Società farlocche e crediti tributari fasulli: l’inchiesta della Guardia di Finanza di Catania arriva anche a Latina, finisce ai domiciliari un commercialista che, secondo l’accusa, certificava, crediti inesistenti (da qui il nome dell’indagine “Fake Credits”: crediti falsi)
In data odierna, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania ha dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo, su richiesta della Procura di Catania, nei confronti di 30 persone (3 ristrette in carcere, 21 agli arresti domiciliari e 6 raggiunte dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno) indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione continuata di reati tributari e, in particolare, di indebite compensazioni (attraverso l’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti) aggravate dalla partecipazione di professionisti.
Gli inquirenti hanno documentato il “reperimento e costituzione di società “farlocche” in mano a prestanome, titolari di crediti impositivi puntualmente emergenti dalle dichiarazioni fiscali presentate”. In questo sistema sarebbero intervenuti i “certificatori” Paolo Bigi, Giuseppina Licciardello, Gian Mario Gallo e il commercialista “latinense”, con studio nel sud pontino, Pasquale Toscano, “chiamati ad apporre il cosiddetto visto di conformità (visto leggero) attestante la regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza dei dati esposti in dichiarazione alle risultanze delle scritture contabili e alla relativa documentazione sia per le imposte sui redditi sia ai fini I.V.A.”. I crediti tributari fasulli sarebbero stati commercializzati “a beneficio delle società”.
L’operazione condotta dal Gruppo Tutela Finanza Pubblica del Nucleo P.E.F. di Catania, convenzionalmente denominata “FAKE CREDITS”, sotto la direzione del gruppo di magistrati della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, specializzati nel contrasto ai reati fallimentari e tributari, è stata caratterizzata dall’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali nonché di accertamenti bancari unitamente alla disamina (a riscontro) di documentazione contabile ed extracontabile nonché di materiale informatico acquisito nel corso di una perquisizione locale disposta da questo Ufficio. La complessa investigazione, dispiegatasi da febbraio del 2019 all’aprile di quest’anno, ha tracciato la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi di cui oltre 9,5 milioni utilizzati per indebite compensazioni.
L’efficace attività repressiva posta in essere dalla Guardia di Finanza di Catania trae origine dall’esecuzione di una verifica fiscale svolta nei confronti di un Istituto di Vigilanza Privata con sede in Belpasso (Catania), conclusasi, tra l’altro, con la segnalazione al competente ufficio finanziario di violazioni in materia di indebite compensazioni per oltre 2,8 milioni di euro.
Lo schema fraudolento, ideato e alimentato da una rete di professionisti attivi su tutto il territorio nazionale, ricostruito dai Finanzieri, anche attraverso una meticolosa ricostruzione dei flussi finanziari generati dalle operazioni commerciali finite sotto la lente di ingrandimento degli investigatori economico- finanziari, si snodava lungo le seguenti fasi:
- reperimento e costituzione di società “farlocche” in mano a prestanome, titolari di crediti impositivi puntualmente emergenti dalle dichiarazioni fiscali presentate: è in questa fase che intervenivano i certificatori, chiamati ad apporre il cosiddetto visto di conformità (visto leggero) attestante la regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza dei dati esposti in dichiarazione alle risultanze delle scritture contabili e alla relativa documentazione sia per le imposte sui redditi sia ai fini I.V.A.;
- commercializzazione dei crediti tributari fasulli a beneficio delle società sopra specificate caratterizzate da consistenti esposizioni con l’Erario;
- effettuazione delle operazioni di compensazione crediti tributari fittizi – debiti tributari reali mediante compilazione e inoltro telematico dei modelli di pagamento; fase realizzativa curata da uno degli indagati principali e dagli altri professionisti che certificavano i crediti fittizi delle società accollanti “farlocche”;
- gestione dei corrispettivi originati dagli accolli e dalle operazioni di cessione del credito: in questa fase, i consulenti, attraverso un’associazione tra imprese e titolari di imprese che opera nell’area del Mediterraneo, gestivano direttamente, e a loro piacimento, tutti gli introiti generati dalle illecite compensazioni. Gli accertamenti bancari eseguiti nel corso delle indagini hanno permesso di constatare che le società indebitate, accollate/cessionarie, hanno versato alla predetta associazione oltre 6,3 milioni di Euro che, ovviamente, non venivano riversate alle accollanti/cedenti, ma trattenute dal sodalizio criminale; solo 700 mila euro risultavano impiegati per pagamenti a favore di un fideiussore svizzero e di alcune accollanti fittizie, queste ultime società strumentali allo svuotamento dei conti della citata C.
