SIGILLI ALLA COOP DELLE AMBULANZE, LA RISPOSTA DEI CALDERONE: “CONVINTI DELLA NOSTRA ESTRANEITÀ”

Trasporti sanitari: sequestro su beni per oltre 10 milioni di euro a carico della cooperativa First Aid One Italia. La risposta degli avvocati difensori dei fratelli Calderone, coinvolti nell’inchiesta della Procura di Pescara

“Quali difensori di Antonio e Concetta Calderone – si legge in una nota firmata dagli avvocati Giorgio Perroni, Giorgia Cerami e Vincenzo Giacona Venuti – facciamo seguito alla pubblicazione di contenuti, sulle pagine di alcune testate online, relativi alle recente emissione, da parte dell’Autorità Giudiziaria di Pescara, di un provvedimento di sequestro, per un importo di oltre 10 milioni di Euro, rivolto ai fratelli Francesco, Antonio e Concetta Calderone, per rappresentare quanto segue.

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Innanzitutto dobbiamo segnalare che è totalmente falso che i Sigg.ri Francesco, Antonio e Concetta Calderone siano sottoposti agli arresti domiciliari; non esiste, invero, alcun provvedimento, emesso dall’Autorità Giudiziaria di Pescara, che abbia applicato una misura cautelare personale nei confronti dei predetti.

Oltre a quanto precede dobbiamo segnalare che dal contenuto di tali articoli sembrerebbe che il sequestro in questione costituisca l’esito di un’attività investigativa propria dell’Autorità Giudiziaria di Pescara e che esso, quindi, rappresenti un provvedimento nuovo ed ulteriore rispetto a quello già emesso nell’ambito di un’altra indagine, pendente a Pavia, che, proprio poiché qualificata in termini di alterità rispetto a quella pescarese, sembra risultare diversa ed autonoma, come se, in fatto, i Sigg.ri Calderone fossero sottoposti a due indagini parallele presso le Procure di Pavia e Pescara.
Ciò risulta errato in termini di fatto.

Ed invero, il sequestro in questione altro non è che la rinnovazione di una precedente misura cautelare reale emessa dal GIP di Pavia nell’ambito di un procedimento penale che quando, a distanza di ben tre anni dall’inizio delle indagini, è approdato in Tribunale, è stato prontamente trasmesso per competenza all’Autorità Giudiziaria di Pescara.

Ciò significa, innanzitutto, che la vicenda è la medesima già pendente a Pavia e che, allo stesso modo, il sequestro è lo stesso già emesso tempo addietro dal GIP di Pavia. Significa, ancora, che l’Autorità Giudiziaria di Pavia ha operato per oltre tre anni ed emesso provvedimenti in una condizione di piana incompetenza per territorio. Ma c’è un ulteriore dato che è doveroso per noi rappresentare.

Il sequestro di cui si tratta, in realtà, è stato applicato anche su disponibilità economiche di Antonio Calderone senza – dobbiamo ritenere – che né il PM richiedente, né il GIP che lo ha disposto, si siano resi conto che nei suoi confronti lo stesso provvedimento, allorché emesso dal GIP di Pavia, era stato annullato dal Tribunale del Riesame, la cui ordinanza, non essendo stata impugnata dal Pubblico Ministero, ha acquisito valore di giudicato cautelare: anche in questo caso, quindi, il sequestro non avrebbe potuto essere disposto ed abbiamo già provveduto ad impugnarlo dinanzi al Tribunale del Riesame.

Questo è ciò che è accaduto ad Antonio e Concetta Calderone: essere indagati da 4 anni da un PM che non avrebbe potuto procedere perché incompetente per territorio ed essere, Antonio Calderone, destinatario di un sequestro che è già stato annullato con provvedimento definitivo. Continuiamo, ovviamente, ad avere fiducia nella magistratura, convinti che l’estraneità di Antonio e Concetta Calderone dai fatti in contestazione, prima o poi, verrà riconosciuta”.

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