SCONTRO FEDERLAZIO ED EX DIRETTORE. MOTOLESE: “CORTE D’APPELLO HA DATO RAGIONE A ME”

Saverio Motolese
Saverio Motolese

Scontro tra Federlazio e l’ex direttore Saverio Motolese che, con una nota, dice: “La Corte d’Appello ha dato ragione a me, respingendo la domanda risarcitoria”

“Gli associati dimissionari, quando ritennero di motivare le ragioni del loro recesso, le indicarono in una reazione polemica, (di fatto la non condivisione), al licenziamento di Saverio Motolese ed al comportamento della sede centrale della Federlazio e delle sue direttive”

La Corte d’Appello con sentenza del 02/11/2023 – spiega una nota di Motolese – ha confermato la decisione di primo grado del Tribunale Ordinario di Latina n. 424/2021 che aveva respinto la domanda Riconvenzionale (risarcitoria) proposta dalla Federlazio contro Motolese Saverio il quale, viene, dunque, “scagionato” anche dalle accuse di aver sottratto dati informatici. Federlazio aveva chiesto “la condanna di Motolese al pagamento risarcitorio di 126.463 euro, pari al valore della somma delle quote associative delle 95 aziende dimesse, subito dopo il suo licenziamento.”

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Federlazio, ha tentato, senza alcun risultato, di contestare il fatto che a seguito dell’avvenuto licenziamento di Motolese in data 22 maggio 2018, n. 95 imprese associate si erano dimesse per transitare in una nuova compagine seguendo lo stesso Motolese e l’ex Presidente di Federlazio di Latina, Giampaolo Olivetti, provocando così all’associazione un danno derivante dal mancato percepimento delle quote associative da parte delle aziende dimesse.

In particolare, la Federlazio ha tentato di identificare il presunto danno provocato da Motolese nel fatto che quest’ultimo «in possesso dei dati delle aziende associate alla sede di Latina della Federlazio, avrebbe provocato le dimissioni delle stesse, stornandole alla Federlazio e direzionandole verso la nuova organizzazione, concorrenziale alla Federlazio medesima».

La Corte di Appello, confermando la sentenza di primo grado, ha “respinto siffatta pretesa osservando la totale insussistenza del rapporto causale tra condotta di Motolese e pregiudizio lamentato da Federlazio, vale a dire la fuoriuscita dall’Associazione di un numero consistente di imprese associate, ritenendo non esservi prova di una qualche attività del dipendente diretta ad indurre gli associati alle dimissioni.”

“Gli associati dimissionari, quando ritennero di motivare le ragioni del loro recesso, le indicarono in una reazione polemica (di fatto la non condivisione) al licenziamento di Saverio Motolese ed al comportamento della sede centrale della Federlazio e delle sue direttive.”

“Il recesso degli associati appare, dunque, conseguenza non di una qualche attività di captazione o coartazione illecita da parte di Saverio Motolese, quanto piuttosto da una valutazione da parte dei singoli associati, rappresentata dall’insoddisfazione insanabile per le scelte adottate in sede centrale.”

Di fatto la Corte d’Appello scagiona Motolese dalle accuse, non esistendo alcun elemento di prova “per affermare né che quest’ultimo fosse concorrente nella sottrazione dei dati informatici, né tanto meno che abbia utilizzato detti dati per convincere alcuni associati a recedere dalla Federlazio.” 

Appare, dunque, evidente che “le imprese ex associate a Federlazio avevano deciso in piena autonomia di “seguire” Olivetti e Motolese in una nuova esperienza di rappresentanza imprenditoriale, stante anche la natura fiduciaria del rapporto associativo”. 

Per questi motivi la Corte d’Appello ha confermato nella sentenza del 02/11/2023 la decisione di primo grado respingendo la domanda risarcitoria proposta dalla Federlazio nei confronti di Motolese. 

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