SR PONTINA: ADESSO BASTA

/

Quello che non diranno domani i giornali, i politici e le associazioni di categoria come Unindustria o il sindacato della Cisl, battaglieri da sempre per l’autostrada a pedaggio Roma-Latina, è che il tratto di strada localizzato grossomodo tra gli ingressi sulla Pontina delle Migliare 56 e 58, esattamente al chilometro 97,7, non sarebbe mai stato incluso nel progetto dell’autostrada, così magniloquente e teso allo sviluppo che si sono dimenticati di inserirvi la parte importante che va da Latina a Terracina.

Dopo anni a dire che il tratto Latina-Terracina non poteva essere ignorato, come un figlio di un Dio minore sacrificato dai pensosi dibattiti sull’autostrada, questa mattina le cassandre dell’adeguamento in sicurezza tra Roma e Terracina, etichettate come ideologizzate e contro lo sviluppo economico, hanno avuto, purtroppo, ragione da vendere. E sì che con un progetto di adeguamento in sicurezza avremmo da tempo avuto una strada degna e sicura, senza perderci nei miraggi di un’autostrada a pedaggio, sconsigliata da Commissione Europea (vedi Libro Bianco dei Trasporti), progettisti e persino dall’Ance Acer (Associazione Nazionale degli imprenditori edili privati che ha presentato nel 2014 un progetto di adeguamento in sicurezza diviso in 10 lotti), che vanno avanti da venti anni solo nelle dichiarazioni elettorali, e sì populiste, di politici e dirigenti dei vari enti preposti.

Oggi abbiamo l’ennesimo disastro, finito dritto dritto all’attenzione dei media, persino nazionali. Domani, lunedì 26 novembre, invece, andrà in onda sugli schermi pontini l’ennesima mascherata nel Consiglio Comunale del capoluogo. Argomento: “Autostrada Roma-Latina. Determinazioni”. Una richiesta di convocazione presentata dai signori consiglieri Miele, Carnevale, Marchiella, Calandrini, Forte, Adinolfi, Calvi, Celentano al cospetto di una maggioranza, una Giunta e un Sindaco che, incapaci di scegliere una via precisa, sembra abbiano virato per l’autostrada. Come sempre accade, e nell’ordine del giorno pubblicato dal Comune di Latina non si fa eccezione, vengono obnubilate due paroline, che però fanno tutta la differenza del mondo: “a pedaggio”. Perché per chi non l’avesse ancora capito, e purtroppo sono molti i cittadini ignari dell’aspetto, quella che vogliono fare con ostinazione, in barba anche al massimo organo di giustizia amministrativa del Paese, è un’autostrada a pedaggio.

Bollata da Bankitalia e dal Consiglio di Stato come un’opera senza un piano economico-finanziario sostenibile, dove il privato (Consorzio Sis: Dogliani e Sacyr) che ha vinto la gara d’appalto non garantisce la restituzione del miliardo di Euro di soldi pubblici che gli finiranno in pancia, l’autostrada a pedaggio è ormai, e da anni, un castello di finte promesse a cui la stragrande maggioranza dei partiti politici tenta di dare l’assalto con fumisterie elettorali, slogan lanciati in aria, fantomatici sviluppi industriali dell’area pontina.

La sentenza del Consiglio di Stato pubblicata il 13 settembre parla chiaro: la gara è annullata e andrebbe rifatta. La sentenza è esecutiva, indipendentemente dalle mosse del Consorzio SIS, ossia il privato che si è visto annullare la gara che aveva vinto.

Secondo i giudici, sulla base dei rilievi del verificatore (cioè Bankitalia), “l’assenza di garanzie (ndr: del privato) non sarebbe adeguatamente compensata dal potere di dichiarare la decadenza dalla concessione per inadempimento del concessionario. Ciò a causa del fatto che il contributo pubblico è comunque sempre temporalmente postergato rispetto al restante debito…In questo quadro il rischio sarebbe anche insito nell’evenienza in cui l’investimento non si riveli remunerativo ed occorra quindi riconoscere al concessionario il valore non ammortizzato dell’investimento, oltre al credito figurativo maturato da quest’ultimo per effetto dei meccanismi di adeguamento tariffario; del pari sull’amministrazione concedente graverebbe il rischio di dovere riconoscere all’eventuale subentrante adeguate correzioni della concessione in grado di ripristinarne l’equilibrio economico e finanziario, ivi compresa la rinuncia parziale al credito restitutorio avente ad oggetto il contributo pubblicoil rischio sarebbe poi aggravato dal fatto che non è prevista una vita del progetto successiva alla scadenza contrattuale del Contributo, la quale avrebbe in ipotesi potuto consentire un’eventuale rimodulazione dello stesso. In sostanza, secondo il verificatore, la restituzione del contributo in linea capitale e la remunerazione ad esso relativa a distanza di venti anni rispetto all’entrata in equilibrio del progetto (2024) e nella sua fase finale rappresentano un fattore rilevante che incide negativamente sul profilo di rischio”.

Nella lingua delle persone che prendono il caffè al bar e poi vanno a lavorare, magari sulla disastrata Pontina, si può riassumere così: il privato ha tutto da guadagnare, il pubblico tutto da perdere. Come se dicessero a qualcuno di andare ad acquistare un televisore in un negozio di elettrodomestici mancante di uno straccio di garanzia e con il rischio di doverlo pagare per anni, per di più senza la sicurezza che le rate prima o poi abbiano fine e senza la possibilità di rinunciare all’acquisto.

