‘Ndrangheta, sequestro Madaffari: intervengono “Reti di Giustizia – il sociale contro le mafie” e il Coordinamento Antimafia Anzio e Nettuno
“Nelle prime ore di questa mattina (6 novembre) è stato effettuato, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei Comuni di Anzio, Nettuno ed Aprilia, il sequestro anticipato di beni, finalizzato alla confisca, nei confronti di Giacomo Madaffari, considerato al vertice della locale radicata nell’area a sud di Roma e con propaggini nella provincia di Latina.
Come Associazioni impegnate da anni sul fronte dell’antimafia sociale nei nostri territori, riteniamo che tale notizia abbia una grande rilevanza, non riducibile alla sola preservazione dell’ “ordine pubblico”, e debba portarci nuovamente a prendere piena consapevolezza attiva circa il radicamento delle organizzazioni criminali e mafiose, sui fattori sociali, politici e culturali che le favoriscono e di come queste contino sull’indifferenza diffusa e sull’omertà di chi subisce o testimonia soprusi ed ingiustizie, anche per ottenere convenienze immediate , per non parlare della connivenza, manifestata a vario titolo anche nelle amministrazioni locali.
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Vogliamo ricordare, infatti, come il sequestro si inserisca nell’ambito dell’operazione “Tritone”, la quale il 16 febbraio 2022 aveva portato all’arresto di 68 persone indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata, detenzione illegale di armi, fittizia intestazione di beni e anche attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
Questo il contesto nel quale sono stati disposti anche il commissariamento e lo scioglimento, dei comuni di Anzio e Nettuno a seguito dei numerosi contatti e le contiguità evidenziate tra gli indagati e i rappresentanti dei due Enti locali, concretizzatasi con l’aggiudicazione di appalti “ricorrendo, ove necessario, all’intimidazione con modalità mafiose”.
Non ci stancheremo mai di ripetere come i sodalizi criminali/mafiosi radicati nel nostro territorio e il pensiero mafioso che travalica di molto l’ambito considerato criminale in senso stretto, permeando l’agire politico, sociale ed economico su vari livelli e in modo trasversale, possano e debbano essere combattuti, non solo sul fronte repressivo (ovviamente fondamentale) ma soprattutto su quello preventivo, tramite l’azione quotidiana delle associazioni, delle scuole, delle forze sociali, delle parti sane delle istituzioni e, in ultima istanza, di ognuno di noi.
Non parliamo di retorica fine a sé stessa ma di sensibilizzazione attiva, formazione, messa a disposizione degli strumenti per riconoscere e combattere i fenomeni mafiosi, creazione di spazi sociali che riempiano quei vuoti dove prolificano le mafie, giustizia sociale diffusa per togliere dalle mani di quest’ultime quel “welfare sostitutivo” di stampo criminale che soggioga le persone fino a privarle della loro dignità in cambio di benefici immediati.
Infine, aspettiamo di conoscere se siano stati disposti i provvedimenti di incandidabilità di ex amministratori e consiglieri di Anzio e Nettuno coinvolti nello scioglimento per mafia e ci impegniamo a seguire l’iter che seguiranno i beni sottoposti a sequestro, che qualora confermato, dovrebbe condurre ad un riutilizzo sociale (ricordiamo, per completezza, che ad Aprilia è stato approvato nel 2015, su nostra proposta insieme ad altre associazioni, il Regolamento per la destinazione e l’utilizzo dei beni confiscati e sequestrati, al quale deve essere data attuazione)”.
Lo scrivono, in una nota, Irene Giusti, Presidente Reti di giustizia – Il sociale contro le Mafie, e Edoardo Levantini, Presidente associazione coordinamento antimafia Anzio/Nettuno.
Anche l’associazione “Rete NoBavaglio” è intervenuta dopo il sequestro eseguito oggi. “Il sequestro dei beni al boss del litorale laziale Madaffari conferma il radicamento delle mafie nei territori del sud pontino. Una questione che non interessa solo la magistratura e le forze dell’ordine ma anche la società civile che deve continuare a lottare per riappropriarsi di un territorio umiliato e depredato dalla criminalità organizzata.
La lotta ai clan non si fa solo con le inchieste giudiziarie ma con l’impegno di tutte le realtà e facendo rete con tutte le associazioni attive sul territorio. In questo contesto la Rete NoBavaglio continua insieme a tante altre organizzazioni il suo lavoro per sensibilizzare i territori sulla legalità in attesa di nuove azioni giudiziarie che facciano luce sulle incandidabilità dei politici coinvolti nell’operazione Tritone di cui ad oggi non si sa ancora nulla”.