L’associazione tra imprese e titolari di imprese giocava, dunque, un ruolo decisivo nell’iter delittuoso appena descritto annoverando tra gli associati società costituite al solo fine di esporre nelle dichiarazioni fiscali, presentate nel corso della loro breve vita, crediti d’imposta fittizi. La stessa, che disponeva di professionisti incaricati di apporre il cd. visto di conformità nelle dichiarazioni attestanti i falsi crediti erariali, offriva ai propri convenzionati gravati da debiti tributari, la possibilità di beneficiare di crediti erariali inesistenti proponendo un fideiussore svizzero (peraltro non abilitato a svolgere attività finanziaria in Italia) per garantire le operazioni commerciali e, da ultimo, incassare in nome e per conto delle accollanti/cedenti gli ingenti corrispettivi pattuiti per le operazioni di accollo/compravendita dei crediti.
Gli associati, imprese beneficiarie delle citate finalità illecite, sfruttavano la possibilità di alleggerire la propria posizione debitoria con l’Erario, ottenendo un vantaggio economico pari ad almeno il 20% del carico impositivo dovuto; queste imprese non avevano remora ad affidare ingenti somme di denaro alle società accollanti/cedenti prima, e alla confederazione poi, ben consapevoli del vantaggio finanziario che ne sarebbe derivato. Plurimi sono gli elementi indiziari a sostegno della consapevolezza dei soggetti imprenditoriali beneficiari delle indebite compensazioni circa la partecipazione a un preciso disegno criminoso: un esame superficiale del bilancio pubblicato dalle società detentrici dei crediti fittizi pone pochi dubbi circa la non veridicità dei dati economici esposti; la scelta del fideiussore svizzero (nemmeno iscritto negli albi tenuti dalla Banca d’Italia) e la lettura della polizza assicurativa proposta inducevano a ritenere che le imprese accollanti non avrebbero prestato alcuna garanzia per l’adempimento degli obblighi assunti.
Altro elemento caratterizzante il modello evasivo fiscale ideato dal sodalizio criminoso è dato dalla partecipazione di imprese “portatrici” di crediti IVA certificati che in realtà erano soggetti economici inesistenti (solitamente di costituzione recente, dichiaravano la loro sede d’affari presso luoghi dove insistono realtà aziendali differenti, presentavano le dichiarazioni inziali necessarie ad avviare il circuito illecito e sono formalmente amministrate da persone prive di ogni capacità manageriali). Tali soggetti giuridici, in data odierna, sono stati raggiunti dal provvedimento cautelare del sequestro impeditivo delle quote societarie.
Tra gli arrestati ci sono nomi importanti in Sicilia (non solo) e, come detto, un commercialista “operativo su Latina”, il 54enne Pasquale Toscano (finito ai domiciliari) con studio a Minturno e Napoli, il quale non risulta tra i soggetti abilitati al rilascio del visto di conformità. Toscano è stato delegato all’assemblea di una società alberghiera di Formia (rappresentò i quattro soci di maggioranza della Bajamar srl negli anni dal 2015 al 2018), successivamente coinvolta in una vicenda di finti crediti Iva, di cui si è occupata la Procura di Cassino e la Gdf di Formia, affine ai fatti messi in luce dalla Procura di Catania.
Gli altri nomi dell’inchiesta: il Presidente dell’Associazione Datoriale “Confimed Italia” Antonio Paladino, socio e commercialista della Sigi, società che ha in corso le trattative per l’acquisto del Catania Calcio, Gesualdo Piazza, presidente della Cooperativa San Francesco, che gestisce centri di accoglienza per i richiedenti asilo nel Calatino. Tra gli indagati c’è anche Renato Balsamo, rappresentante legale della Ariel società cooperativa sociale, con sede a Catania, ritenuta “beneficiaria di crediti iva fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 450mila euro”. Balsamo è anche presidente del Cda della SIGI. Coinvolta anche Giuseppina Licciardello, commercialista catanese, ritenuta “a disposizione di Paladino”, presidente del collegio sindacale della Sigi.
Arrestati anche i professionisti Gaetano Sanfilippo, dipendente dello studio Paladino, suo collaboratore in Confimed e Andrea Nicastro, libero professionista consulente amministrativo, ritenuto “a disposizione di Paladino”. Ai domiciliari ci sono 21 tra professionisti e imprenditori, accusati di aver certificato “crediti inesistenti”: Paolo Bigi libero professionista e consulente amministrativo a Roma; Silvia Gregorini commercialista romana; Gian Mario Gallo, commercialista con studio a Segrate (Milano), il quale non risulta tra i soggetti abilitati al rilascio del visto di conformità.
