Sparisce da Latina per oltre venti giorni. Dopo la denuncia per smarrimento dei genitori, viene arrestato con l’accusa di aver commesso tre rapine
Una storia drammatica per un giovane di Latina, M.Z. (le sue iniziali), classe 1993, la cui scomparsa era stata denunciata dai genitori lo scorso aprile. Il 32enne, dopo essere stato ritrovato all’Eur di Roma, era stato ricoverato in stato di agitazione al Sant’Eugenio di Roma.
Dimesso dal nosocomio romano, il 32enne sparisce di nuovo, dopo aver assunto alcol e altre sostanze, tanto che i genitori denunciano di nuovo la scomparsa. La sparizione dura poco perché nella serata del 29 aprile, in uno stato delirante, l’uomo commette tre rapine nel quartiere romano di Tor Bella Monaca.
Oggi, 22 settembre, il giudice monocratico del Tribunale di Roma, col rito abbreviato, ha condannato il giovane, difeso dall’avvocato Marco Nardecchia, a 3 anni e 6 mesi di reclusione, concedendo le attenuati generiche.
La sequenza delle azioni del 32enne è da non credere, come fosse una notte di ordinaria follia. Tre rapine commesse tutte il 29 aprile, per strada, tra le ore 20.15 e le 20.35. La prima è ai danni di una ragazza contro la quale punta un collo di bottiglia rotto: “Non muoverti, dammi tutto quello che hai”. La donna viene derubata del portafogli contenente appena 3 euro.
Passano dieci minuti e M.Z. si fa di nuovo sotto nei confronti di un’altra donna, minacciata con lo stesso collo di bottiglia: “Dammi tutti i soldi, sennò ti ammazzo”. Il bottino è più ingente: 150 euro che la vittima aveva nel portafogli. Infine, non pago, dopo ulteriori dieci minuti, alle ore 20.35, il 32enne minaccia un uomo, derubandolo di cuffiette wireless e cellulare Iphone, poi recuperato dalla vittima che lo insegue.
Avvertiti dall’uomo, ultima vittima delle razzie del 32enne in preda ad un vero e proprio delirio, intervengono i Carabinieri che lo arrestato con l’accusa di rapina aggravata dall’uso dell’arma impropria.
Lo scorso 30 aprile, il 32enne era comparso davanti al quinto collegio del Tribunale di Roma che aveva convalidato l’arresto nell’ambito del rito direttissimo, rigettando la misura del carcere richiesta dal pubblico ministero e disponendo i domiciliari con braccialetto elettronico.