
Orazio Ruggieri
ITRI – Se i Sumeri e altri popoli dell’antica Mesopotamia hanno elevato la figura di Gilgamesh a icona dell’eroe rappresentativo della loro identità, se gli Assiri tenevano in grandissima considerazione il “duro” Nergal, così come gli Egizi attribuivano a Horus i paradigmi vincenti della loro onnicomprensiva supremazia; e se Omero, tanto per limitarci all’età
classica, ha individuato i suoi eroi in Achille, Aiace o Diomede, coniugando, con queste figure, l’immagine del leader che affascina perché macchina distruttrice di vite umane, c’è tutto un altro filone, della letteratura epica, che riscopre e celebra l’eroe custode e tutore della famiglia, della Patria, dei Lari o dei Penati. E, prima di giungere a scorrere i moderni nomi di Gandhi, di madre Teresa di Calcutta, di Salvo D’Acquisto e, per fortuna, di tanti altri ancora, già con la figura di Ettore, l’eroe troiano che, incontrando per l’ultima volta, alle porte Scee, la sua adorata Andromaca, che lo supplicava a tirarsi indietro dalla prima linea bellica e palleggiando tra le sue paterne braccia il figlioletto Astianatte, iniziò a configurare il personaggio epico apportatore di pace e non più la macchina da guerra tanto cara ai cantori della forza bruta e annientatrice di donne, bambini, anziani e persone in
genere.


“Riappacificazione che – si è ben evidenziato – non significa dimenticare quella bruttissima pagina di sangue e morte e, neppure, chiusura di un orrendo episodio che ancora fa sanguinare ferite mai completamente rimarginate in Sardegna e a Itri, ma punto di partenza per la costruzione, in armoniosa sinergia, di un futuro positivo e migliore per le due comunità che tanti punti similari hanno nelle loro cultura, abitudini e valori ispiratrici della quotidianità”.
