarumma, impiegata in un posto pubblico e vittima, secondo l’accusa, delle angherie dell’ex compagno con cui ha avuto una figlia, oggi adolescente. Ma la testimonianza aveva raggiunto il suo livello di drammaticità più alta quando la donna era stata costretta a parlare di quel passaggio in auto non voluto: “Venne a casa mia, mi disse di scendere e poi mi ordinò di salire in macchina”.
Dopo aver intervallato il racconto di lacrime e singhiozzi, la donna, madre di altre due figlie avute da una precedente relazione, era stata costretta a raccontare molto altro. “Mi ha messo le mie mani sull’impugnatura del coltello e mi diceva: “Se succede qualcosa ci sono le tue impronte sul coltello”. Un passaggio confermato anche dalla testimonianza resa oggi, 11 dicembre, da una delle amiche della vittima.
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Il 40enne è stato arrestato lo scorso 25 novembre, proprio nella giornata contro la violenza sulle donne, dagli agenti del Commissariato di Polizia di Terracina dove la donna, esasperata dall’ennesimo gesto di violenza subito, aveva denunciato l’uomo a ottobre. La goccia che ha fatto traboccare il vaso non fu lo stupro che avrebbe subito, ma un altro episodio. La violenza sessuale, infatti, non fu denunciata quando avvenne, ossia il 30 agosto 2024, intorno alle due del pomeriggio, per strada. Il perché lo ha spiegato la donna in aula: “Mi vergognavo ad andare al pronto soccorso e non volevo far sapere a mia figlia cosa aveva fatto il padre. Mia figlia ancora non sa niente. L’episodio della violenza sessuale l’ho raccontato ad alcuni amici e a mia sorella”.
La donna decide di denunciare quando, pur avendo l’ex marito detto di lasciarla stare dopo l’episodio della violenza sessuale, subisce un’aggressione. “Mi tirò i capelli talmente forte che suo fratello mi disse che cosa avessi fatto in testa. Era tutta rossa, la toccai e mi rimasero in mano mazzi di capelli. Da quel momento ho avuto paura e ho denunciato tutto alla Polizia”.
A rendere ancora più tetro il quadro c’è un altro aspetto. La donna ha raccontato di essere stata lasciata dall’uomo quando stava facendo la chemioterapia per un cancro. Dopodiché il suo ex, che ormai aveva un’altra relazione, si ripresentò più volte da lei, fino ai due episodi più eclatanti: lo stupro e l’aggressione con la violenta tirata di capelli.
Secondo quanto raccontato in aula, non ci sarebbero state solo violenze fisiche. “Mi chiamava in continuazione, anche sul luogo di lavoro. Mi diceva: “ti meriti che ti venga un cancro”, e si augurava che fossi violentata “da un gruppo di extracomunitari”.
Nella denuncia-querela – spiegava in un comunicato della Polizia di Stato – “la donna ha raccontato di plurime condotte illecite da parte dell’ex compagno il quale, incapace di gestire la propria aggressività, dopo aver preso atto della impossibilità di riprendere il rapporto sentimentale con la persona offesa, dava sfogo a tutta la sua rabbia e poneva in essere atti aggressivi nei confronti dell’ex moglie.
Sempre nel corso della denuncia, la donna riferiva che fin dall’inizio della sua relazione con l’indagato, durata diversi anni, questa era connotata dalle intemperanze caratteriali e dall’indole aggressiva dell’ex compagno che più volte, anche per futili motivi, manifestava la propria rabbia con atti di violenza posti in essere anche alla presenza dei figli minori.”
La relazione sentimentale a seguito delle condotte dell’indagato si interrompeva e iniziava diverse volte per chiudersi definitamente all’inizio del 2024. “Tale decisione non veniva accettata dall’indagato il quale iniziava a porre in essere condotte persecutorie nei confronti della parte offesa seguendola ad ogni spostamento, inviandole numerosi messaggi a contenuto minatorio nonché molestandola telefonicamente ad ogni ora del giorno e della notte. Tali condotte vedevano il loro apice quando l’uomo, sotto minaccia, costringeva l’ex moglie ad avere un rapporto sessuale completo non consensuale. Oltre a molteplici gravissimi episodi di violenza fisica venivano segnalate le continue ed efferate minacce che l’indagato proferiva nei confronti della donna a cui, in più occasioni, ribadiva la sua volontà di ucciderla.
Il processo è stato rinviato al prossimo 9 gennaio quando verrà esaminato anche l’imputato e un ultimo poliziotti che ha partecipato alle indagini.
