Angelilli “Nella sola Regione Lazio su 600.000 imprese mancano all’appello 500mila professionalità”. Se ne è parlato al Maxxi in occasione della presentazione del Rapporto FondItalia 2024
“La formazione e l’aggiornamento delle competenze sono la priorità, perché le imprese e i lavoratori hanno bisogno di una formazione continua, che sia super aggiornata e che si allinei a quelle che sono le esigenze del mercato. Faccio un esempio, nel Lazio ci sono quasi 600.000 imprese, ma mancano all’appello circa mezzo milione di figure professionali. Alcune di queste non sono proprio disponibili o sono carenti, altre invece necessitano di un aggiornamento che non è sempre disponibile. Quindi un sistema produttivo per essere e per rimanere competitivo ha bisogno della ricerca, dell’innovazione, ma soprattutto della formazione, dell’aggiornamento delle competenze. Il modo migliore è mettere a sistema tutti gli attori protagonisti: dalle istituzioni, come il ministero competente, le regioni che svolgono un ruolo fondamentale, in quanto utilizzano i fondi comunitari (ndr il Fondo sociale europeo è erogato proprio dalle regioni) e tutti gli altri soggetti compresi i fondi professionali.
Una sinergia pubblico-privato che può dare grandissimi frutti in termini di tempestività, di efficienza e di qualità dell’offerta formativa”. Lo ha detto Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio e assessore allo Sviluppo economico, che è intervenuta al convegno FondItalia sulle “politiche a sostegno dell’economia” che si è svolto stamattina al Maxxi.
Ultimo atto del road show di presentazione del Rapporto FondItalia, dopo le tappe di Bari, Milano, Torino, Palermo e Napoli, l’evento ha rappresentato un momento di confronto e analisi tra imprese, parti sociali, società e istituzioni sulle trasformazioni in corso nel campo delle politiche per l’occupazione e la formazione professionale.
Oggi i Fondi rappresentano oltre 9,5 milioni di lavoratori e 740 mila imprese.
“I flussi finanziari garantiti dai Fondi professionali, annualmente, sono 400 milioni contro i 140 milioni di tutto il Fondo Sociale Europeo delle regioni che si rivolgono, mediamente, a circa un milione di lavoratori ogni anno –ha sottolineato Egidio Sangue, direttore di FondItalia– Abbiamo una struttura consolidata nel tempo che ha garantito risultati consentiti da una legislazione che non esiste minimamente in quanto i Fondi professionali, oltre alla norma istitutiva, sono stati di volta in volta regolamentati da circolari e da pareri a prescindere da una normativa univoca e chiara”.
Eppure il bisogno formativo è particolarmente avvertito sia da parte delle aziende che dei lavoratori. Nel Lazio, ad esempio, il 48,2% delle imprese ha svolto o intende svolgere formazione a conferma della necessità di investire in un ambito essenziale.
“Non si possono pensare le attività produttive, le imprese, l’artigianato, tutto il sistema economico senza un adeguato aggiornamento professionale. Mai come oggi, la formazione professionale è un’emergenza perché ci troviamo di fronte a un mondo in continua evoluzione.
La transizione energetica, l’innovazione, la digitalizzazione, la ricerca – prosegue Roberta Angelilli -non sono una questione che riguarda poche imprese, o aree territoriali specifiche, ma riguarda tutti, nessuno escluso. Pensiamo all’artigianato. Qualcuno può pensare che l’artigianato sia fuori dalla necessità delle competenze, dell’innovazione, perché magari è artigianato tradizionale, addirittura artistico. Assolutamente no. Nella nostra regione, se non si garantisce un passaggio di competenze per un settore che rappresenta il 16% delle attività produttive, il rischio di chiusura delle attività sarà molto alto. Parliamo di microimprese che stanno lavorando bene, che hanno resistito durante il Covid e che sono assolutamente performanti, ma senza un passaggio di competenze adeguato il rischio di chiusura è molto elevato”.
La formazione offerta da FondItalia ha visto, nel periodo 2010/2023, più di 7.500 progetti approvati e finanziati su scala nazionale, per un importo totale di oltre 107 milioni di euro di contributi approvati, l’adesione di 830mila lavoratori e di quasi 150mila imprese provenienti da tutti i comparti, soprattutto microimprese (fino a 9 dipendenti) che rappresentano il 91% del totale, a cui si aggiunge l’8% di piccole imprese, con un numero di dipendenti compreso tra i 10 e 49.
Il Fondo, che in questi 15 anni di attività è cresciuto costantemente, si è confermato il punto di riferimento per le microimprese (da 1 a 9 dipendenti), che costituiscono il 91% delle imprese aderenti, in prevalenza localizzate nel Sud e nelle Isole (64%); il Rapporto 2024 conferma, rispetto al Rapporto 2022, questa crescita (due punti percentuali).