Un nuovo ed ennesimo suicidio nelle carceri italiane: stavolta è caputato a Rebibbia dove a togliersi la vita è stata la 52enne di Terracina, Daniela Zucconelli.
La donna è stata trovata impiccata nella sua cella dagli agenti di polizia penitenziaria. Stava scontando una pena di otto anni per tentato omicidio, relativa a un episodio avvenuto nel 2020 a Terracina.
Al momento sono in corso indagini della Procura di Roma per chiarire le cause del gesto e eventuali responsabilità, in un contesto già critico per le strutture penitenziarie della regione. Tra le prime domande degli inquirenti vi è il motivo per cui la detenuta non fosse sorvegliata in maniera adeguata, nonostante fosse seguita dall’Ufficio del Garante dei detenuti di Roma.
Zucconelli, insieme ad un’altra donna, accoltellò un uomo non lontano dal centro cittadino di Via Roma, a settembre del 2020. Giudicata col rito abbreviato, fu condannata a 8 anni di reclusione per tentato omicidio che stava scontando nel carcere romano. L’uomo fu accoltellato all’addome per motivi probabilmente riconducibili a questioni interne al mondo dei senza fissa dimora (dal denaro alla droga). Infatti, la donna aveva dietro di sé anni di disagio sociale, nonché di dipendenze.
Il carcere di Rebibbia risulta sovraffollato: la capienza regolamentare prevista è di 272 detenuti, mentre gli ospiti attuali sono 377, con 105 persone in più rispetto alla capacità prevista. La situazione interessa anche altri istituti del Lazio: a fine agosto 2025 la regione contava 6.827 detenuti su 5.308 posti regolamentari, con un sovraffollamento del 28,6%, in aumento rispetto al 27,4% di luglio.
La carenza di personale aggrava ulteriormente la situazione. Attualmente manca circa il 19% di agenti penitenziari, con soli 175 in servizio su 214 previsti, a fronte di un aumento dei compiti esterni e interni. L’insufficienza di personale causa accorpamenti di posti, sovraccarico di lavoro e ridotta capacità di sorveglianza, soprattutto nelle celle dove sono presenti detenuti con problemi psichiatrici.