SATNAM SINGH, LA VEDOVA SONI AGLI INQUIRENTI: “ANTONELLO URLAVA: “È MORTO”. NESSUNO HA FATTO NIENTE”

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La Sindaca di Latina Matilde Celentano con Soni e la sorella arrivata dall'India
La Sindaca di Latina Matilde Celentano con Soni e la sorella arrivata dall'India

Satnam Singh, la moglie 26enne Soni, ora in un’abitazione protetta, fu interrogata subito dopo la morte del marito e a tre giorni di distanza

Agli inquirenti, la vedova di Satnam Singh, con l’aiuto di un interprete, lo scorso 17 giugno, fornisce un quadro piuttosto chiaro di quello che è stato il giorno più devastante della sua vita.

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“Singh Satnam è mio marito con cui sono sposata da circa tre anni e mezzo, ma da circa tre anni viviamo in Italia dove dimoravamo prima a Napoli salvo poi trasferirci a Cisterna di Latina circa due anni fa”.

Che attività lavorativa svolgete lei e suo marito? Soni: “Durante il periodo trascorso a Napoli lavoravamo in un’azienda di allevamento di bufali mentre da quando ci siamo trasferiti a Cisterna di Latina abbiamo sempre lavorato nel campo dell’agricoltura (raccolta ortaggi/frutta). Abbiamo lavorato sempre nella stessa azienda agricola sita nella zona di Borgo Santa Maria a Latina, presso l’azienda agricola di tale Antonello, conosco i dati per identificarlo, so comunque che il padre si chiama Lorenzo. L’azienda si trova nella zona di Borgo Santa Maria mentre Antonello e Lorenzo abitano a Borgo Sabotino, non conosco la via, comunque so indicare l’abitazione.

Quanto percepite economicamente giornalmente sia lei che suo marito? Soni: “Mediamente percepiamo circa sei euro l’ora a testa, con pausa pranzo, lavorando circa otto/nove ore al giorno.

In questo periodo quale lavoro svolgete? Soni: “In questo periodo ci occupiamo di sistemare il telo “film plastico” lungo ii terreno previsto per la piantagione di cocomeri. In particolare, questa mattina io stavo tagliando il predetto materiale mentre mio marito stava assistendo Antonello che si trovava alla guida del trattore.

Può riferire cosa è accaduto questo pomeriggio alle ore 16.00 circa? Soni: “Sì. Questa mattina siamo usciti di casa insieme a mio marito alle ore 05.30 circa a bordo di biciclette. Giunti nell’azienda agricola, insieme ad altri operai tra cui miei connazionali ed anche italiani, abbiamo iniziato il nostro lavoro. Sino all’ora di pranzo ci siamo occupati della raccolta di ortaggi (zucchine) mentre successivamente ci siamo occupati della mansione predetta relativa alla sistemazione del “film plastico”. Mentre io ero addetta a tagliare tale materiale, mio marito dava assistenza ad Antonello che si trovava alla guida del trattore a cui era agganciato il macchinario “avvolgi-plastica a rullo”, a pochi metri distante da me. In particolare, quando è successo l’incidente a mio marito, il trattore stava fermo, Antonello stava seduto sul trattore e mentre l’avvolgi-plastica era in funzione, Antonello daya indicazioni a mio marito delle operazioni che avrebbe dovuto svolgere.

All’improvviso ho udito Antonello urlare e nel medesimo istante ho visto mio marito riverso a terra accovacciato su se stesso vicino al macchinario. Ho capito in quell’istante che mio marito era stato trascinato all’interno dell’avvolgi-plastica e poi riversato per terra. Nell’immediato Antonello urlava le frasi “Morto! Morto!” mentre mio marito si trovava a terra con l’arto superiore destro tranciato. Ho visto che aveva subito anche delle lesioni ad entrambe le gambe. Nell’immediatezza ho chiesto ad Antonello di chiamare i soccorsi ma lo stesso continuava a dire le frasi “Morto! È morto”. Solo dopo aver insistito nella mia richiesta Antonello ha preso un furgone di colore bianco, ha caricato mio marito all’interno dello stesso riponendo l’arto staccato in una cassetta in plastica per poi accompagnarci presso il nostro domicilio di via Genova. Giunti a casa, un mio connazionale che vive anche lui in via Genova, visto le condizioni cui versava mio marito, subito si è attivato a richiedere l’intervento di personale medico che giungeva poco dopo, operando il soccorso di mio marito che è stato trasportato con urgenza in una struttura ospedaliera. Antonello prendeva in braccio mio marito e lo deponeva innanzi all’ingresso”.

Antonello, dopo l’incidente occorso a suo marito, si p adoperato per chiamare i soccorsi medici? Soni: “No, assolutamente”.

Passano tre giorni e gli inquirenti interrogano di nuovo Soni dopo che il marito è deceduto. È il 20 giugno.

Chi era presente all’atto dell’incidente di suo marito? Soni: All’atto dell’incidente di mio marito erano presenti, oltre me, Antonello, una donna italiana che so chiamarsi Sandra, ed essere regolarmente assunta, Gora, di cui vi ho detto prima. Non ho riferito prima di questa circostanza perché ero ancora sotto choc, spaventata per quanto accaduto e timorosa di coinvolgere altre persone in questa vicenda.

