SATNAM SINGH, IL TESTIMONE: “LOVATO MI DISSE: È MORTO, DOVE LO BUTTO?”

Antonello Lovato

Nel processo che vede alla sbarra per omicidio volontario, Antonello Lovato, il 39enne di Latina accusato di aver ucciso il bracciante indiano Satnam Singh, emerge la testimonianza del connazionale indiano

Nel processo per omicidio doloso, è uno dei testimoni indiani a spiegare di aver conosciuto la moglie di Satnam Singh dopo la morte (il giorno successivo all’incidente, precisamente), mentre non conosceva la vittima. Si trovava a lavoro in un’altra azienda rispetto a quello di Antonello Lovato, quando arrivò una telefonata di pomeriggio – era il 17 giugno 2024, il giorno dell’incidente – da uno degli indiani presenti nell’azienda di Lovato.

“È successo un incidente”, mi disse – “Era agitato e mi disse che Satnam era morto e si era incastrato con una macchina. Io gli dissi che forse non era morto e gli ho detto di chiamare l’ambulanza. Gli dissi di passarmi con Lovato e con lui ho parlato 30 secondi: gli ho detto di chiamare l’ambulanza. Lovato mi ha detto: è morto, è finito. E mi diceva: Aiutami, dove lo butto? Io gli dicevo se chiami l’ambulanza si sal va, non può essere morto”. Secondo il testimone, Lovato aveva paura: “L’ho percepito dal tono di voce”.

La stessa sera dell’incidente, l’indiano presente nell’azienda di Lovato raccontò al testimone dell’incidente capitato a Satnam: “Mi disse che si era incastrato con la macchina e che era stato portato via con un elicottero”.

Una testimonianza che non era ancora emersa e che è stata pronunciata in aula da un uomo di 45 anni, di nazionalità indiana, che ha chiesto espressamente di rimanere anonimo. Non vuole problemi, una circostanza che testimonia l’assoluta omertà che ancora vige nell’ambito di caporali e padroni a Latina e provincia.

Il processo riprenderà il prossimo 2 dicembre per ascoltare gli altri due testimoni dell’accusa, uno dei quali è l’uomo indiano che era stato indagato per concorso nell’omicidio di Satnam Singh.

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