SOMBRERO, DISPOSTO LO SGOMBERO

Ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi e sgombero per lo stabilimento balneare di Terracina denominato “Sombrero Beach Club”.

In forza dell’ultima sentenza del Consiglio di Stato, arrivata dopo la prima metà di marzo, la dirigenza del demanio marittimo del Comune di Terracina ha disposto una ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi e sgombero in riferimento allo stabilimento balneare “Sombrero Beach Club”.

L’ordinanza prescrive a Ivano Perrone, ormai ex concessionario poiché decaduto per via di due sentenza – Tar e Consiglio di Stato -, lo sgombero immediato, e comunque entro e non oltre la data del 20 maggio 2025, dell’area demaniale marittima identificata nei titoli demaniali, afferente l’occupazione di una zona demaniale marittima della superficie complessiva di 2.500 metri quadrati, situata a Terracina, in Viale Circe.

Lo stabilimento balneare p costituito da un corpo principale in muratura acquisito tra le pertinenze dello Stato destinato a bar, annessi servizi ed opere complementari ed arenile asservito per la posa di ombrelloni e sdraio. Perroni dovrà rimuovere tutte le attrezzature, insegne, arredi, piante arboree ed altro, ripristinando lo stato dei luoghi originario, rilasciando l’area suddetta, ad oggi occupata sine titulo.

Perroni, come noto, dovrà affrontare un processo per gli abusi edilizi nello stabilimento balneare di Terracina, insieme al dirigente del Comune di Terracina, Corrado Costantino, e al geometra Giuseppe Zappone.

A decidere per il rinvio a giudizio dopo l’udienza pre-dibattimentale è stato il giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa. I tre imputati – coinvolti anche nella maxi indagine denominata “Free Beach” – sono difesi dagli avvocati Luca Giudetti, Giulio Mastrobattista e Pietro Iannitti.

La struttura del Sombrero, in Viale Circe, nel corso degli anni, ha subito anche due sequestri e altrettanti dissequestro in riferimento a questo indagine. I primi sigilli furono eseguiti a febbraio 2022 dalla Guardia Costiera, insieme ai Carabinieri della Compagnia di Terracina.

Secondo gli inquirenti, sarebbero intercorsi, nelle more dei lavori, violazioni degli strumenti urbanistici generali, vieppiù in assenza dí specifiche disposizioni plano-volumetriche e in contrasto con il Piano di utilizzazione degli arenili del litorale dí Terracina.

Gli abusi sarebbero stati perpetrati all’interno della fascia di rispetto costiera dei 300 metri dalla battigia del mare e sottoposta a vincolo dí tutela paesaggistica.

Nel 2019, il Servizio Attività Produttive del Comune di Terracina avevano rilasciato un parere contrario sul progetto presentato proprio da Zappone. Secondo il Suap, i nuovi interventi edilizi avrebbero alzato la struttura se confrontata con quella in essere e rispetto ai muri di parapetto del marciapiede pubblico. Le costruzioni, infatti, avrebbero limitato “la libera visuale del mare dagli spazi pubblici pedonali e carrabili del lungomare”. A concedere il via libera con varie prescrizioni (su tutte: lasciare libera la visuale) fu il Mibac e di seguito il Comune diede il permesso ai lavori, offrendo il lasciapassare, però, su prospettazioni fittizie di Zappone.

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