I professionisti arrestati avrebbero costituito “un’associazione a delinquere finalizzata alla sistematica perpetrazione di reati tributari”, grazie anche alla collaborazione di un lungo elenco di imprenditori: Salvatore Debole (cl. 1957), amministratore di fatto dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R. con sede a Belpasso (CT), “società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti erariali per 2,9 milioni di euro”; Giuseppe Vetrano (cl. 1959), rappresentante legale della “Delivery Express s.r.l.s”, con sede in Catania (CT), esercente l’attività di “trasporto di merci su strada”, “società beneficiaria della cessione di crediti IVA fasulli compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari per 450.000 euro”; Gesualdo Piazza (cl.1975), rappresentante legale di “San Francesco Società Cooperativa”, con sede in Caltagirone (CT), che si occupa dell’accoglienza dei migranti, “società beneficiaria della cessione di crediti IVA fasulli utilizzati per la compensazione di 1 milione di euro di debiti erariali”; Fabrizio De Santis (cl. 1961), rappresentante legale della “Pachira S.r.l.”, “società che dichiarava quale attività (ora cessata) di cura e manutenzione del paesaggio, compresi parchi e giardini, con sede a Roma, portatrice” di crediti IVA inesistenti utilizzati per compensazioni per oltre 2,5 milioni di euro”; Maria Rosa Crocco (cl. 1958), rappresentante legale della “B suite società cooperativa”, “la quale dichiarava – scrivono gli inquirenti – quale attività (ora cessata) quella di ‘pulizia generale (non specializzata) di edifici’, già con sede in Rignano Flaminio (RM), anch’essa ‘generatrice’ di crediti Iva fasulli utilizzati per compensazioni con debiti tributari non onorati”; Carlo Noto (cl. 1965), rappresentante legale della “Quattrotempi S.r.l.”, “società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “organizzazione di convegni e fiere”, con sede a Roma, anch’essa società strumento per la compensazione di crediti di imposte non esistenti”; Roberto Pes (cl. 1965), rappresentante legale della “La Cartomatica S.r.l.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “servizi connessi a tecnologie informatiche”, con sede a Roma, “anch’essa società utilizzata per generare la compensazione di imposte per 1,3 milioni di euro”; Pietro Guardabascio (cl. 1964), quale rappresentante legale di “Il Garofalo S.r.l.s.”, con sede a Roma ed esercente l’attività di “ipermercato”, “società strumentale alla formazione di crediti tributari inesistenti da compensare con debiti tributari non assolti”; Sebastiano Di Meo (cl. 1951), residente a Minturno e rappresentante legale della società “Di Meo S.r.l.s”, azienda che dichiarava quale attività (ora cessata) “l’installazione di impianti per la distribuzione del gas”, con sede a Napoli, “anch’essa società utilizzata per generare una compensazione di imposte a favore dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.”; Cosimo Damiano Gallone (cl. 1982), attualmente detenuto preso la Casa circondariale di Verona per rapina aggravata, rappresentante legale di “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”, avente quale attività il “trasporto di merci su strada” con sede in Pero (MI), “anch’essa società veicolo per la creazione di crediti IVA fasulli; Mario Barrella (cl. 1962), anch’egli nella qualità di rappresentante legale della succitata “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”; Marco Maggio (cl. 1979), rappresentante legale di “Job Act Società Cooperativa”, attività dichiarata di “pulizia generale (non specializzata) di edifici”, avente sede a Milano, “società cooperativa utilizzata dagli indagati per la creazione di crediti IVA fittizi poi portati in compensazione”; Carmine Pelloni (cl. 1963), residente a Giulianello (Cori) e rappresentante legale della “Molly Malone 2015 S.r.l.s.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “catering per eventi, banqueting”, con sede in Segni (RM), “anch’essa utilizzata per generare la compensazione di imposte per circa 1,2 milioni di euro”; Davide Bertolini (cl. 1975), uno dei rappresentanti legali della “Textile Export S.r.l.”, avente sede in Roma (RM) ed esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di tessuti”, “società i cui crediti tributari fasulli sono stati ceduti per favorire l’inadempimento di debiti tributari di soggetti terzi”; Michele Antonio Gerardo Gallo (cl. 1945), anch’egli rappresentante legale della citata “Textile Export S.r.l.”.
Sono stati, invece, raggiunti dal provvedimento del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale alcuni imprenditori e professionisti: Claudia Debole (cl. 1983), quale rappresentante legale del già citato Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.; Giacomo Celesti (cl. 1970), rappresentante legale della “Business Projects industrial services s.r.l. unipersonale” avente sede ad Augusta (SR) ed esercente l’attività di “installazione di impianti telecomunicazioni e elettronici”, beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 3,9 milioni di euro. Indagati anche: Federico Risicato (cl. 1974), rappresentante legale della “Vigil Service s.r.l.” con sede in Belpasso (CT), “quale società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari effettivi per 62.000 euro”; Michele Spera (cl. 1967), rappresentante legale della “RE. POINT s.r.l.” avente sede a Ragusa, esercente l’attività di “altre attività di servizi connessi a tecnologie informatiche”, “società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 105.000 euro”; Rita Gianformaggio (cl. 1993), rappresentante legale della “New Solar s.r.l.” avente sede a Catania esercente l’attività di “altre attività di consulenza amministrativa”, “società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari complessivi per 252.000 euro”; Renato Balsamo (cl. 1953), rappresentante legale della “Ariel Società cooperativa Sociale” avente sede a Catania ed esercente l’attività di “altri servizi di sostegno alle imprese”, “società anch’essa beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 450.000”.