D’altra parte, sarebbe andata peggio, per quanto riguarda il piano economico-finanziario, se a vincere fosse stato il raggruppamento facente capo alla Salini Impregilo, ossia la controparte dell’ex vincente Consorzio Sis. La Salini, nel suo piano, l’aveva risolta così: voi, Stato, ci date il contributo pubblico, e noi non ve lo restituiamo proprio. A fondo perduto.

Come ci ricorda Giorgio Libralato, attivista politico sempre attento ai temi del territorio, “nel 2001 il CIPE aveva deliberato lo stanziamento importante per la messa in sicurezza della SR 148 Pontina (tutta dal raccordo anulare fino a Terracina) e della SS 7 Appia. Poi quel finanziamento sparito in parte è stato messo nel fallimentare progetto del corridoio tirrenico meridionale finito con l’inchiesta della Corte dei Conti proprio alla ricerca dei fondi del progetto (ndr: 20 milioni di sperpero pubblico con la società pappatoria dell’Arcea dove a farla da padrone erano polici, banche, imprenditori vicini ai partiti, e persino i famigerata, dopo il Ponte Morandi, Benetton). Lo abbiamo scritto da anni, denunciato, segnalato chiedendo prima di tutto la manutenzione, poi il controllo e infine la messa in sicurezza. Il cedimento del ponte sul canale Rio Martino (o delle Acque Medie), tra Borgo San Donato e lo stabilimento Plasmon era stato scoperto casualmente da un cercatore di asparagi. Il cedimento del ponticello che immette dalla Migliara 45 (vicino la rotatoria della Plasmon) doveva essere ripristinato nel gennaio 2017. Da allora, oltre ad una chiusura totale di circa un mese nella scorsa estate, si transita a senso unico alternato e non c’è nessuna previsione per il ripristino totale. Numerosi cedimenti di vari ponti (sovrappassi o sottopassi) sono stati segnalati da Borgo Isonzo fino oltre Pomezia comportando chiusure parziali o temporanee. Molti di questi cedimenti scoperti per caso. Senza dimenticare a maggio 2017 il cedimento di un’intera carreggiata sulla Pontina tra Ardea e Pomezia dove si transitati per qualche mese a senso unico alternato. Non volendo considerare i numerosi roghi sospetti quasi sempre accompagnati dalla richieta dell’appalto dell’autostrada (tra Borgo Piave e Spinaceto) è estremamente grave l’insieme di incuria e di mancata manutenzione. A tutta questa situazione si aggiunge il problema dei passi carrabili irregolari o non censiti alcuni preesistenti addirittura alla stesura dell’asfalto sulla Pontina. Oggi assistiamo all’ennesimo grave incidente che speriamo si risolva al meglio. Così come speriamo che dopo decine di vittime dimenticate nel tratto Borgo Piave Terracina possa far riflettere forze sindacali e politiche assetate dell’appalto autostradale in favore della messa in sicurezza della Pontina preceduta da un serio controllo e verifica della situazione”.

Nell’ultimo tavolo di confronto (15 novembre) tra sindaci e consiglieri regionali del Lazio voluto dal sindaco Damiano Coletta, oltre a registrare la piroetta inaspettata del primo cittadino del capoluogo verso l’opera dell’autostrada a pedaggio, l’Assessore ai “Lavori Pubblici e Tutela del Territorio, Mobilità” della Regione Lazio, Mauro Alessandri, snocciolava cifre impostate per la manutenzione della Pontina, elogiato da media e politici locali. Tutti insieme appassionatamente.
Oltre al fatto che la manutenzione ordinaria e straordinaria è già di competenza di un ente, l’Astral, e dunque non vi è necessità di fare passerelle politiche, la cifra per la Pontina disposta dalla Regione Laizo è di appena 3 milioni di Euro. Che, per utilizzare le parole del consigliere regionale di Forza Italia Giuseppe Simeone rivolte però a denigrare coloro che propongono un progetto vero di adeguamento in sicurezza con tanto di lotti, controlli, antimafia ecc., è una semplice romanella la quale, di certo, non previene i disastri come quello avvenuto questa mattina.

Giace da due anni all’ufficio protocollo del Comune di Latina una mozione presentata dal Nodo di Latina del Comitato No Corridoio Autostrada Roma-Latina (un comitato civico spontaneo che da anni informa e propone riguardo alla Pontina) che impegnerebbe il sindaco di Latina a discutere in una nuova conferenza dei servizi il progetto autostradale e tramutarlo in un adeguamento in sicurezza; proprio come hanno fatto, votando le mozioni nei rispettivi consigli, i comuni di Roma, Ardea e Pomezia, nelle più varie maggioranze di ogni colore politico. Un adeguamento che deve partire subito, stornando quei soldi di Stato del Cipe (468 milioni di Euro) dal progetto a pedaggio nefasto alla messa in sicurezza, più sostenibile economicamente e più rapida nei tempi. C’è già un precedente per il Corridoio gemello, quello tirrenico nord (la Pontina è quello sud), che da Civitavecchia a Cecina ha disposto, invece dell’autostrada a pedaggio, la messa in sicurezza. Da gennaio la Sr Pontina diventerà Ss Pontina, e la competenza passerà da Autostrade del Lazio, un ente regionale sostanzialmente inutile se non che per il progetto dell’opera disastrosa, ad Anas. Sarà lo Stato a decidere, e magari ci toglieremo di torno i dibattiti regionali e locali dove sembra tutto a senso unico. Speriamo.

Cosa si deve aspettare ancora, oltre al disastro di questa mattina?

Articolo precedente

STANZIATI 1 MLN EURO PER EMERGENZE SOCIO-ASSISTENZIALI DEI PICCOLI COMUNI

Articolo successivo

RIO MARTINO: LA PEDANA PER DISABILI ROMPE GLI ORMEGGI

Ultime da Cronaca