SATNAM SINGH, NEL PROCESSO ESCLUSA LA TESTIMONIANZA DELLA COMPAGNA SONI SONI

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È iniziato il processo per la morte del bracciante indiano Satnam Singh: a parlare, nel corso dell’udienza, l’imputato, Antonello Lovato

Una giornata iniziata dalle ore 9 e conclusa intorno alle ore 16 quando la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Mario La Rosa, insieme alla giuria popolare, rinvia il processo al prossimo 27 maggio quando saranno ascoltati i testimoni chiamati dal pubblico ministero, Marina Marra: si tratta di otto Carabinieri che hanno eseguito le indagini e Ilario Pepe, l’uomo che ospitava, insieme alla moglie, Satnam Singh e la compagna Soni nella casa ubicata a Castelverde, la piccola località a Cisterna di Latina, al confine col capoluogo di provincia.

Satnam-Singh
Satnam Singh

Alla sbarra, come noto, il 39enne di Latina, Antonello Lovato, imprenditore agricolo, accusato della morte del bracciante indiano, il 31enne Satnam Singh, feritosi il 17 giugno 2024 e morto due giorni dopo al San Camillo di Roma. L’uomo è difeso dagli avvocati Mario Antinucci e Stefano Perotti.

La storia è ormai planetaria: Lovato, che deve rispondere di omicidio volontario con dolo eventuale, portò Satnam e la compagna a Castelverde, percorrendo circa otto chilometri dalla sua azienda che si trova a Borgo Bainsizza. Quel tragitto fu tragico perché, poco prima, Satnam Singh si era ferito ad un braccio con la macchina avvolgi-plastica per lavorare gli ortaggi. Il braccio dell’indiano, irregolare e senza contratto di lavoro nell’azienda di Latina, fu amputato di netto e Lovato, invece di avvertire i soccorsi, accompagnò in un furgone Soni e Satnam, li fece scendere nella casa di Castelverde dove alloggiavano e andò via, non prima di aver riposto per terra, all’interno di una cassetta di frutta, il braccio del 31enne amputato.

Una vicenda che ha attirato l’attenzione della pubblica opinione mondiale per efferatezza e brutalità, tanto che Satnam Singh è diventato il simbolo del caporalato in Italia e nel mondo.

Il processo si è aperto con la prevedibile battaglia sulle parti civili costituende da parte della difesa di Lovato che ha chiesto d escludere sia Soni Soni, in quanto compagna convivente senza una documentazione che lo attestasse, e persino i genitori e i fratelli del 31enne indiano. Secondo la difesa erano carenti i documenti che dimostrassero una parentela diretta con il bracciante. Eccezioni della difesa anche su tutte le altre parti civili: sia sui sindacati che sui Comuni. Scontate anche quelle sulle associazioni e gli enti che hanno chiesto di entrare nel giudizio. Alla fine, la Corte d’Assise ha ammesso tutti, tranne quattro associazioni: le antimafia “Libera” e “Antonino Caponnetto”, oltreché a quella dei “Lavoratori Stranieri” e all’Osservatorio nazionale amianto (Ona).

Soni Soni, difesa dall’avvocato Gianni Lauretti, è stata ammessa in quanto compagna di fatto, more uxorio, della vittima. Entrambi sono venuti insieme dall’India, hanno varcato il confine del Nord-est italiano e sono andati a lavorare prima in un’azienda bufalina nel casertano, infine nell’impresa dei Lovato. A nulla è valsa l’eccezione preliminare contro una relazione stabile, riconosciuta da tutti. Soni Soni era di fatto la compagna Satnam. E, in qualche modo, ad ammetterlo è stato anche l’imputato, Antonello Lovato, il quale, a fine udienza, un po’ a sorpresa, ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee.