Può descrivere nel dettaglio cosa ha visto dell’incidente subito da suo marito? Soni: Premetto che non ero molto vicino al luogo degli eventi, ma a circa 10 metri di distanza dal luogo degli eventi. Quel giorno Satnam invece di essere impiegato in questa mansione è stato incaricato di raccogliere la plastica dietro al trattore, mentre io lavoravo con Sandra e Gora in questa mansione. In quel momento ero quindi più avanti del trattore, guidato da Antonello, attaccato al quale vi era il macchinario avvolgi plastica che serviva proprio a raccogliere i film in plastica.

Successivamente, dopo la telefonata, Satnam, su richiesta di Antonello, passava al macchinario avvolgi plastica, al quale fino a quel momento aveva lavorato da solo. Dopo poco avveniva l’incidente, a cui non ho assistito direttamente, ma ho sentito solo Antonello urlare “è morto, morto”, motivo per cui mi avvicinavo e vedevo, dietro al trattore, mio marito steso a terra.

Cosa è successo dopo? Soni: Ho subito chiesto a tutti di chiamare un’ambulanza, mentre Antonello continuava ad urlare “è morto, è morto”. Erano presenti, oltre Antonello, anche Sandra e Gora. Nessuno ha fatto nulla. In quella circostanza chiedevo anche a Sandra e Gora di chiamare i soccorsi, nello specifico continuavo a chiedere a Gora di chiamare aiuto, chiedendogli, anzi supplicandolo, dicendogli “tu sei mio fratello, aiutami”, ma anche lui non ha fatto nulla. Sono sicura che mio marito era vivo, l’ho visto respirare, in maniera regolare e in alcuni momenti più velocemente, sino a quando eravamo a casa, pur non parlando, rimanendo immobile e avendo gli occhi semichiusi. Erano tutti pietrificati, immobili, sia Sandra che Gora. Antonello quindi, continuando a dire “è morto”, è andato a prendere il furgone.

Antonello ha caricato mio marito nella parte posteriore del furgone chiudendo gli sportelli, sono rimasta con mio marito al buio ed è partito velocemente, facendo cadere le cassette vuote su di noi. Non saprei dire se ci fosse qualcuno nella parte anteriore oltre ad Antonello che lo guidava, sono stati attimi di panico, chiedevo, anzi urlavo, nella mia lingua, di fermarsi per chiamare un’ambulanza. Credo che entrambi, sia Sandra che Gora, siano saliti sul furgone, pur non avendo io contezza di chi ci fosse.

Durante il tragitto il furgone ha fatto delle soste? Soni: Non saprei dirlo, non ero nelle condizioni di capire cosa stesse facendo il furgone in quel momento, continuavo solo a stare vicino a mio marito e a urlare di fermarsi e chiamare i soccorsi.

Quando iL furgone è arrivato a casa cosa è successo? Soni: Antonello ha aperto il portellone posteriore del furgone, mentre ero ancora sul furgone Antonello ha preso mio marito per riporlo a terra avanti alla nostra abitazione, sita a Cisterna di Latina, in via Genova n.13. Specifico che Antonello è entrato all’interno del cortile della nostra casa, dove insistono altre abitazioni, ed arrivava davanti casa, dove lasciava mio marito. Io scendevo dietro di loro e lo seguivo, ancora urlando e chiedendo di chiamare qualcuno. In questo frangente Antonello è tomato al furgone per prendere il braccio amputato di mio marito che ha riposto, all’interno di una delle cassette che c’erano nel furgone, all’ingresso del nostro civico, nei pressi del cancelletto per accedere alla proprietà, vicino ai contenitori della spazzatura, per poi scappare immediatamente.

Ha visto altre persone oltre Antonello? Soni: No. Ho visto solo Antonello scendere dal furgone e compiere tutte le operazioni che vi ho detto.

Sa indicare dove siano i telefoni cellulare suo e di suo marito? Soni: Non so dire dove sia il mio cellulare. All’atto degli eventi, ossia mentre tagliavo la plastica, lo avevo con me in tasca. Posso riferire che quando Antonello ha preso il braccio di mio marito per caricarlo sul furgone ha preso sicuramente anche un telefono cellulare, che ha gettato nella parte posteriore del furgone. Mi sono reso conto di aver perso il mio cellulare quando lo cercavo all’interno del furgone per fare luce. Credo di averlo perso, probabilmente nella concitazione del momento, al campo. Sicuramente il cellulare preso da Antonello non è stato riconsegnato a me o ad alcune persone che erano a casa.

Quando Antonello è andato via cosa è successo? Soni: Le mie urla hanno attirato l’attenzione di tutti gli abitanti del mio civico. Nello specifico urlavo, nella mia lingua, di chiamare i soccorsi, nello specifico chiedevo di chiamare un’ambulanza, anche in inglese. Tutti erano preoccupati della mia abitazione, pertanto tutti si sono avvicinati verso di me e mio marito e, resisi conto della situazione, tutti hanno iniziato a contattare i soccorsi. Non saprei dire di preciso chi ha effettivamente interloquito con il numero di emergenza. Non saprei dire dopo quanto tempo siano arrivati i soccorsi, ma p arrivata prima un’ambulanza e poi un’eliambulanza, che ha trasportato mio marito in ospedale a Roma.

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