Indagavano per lo scandalo del cimitero di Sezze e spuntò una storia collaterale di prostituzione minorile
Lo ha riassunto l’ex comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Latina, colonnello Michele Meola, nel corso dell’esame di oggi, 17 ottobre, dinanzi al terzo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, in cui ha testimoniato e risposto alle domande del pubblico ministero Giorgia Orlando e dell’avvocato Sinhue Luccone che difende il 56enne di Sezze, G.P., imputato per prostituzione minorile e cessione di stupefacenti nei confronti di minori.
Il militare dell’Arma ha spiegato che all’epoca dei fatti, anno 2019, stavano indagando su quello che è poi sfociato nella cosiddetta indagine Omnia 2, lo scandalo del cimitero di Sezze il cui processo inizierà il prossimo 12 febbraio. Uno spaccato di festini al cimitero setino che è approdato anni fa anche nella cronaca nazionale.
Ad ogni modo, come ha ricostruito l’ex comandante Meola, a settembre 2019, i Carabinieri del nucleo investigativo, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma (l’indagine Omnia 1 sul giro di prostituzione messo in piedi anche dall’ex custode del cimitero setino, Fausto Castaldi era condotta dai carabinieri capitolini), concordando con le risultanze investigative prodotte dal predetto reparto, avevano tratto in arresto, l’imputato odierno, di professione operaio.
I militari dell’Arma avevano notificato, inoltre, la misura cautelare del divieto di avvicinamento a tutti i luoghi frequentati dal predetto, ad una donna di 46 anni anche lei di Sezze, ritenuta responsabile del reato di estorsione aggravata. Si trattava della madre della ragazzina rumena che avrebbe tentato di estorcere l’imputato. Un reato per cui, secondo quanto sollevato in aula dall’avvocato Luccone, la donna è stata assolta con sentenza passata in giudicato.
Le indagini, svolte anche mediante l’ausilio di attività tecniche ed audizioni protette, effettuate dal reparto analisi criminologiche del Racis (Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche) di Roma, avevano consentito di far emergere che il 50enne, previo pagamento di denaro e la cessione di sostanza stupefacente di hashish, avrebbe compiuto in più circostanze atti sessuali con una minore, all’epoca dei fatti quattordicenne.
La madre della minore dapprima aveva omesso il dovere giuridico genitoriale di denunciare gli atti sessuali e, successivamente, avrebbe indotto l’uomo ad avere ulteriori rapporti con la ragazza, ricevendo da quest’ultimo dazioni di denaro previa minaccia di rivolgersi ai Carabinieri qualora non avesse ottemperato al pagamento.
Il 56enne avrebbe consumato i suoi rapporti con la quattordicenne nelle vicinanze della stazione di Sezze Scalo, in auto, alla presenza anche di un’altra ragazza minorenne. Il processo, rinviato alla data del 12 febbraio (il giorno in cui inizierà il processo Omnia 2), vedrà nella prossima udienza l’esame di altri testimoni. A rischio prescrizione il reato di cessione di droga.