Terracina, la minoranza interviene sulla questione degli spazi culturali chiusi discussa nella Commissione del 17 maggio scorso: “Il Piano di Riapertura non esiste ed il partito Fratelli d’Italia deve assumersi, davanti ai cittadini, le responsabilità storiche di questo fallimento”
“Una città che in questi anni ha colpevolmente assistito alla chiusura di tutti gli spazi culturali pubblici. Tutti chiusi per un motivo o per un altro, qualcuno davvero anche poco comprensibile, privandola, di fatto, di un luogo, almeno uno, adeguato per attività culturali come mostre, presentazioni, concerti, eventi, dibattiti e confronti pubblici.
Nonostante, siano stati molti i tentativi da parte della cittadinanza di chiedere spazi attrezzati multifunzionali, con petizioni e proposte come quelle della Casa della Cultura presso l’ex Mercato Arene o quello di destinare Palazzo Braschi (uno dei gioielli architettonici della città) a Pinacoteca comunale sulla scia dell’omologo palazzo Braschi di Roma, la situazione è andata progressivamente peggiorando con la chiusura del Palazzo della Bonificazione Pontina a seguito del disastro climatico del 28 ottobre 2018, del Castello Frangipane, della Torre degli Acso, della Biblioteca Olivetti, della sala Appio Monti e di tante chiese del centro storico
Non volendo toccare il tasto dolentissimo della mancanza di un Teatro e di una sala concerti, pure chiesti a gran voce dalle decine di associazioni, maestri e solisti di altissimo livello, ensemble musicali o compagnie di teatro della Città (alcune riconosciute a livello nazionale e internazionale), costringendo molti ad andare nei paesi vicini, anche più piccoli di Terracina, per fruire di una offerta teatrale e musicale di livello o della vergogna degli spazi pubblici, mai realizzati, che il Comune con gli accordi sottoscritti con il privato avrebbe dovuto garantire al Calcatore e al Parco Arene, come Centri Congressi e spazi multifunzionali.
Ora quello che noi chiedevamo ed abbiamo continuato a chiedere in questi mesi come forze di minoranza è un Piano di Intervento straordinario per la riapertura degli spazi culturali chiusi che contenesse per ognuno degli interventi a piano, appurata la loro fattibilità tecnico-economica, un cronoprogamma e tutti gli adempimenti necessari per poter traguardare la riapertura del sito individuando obiettivi e responsabilità chiare.
Abbiamo quindi accolto con grande favore ed interesse, a seguito della presentazione in Consiglio di una mozione di un consigliere di FdI, poi stranamente ritirata, la convocazione della Commissione Lavori pubblici del 17.5.2024 che all’ordine del giorno prevedeva il punto: Ricognizione dei Beni Archeologici Storico e Culturali, nello specifico stato dell’arte e fruizione (Tempio di Giove Anxur, Le Favisse, Museo Civico PIO CAPPONI, Palazzo della Bonifica, Castello Frangipane, Convento San Domenico, Torre di ACSO, Palazzo Tescola, Chiesa Dell’Annunziata, Palazzo Braschi, Sala Appio Monti, Acquedotto Borgo Hermada), pensando che questa Amministrazione dopo mesi di assordante silenzio e dopo la pantomima della mozione poi ritirata, avesse finalmente deciso di rendere pubblico ed illustrare il suo Piano di riapertura dei siti chiusi da anni e sui quali né il Documento Unico di Programmazione – DUP, né il Bilancio di previsione e né il Triennale delle opere avevano fatto chiarezza tanto da suscitare qualche perplessità anche all’interno della stessa maggioranza con FdI, il partito di maggioranza relativa, che presentava, sul tema, addirittura un emendamento al DUP evidentemente non convinta e non soddisfatta degli impegni assunti e condivisi dalla sua stessa maggioranza nei principali documenti di programmazione dell’Ente.
Purtroppo dalla discussione del punto in Commissione è emerso non solo che questo Piano ancora oggi (a distanza di quasi un anno dall’insediamento) non esiste, ma non si ha neanche idea di come farlo, di quali siano i problemi e di come affrontarli. Una situazione a dir poco imbarazzante, tra l’altro alla presenza di alcuni cittadini che assistevano come uditori. Pensavamo che la situazione non fosse certamente rosea ma apprendere che, dopo un anno di questa Amministrazione, a parte alcune attività in corso per il Palazzo della Bonificazione Pontina, per il resto della lista dei luoghi all’ordine del giorno non ci sono attività in corso e soprattutto non si ha alcuna idea di se, come e quando questi siti potranno essere riaperti e restituiti alla collettività, è davvero sconfortante e preoccupante per il futuro della città.