“Non nascondo la mia paura per questo processo – ha detto il latinense, incensurato – I miei avvocati mi hanno spiegato che sono qui con l’accusa di omicidio volontario, questo non è vero. Quel 17 giugno del 2024 nella mia terra c’è stato un gravissimo incidente. Io mi sono trovato davanti a una scena scioccante. Ho perso la testa, non ero in me. Non ho mai voluto la sua morte. La notizia della morte mi è arrivata due giorni dopo. Non c’è giorno che io non pensi a ciò che è successo a lui e alla sua compagna. Io sono un lavoratore della terra, padre di famiglia, e sarò sempre vicino a Soni. Dopo l’incidente, ho chiesto come potessi risarcire Soni e abbiamo aperto il libretto, iniziando a versare soldi per il risarcimento. Ho piena fiducia nella giustizia e sarò sempre presente a ogni udienza per fornire il mio contributo”.

Antonello Lovato

Ad essere accolte anche le parti civili quali Inail, i sindacati Flai Cgil e Cgil Frosinone Latina e i Comuni di Cisterna e Latina, oltreché all’Anmil, l’associazione dei mutilati sul lavoro. Presenti in aula i sindaci di Cisterna e Latina, Valentino Mantini e Matilde Celentano. Tra i politici, presenti anche i consiglieri comunali d’opposizione, Dario Bellini (LBC) e Valeria Campagna (PD), e l’ex sindaco di Latina, Damiano Coletta (attuale consigliere comunale di minoranza). Accolta come parte civile anche la Regione Lazio, di cui la Corte d’Assise ha sottolineato la legge contro il caporalato.

L’unica eccezione andata a buon fine da parte della difesa di Lovato è incassata sul fronte delle testimonianze. Una volta chiarite quali fossero le parti civili dopo circa tre ore di camera di consiglio, la Corte d’Assise ha aperto il dibattimento e chiesto al pubblico ministero di dare il via alle richieste di rito. Tra i testimoni citati dal pm Marina Marra (in tutto ventidue) tre soggetti ascoltati anche nel corso dell’incidente probatorio svoltosi questa estate. Mesi fa, infatti, per cristallizzare le prove, il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese aveva chiamato a testimoniare anche Soni Soni, testimone oculare del tragitto da incubo in cui Satnam mutilato fu portato da Borgo Bainsizza a Castelverde. Per la difesa, una nuova testimonianza di Soni Soni, di un altro connazionale e di un terzo soggetto, tutti ascoltati nel corso dell’incidente probatorio, non avrebbe aggiunto nulla all’istruttoria. Una eccezione accolta dalla Corte d’Assise che ha escluso i tre testimoni già esaminati perché il pubblico ministero non ha evidenziato fattori che rendono necessaria una nuova escussione. Soni, la compagna di Satnam, non parlerà di nuovo in aula e non potrà raccontare di nuovo la sua tragica esperienza, al netto di una valutazione diversa a fine istruttoria che potrà essere fatta dalla Corte d’Assise.

Accolti, invece come testimoni, altre tre indiani che, nel frattempo, dopo la tragedia di Satnam, hanno sporto denuncia-querela per caporalato nei confronti di Antonello Lovato. In questo caso, l’eccezione della difesa è stata respinta: per la Corte d’Assise sono tutti e tre attinenti al processo che deve valutare le azioni dell’azienda anche in tema del rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro da parte di Lovato.

Peraltro, come spiegato in aula dagli avvocati Antinucci e Perotti, è stata impugnata in Cassazione l’ordinanza del Riesame che aveva sostituito la misura cautelare nei confronti del padre di Antonello, Renzo Lovato, e confermato il carcere per il medesimo Antonello. Dopo l’arresto per Satnam, infatti, i due, padre e figli, sono stati raggiunti a gennaio scorso da una ordinanza cautelare scaturita da una nuova indagine che contesta loro lo sfruttamento del lavoro. Una vicenda che non entrerà nel dibattimento ma che costituisce un segmento importante del contesto in cui ha trovato la morte Satnam.

Si riprende il prossimo maggio per un processo che vedrà la presenza delle telecamere e dei fotografi, accordata dal Presidente della Corte d’Assise. Ad assistere al processo anche lo storico programma televisivo “Un Giorno in Pretura”. Per Latina la presenza delle telecamere non è così scontata, stavolta è stata garantita. D’altra parte, c’è grande attesa da più parti. A testimoniarlo anche la manifestazione della Cgil che si è svolta in Piazza Buozzi nella mattinata di oggi.

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