SPACCIO ALLE CASE “ARLECCHINO”: CHIESTE CONDANNE PESANTI PER I GEMELLI SPINELLI E I FRATELLI BEVILACQUA

Latina, alle battute finali il processo per i quattro uomini accusati di spaccio presso le case popolari “Arlecchino”

Chieste condanne pesanti per gli spacciatori delle case Arlecchino. Il pubblico ministero di Latina, Giuseppe Miliano, nella sua requisitoria, ha descritto la vicenda che ha coinvolto i fratelli Bevilacqua e i gemelli Spinelli, seppur minima, esemplificativa del meccanismo dello spaccio presso le case popolari. Per i due fratelli Bevilacqua chiesti 6 anni di pena ciascuno; per i gemelli Spinelli, 4 anni a testa.

Il materiale sequestrato dai Carabinieri

È un processo minore rispetto alle accuse dalle quale sono stati travolti negli ultimi mesi i fratelli Mattia e Yuri Spinelli, considerati i “ras” delle case “Arlecchino, in cui hanno realizzato una florida piazza di spaccio tanto da attirare le attenzione di forze dell’ordine con diversi arresti e le invidie di almeno un’altra fazione rivale dedita allo smercio di droga. Proprio da questa tensione è nata la cosiddetta faida per lo spaccio con tanto di attentati incendiari e bombe a Latina.

Lo scorso 10 luglio, il Gup del Tribunale di Latina, Laura Morselli, ha rinviato per spaccio i due gemelli 20enni Yuri e Mattia Spinelli e i fratelli Fausto e Ernesto Bevilacqua, 49 e 59 anni, tutti e quattro accusati di spaccio di sostanze stupefacenti.

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Il processo è iniziato lo scorso 12 novembre, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Elena Nadile, che ha accolto, con il consenso delle parti, l’istanza della difesa che ha chiesto di acquisire tutti gli atti del fascicolo del pm e la rinuncia ai testimoni.

Dopo il loro arresto avvenuto nella notte del primo febbraio scorso ad opera dei Carabinieri di Latina, interrogati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, i fratelli Bevilacqua si avvalsero della facoltà di non rispondere. Al termine dell’interrogatorio di convalida, il Gip aveva sciolto la riserva, confermando per entrambi il carcere e disponendo un’ordinanza di custodia cautelare. Entrambi, al momento, dopo istanza della difesa, sono ristretti ai domiciliari in una casa non troppo lontana dalla Arecchino. Inoltre, recentemente, la loro casa popolare è stata sgomberata e requisita ai due fratelli Bevilacqua, sia perché sarebbe stata provata attività illecita nell’appartamento Ater, sia per un morosità da migliaia di euro.

L’arresto era stato eseguito dai Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina e del Nucleo Operativo Radiomobile di Latina, coadiuvati dai Carabinieri della Stazione di Latina, all’esito di un mirato servizio di polizia giudiziaria finalizzato a contrastare il traffico di sostanze stupefacenti.

Nello specifico, all’esito di mirata attività info-investigativa, i Carabinieri avevano sottoposto gli indagati a perquisizione personale e domiciliare, nella zona delle case popolari “Arlecchino”, tra via Bachelet e via Guido Rossa. Tale attività di polizia giudiziaria aveva permesso ai militari dell’Arma dei Carabinieri di rinvenire nella disponibilità degli indagati circa 4 grammi di sostanza stupefacente di vario tipo (cocaina e marijuana), materiale per il confezionamento della predetta sostanza e la somma di 1500 euro, ritenuto provento dell’attività di spaccio. Nella stessa circostanza, furono coinvolti anche i gemelli Spinelli sorpresi a vendere la droga a un acquirente; dopodiché i Carabinieri risalirono anche ai fratelli Bevilacqua. 

I quattro imputati sono difesi dagli avvocati Massimo Frisetti, Marco Nardecchia e Gaetano Marino. Lo scorso 12 novembre, sono stati esaminati i due fratelli Bevilacqua presenti in aula. Il maggiore dei due ha spiegato di fare uso di crack e la sostanza ritrovata dai Carabinieri era esclusivamente ad uso personale. Per quanto riguarda i fratelli Spinelli, entrambi gli imputati hanno detto di vederli spesso alle case Arlecchino in quanto si recano nel complesso per andare a trovare la nonna. A margine dell’udienza, la difesa ha chiesto una misura meno restrittiva per i Bevilacqua, invocando il più lieve obbligo di firma. Alla richiesta si è opposto il pubblico ministero che, nel caso in cui fosse accolta la richiesta, ha chiesto che ai due imputati sia applicato il braccialetto elettronico. Il processo si concluderà oggi dopo che gli avvocati difensori hanno svolto le loro arringhe difensive.

Gli avvocati Nardecchia, Frisetti e Marino hanno chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste per i Bevilacqua e per non aver commesso il fatto rispetto ai gemelli Spinelli. Secondo la difesa, non vi è prova granitica che ci sia stato scambio di droga con gli Spinelli, né ci sarebbe prova di una piazza di spaccio alle case Arlecchino. Né è attendibile l’identità dell’ucraino che avrebbe comprato la droga.

L’avvocato Marino mette in dubbio, nella sua arringa, anche che l’auto noleggiata per lo spaccio di droga sia stata collocata davanti a casa Spinelli. Ambigua, poi, sarebbe anche l’identità di chi avrebbe partecipato, tra i gemelli, al traffico di droga, in quanto non sarebbe possibile distinguerli, essendo gemelli.

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