Quanto emerso nella Commissione ci preoccupa molto come forze di minoranza, perché se da un lato è emersa, in tutta la sua gravità, la difficoltà da parte di questa Amministrazione insediatasi un anno fa, di affrontare in modo efficace i problemi, evidenziando lacune gravi sul piano tecnico-amministrativo ed organizzativo, con rimpalli di responsabilità tra diversi uffici e nessuna chiarezza sugli obiettivi e su chi ne sia davvero responsabile, dall’altro non possiamo far finta che invece in questi anni le cose andassero meglio, perché questi siti sono chiusi ormai da anni.
Vale la pena precisare come la chiusura di molti siti archeologici e culturali della nostra città dipenda direttamente da scelte politiche riconducibili alle gestioni del settore lavori pubblici che non hanno ritenuto prioritario, di volta in volta, investire risorse, peraltro anche disponibili, in ristrutturazioni e ottenimento delle necessarie certificazioni. Orbene, dal 2011 al 2021, tutti gli assessori che si sono via via succeduti ai lavori pubblici sono stati diretta espressione del partito di Fratelli d’Italia.
Allora è evidente che quel partito, che guida questa maggioranza ma soprattutto guida questa città dal 2011, non può pretendere di lavarsene le mani, presentando emendamenti e mozioni strumentali, nel tentativo puerile di scaricare le responsabilità sugli ultimi arrivati, e continuando ad aggredire verbalmente la minoranza accusandola di poca collaborazione nella soluzione dei problemi o di pretestuosità negli interventi in commissione ed in Consiglio.
Perchè in questi anni questa città non si è governata da sola, ma l’ha governata quel partito, assumendo impegni con i cittadini, e allora quel partito deve prendersi le sue responsabilità politiche che sono evidenti, perché non è che si può continuare a giocare facendo finta che ogni volta che si insedia una nuova Amministrazione si ricomincia da zero, tutti puri e candidi, perché il passato conta e la storia recente amministrativa di questa città ci racconta di superficialità, di decisioni sbagliate, di inefficienze amministrative inaccettabili e di una politica che ha fallito drammaticamente nella sua funzione e nel suo compito che è quello di migliorare la qualità della vita, il benessere e la crescita culturale dei cittadini e nel caso specifico ha fallito e continua a fallire in uno dei suoi obiettivi principali, strumentale alla sua crescita economica, ovvero la fruizione, la gestione e la valorizzazione del suo straordinario patrimonio storico, artistico, archeologico e ambientale, come ci dimostrano le tante vicende, non ultima la mancata approvazione della proposta articolata di realizzazione di un Parco Archeologico cittadino per provare a ricevere più finanziamenti regionali.
Pensare che si possa riscrivere la storia fallimentare nella gestione dei beni culturali della città di questi anni, con l’inaugurazione finta del Teatro Romano o con l’annuncio elettorale altisonante di gloriosi affreschi restaurati all’interno dell’oratorio del piccolo tempio del santuario di Monte Sant’Angelo, con quello che raffigura San Silvano, ritenuto oggi la più antica immagine del santo, un’operazione di facciata utile solo a tirare la volata a qualcuno che ha costruito una carriera politica letteralmente sulle rovine (non solo archeologiche) della città, a partire dal dissesto. Una Amministrazione teleguidata, l’ennesima, pronta ad esaudire ogni suo volere e che sembra governare la città pro tempore, in attesa, che quel qualcuno, un giorno, decida di tornare, considerando Terracina un suo possedimento. Una città sospesa ed una classe dirigente che l’amministra oramai ininterrottamente da 20 anni che non ha nessuna capacità e nessuna reale volontà di voler cambiare davvero rotta, una rotta che sembra più devota alla gestione ottimizzata di pacchetti di voti senza volto che al rispetto delle esigenze e dei bisogni dei cittadini e delle imprese, soprattutto quelle culturali.
Pertanto, come responsabili delle forze politiche di opposizione e consiglieri di Minoranza, alla luce della penosa riunione della Commissione lavori pubblici del 17 maggio scorso, chiediamo un immediato intervento del Sindaco e del Presidente del Consiglio per inserire subito all’Ordine del Giorno del prossimo Consiglio comunale il tema del “Piano di riapertura dei siti culturali”, affinché la questione possa essere affrontata, discussa e dibattuta dall’intero Consiglio comunale e portata a conoscenza di tutta la cittadinanza”.
Così, in una nota congiunta, i consiglieri di minoranza Gabriele Subiaco, Alessandro Di Tommaso, Pierpaolo Chiumera, Fabrizio di Sauro, Barbara Cerilli, Daniele Cervelloni e Giuseppe Masci.