Operazione Scarface: non più in carcere ma agli arresti domiciliari il 32enne di Latina accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso
Il Tribunale del Riesame ha concesso gli arresti domiciliari a Simone Di Marcantonio, coinvolto nell’indagine “Scarface” della DDA capitolina e della Squadra Mobile di Latina. L’indagine, come noto, ha colpito il Clan del Gionchetto, guidato da Giuseppe Di Silvio detto “Romolo”, contestando al sodalizio rom l’associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata soprattutto a spaccio ed estorsioni.
Di Marcantonio, accusato di essere stato mandante di un recupero crediti affidato a Marco Ciarelli e Manuel Agresti, è un giovane già finito al centro di diverse situazioni. Prestanome di Sergio Gangemi, uomo ritenuto essere contiguo alla ‘ndrangheta, Di Marcantonio fu scelto nel 2018 come Dirigente regionale dell’Ugl dall’attuale deputato e leader della Lega laziale e pontina Claudio Durigon.
Il 32enne esce dal carcere e viene ristretto ai domiciliari così come ha deciso il Collegio del Tribunale del Riesame di Romo a cui era ricorso tramite gli avvocati Nardecchia e Farau.
Gli arresti per lui e gli altri coinvolti nell’operazione Scarface erano scattati lo scorso 26 ottobre, poco dopo le elezioni amministrative nelle quali Di Marcantonio sarebbe stato comunque attivo facendo campagna elettorale per un candidato della Lega.
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Il Riesame ha concesso i domiciliari anche ad altri ristretti in carcere con l’ordinanza eseguita lo scorso 26 settembre: Riccarco Mingozzi e i fratelli Alessandro e Franco Di Stefano. Misura meno afflittiva anche per Sara Bianchi accusata di aver aiutato il sodalizio per il furto in una sala slot di Latina, mentre sono state confermate le misure per il fondano Massimiliano Del Vecchio, accusato di estorsione in concorso con Alessandro Zof.