Ieri, 20 agosto, iniziati i test sul sangue al personale scolastico laziale: tante prenotazioni ma a Latina disagi e problemi organizzativi
Nella giornata di ieri, che ha certificato un ritorno ai livelli preoccupanti da lockdown sul lato contagi (115 in 24 ore), ha preso il via la campagna di screening sierologico per il personale della scuola. Ad assistere ai primi test su base volontaria, nella Casa della Salute di Torrenova, alla periferia est di Roma, il governatore in persona Nicola Zingaretti che ha dichiarato: “È una giornata molto importante. Come abbiamo attivato il meccanismo dei tamponi negli aeroporti ora parte l’operazione Scuola Sicura, su una platea di circa 120 mila operatori del settore scolastico. Dobbiamo scommettere sulla ripresa dei cicli formativi, e dobbiamo farlo in piena sicurezza. Quello di queste settimane è uno sforzo immenso per il personale sanitario con oltre 150 persone coinvolte. Ovviamente tutti i professori e gli operatori che dovessero risultare positivi faranno entro 48 ore il tampone per puntare ad avere un grande screening dei contagi alla riapertura del 14 settembre”.
I test, in tutto, saranno 120mila, 10mila già prenotati: nel caso in cui, tramite mail, dopo il test sierologico venga dato riscontro di attività anticorpale, il docente o il dipendente scolastico procederà all’esecuzione del molecolare, ossia al tampone.
Tutto bene in partenza sembrerebbe, se non fosse che già ieri ci sono stati i primi problemi organizzativi con le prenotazioni che hanno colto impreparata la seconda città del Lazio, Latina.
A denunciarlo, alcuni docenti dell’Istituto Comprensivo Corradini Frezzotti di Latina che, dalle colonne del Corriere della Sera edizione Roma, hanno spiegato: “Abbiamo seguito le indicazioni della circolare della nostra dirigente scolastica e abbiamo chiamato il numero telefonico del Recup regionale allo 06.164.161.840 ma gli operatori dicono che tramite loro non è possibile prendere appuntamento e di rivolgerci ai medici di famiglia“.
Talché le docenti della Frezzotti hanno seguito il consiglio e hanno interpellato i rispettivi medici di base. Peccato che anche questa opzione non si è rivelata quella giusta aggiungendo disordine al caos: “Molti di loro – hanno detto le docenti – non sanno cosa fare e come aiutarci. Altri ci hanno consigliato di farli privatamente, a pagamento. Allora abbiamo chiamato la Regione, ma neanche lì ci hanno saputo dare delucidazioni. Ora i test sono iniziati e nessuno di noi ha avuto la possibilità di partecipare all’indagine epidemiologica, nessuno di noi è stato ricontattato per fare il test. Invece – concludono – ci piacerebbe dare il nostro contributo per ripartire in sicurezza“.
Pandemia permettendo, mancano poco più di tre settimane alla riapertura delle scuole che, di per sé, sarà la più difficile dal Dopoguerra fino ai giorni nostri. E tra un problema mascherine, un dibattito sui banchi, la frustrazione di docenti e alunni, compresa la paura di non essere in sicurezza, non risultare pronti con le prenotazioni ai test del sangue, così pubblicizzati dalla Regione Lazio, diventa una défaillance dura da digerire.