Istituito il divieto di sosta con rimozione forzata in Piazza Bruno Buozzi, di fronte al Tribunale di Latina: c’è la manifestazione per Satnam Singh
C’è attesa per l’inizio del processo per omicidio con dolo eventuale a carico di Antonello Lovato, il 39enne di Latina accusato di aver ucciso con il suo comportamento il 31enne bracciante indiano Satnam Singh. Proprio per consentire lo svolgimento della manifestazione, organizzata dal Sindacato CGIL, in occasione della prima udienza del processo “Satman Singh”, la sindaca di Latina, Matilde Celentano, ha disposto l’istituzione del divieto di sosta con rimozione forzata per tutti i veicoli in Piazza Bruno Buozzi (area di sosta antistante l’edicola presente).
“Domani, martedì 1° aprile, a Latina si apre il processo per l’omicidio di Satnam Singh, il bracciante agricolo abbandonato a morire nelle campagne dell’Agro Pontino dopo un gravissimo incidente sul lavoro. Saremo presenti, insieme alle nostre strutture della Flai Cgil, alle ore 9, in Piazza Bruno Buozzi 1, davanti alla sede del Tribunale di Latina, per chiedere verità e giustizia.
Saremo lì per Satnam, per tutte le lavoratrici e i lavoratori sfruttati, per denunciare un sistema d’impresa che, basandosi sullo sfruttamento, continua a calpestare diritti e, troppo spesso, a spezzare vite. Prima dell’inizio dell’udienza, alle ore 9, è previsto un punto stampa con il Segretario Generale della Cgil, Maurizio Landini”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio.
Il processo si svolgerà davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Mario La Rosa, con tanto di giuria popolare. Un dibattimento che promette di essere sin da subito molto complesso. Previste le eccezioni delle difesa – rappresentata dagli avvocati Mario Antinucci e Stefano Perotti – su diverse costituzioni di parte civile.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, ha stabilito in otto il numero delle persone offese tra cui due fratelli di Satnam Singh, il presidente della Comunità indiana del Lazio, Gurmukh Singh, Jasveer Kaur, tutti difesi dall’avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere, Giuseppe Versaci. Le altre persone offese indicate nel decreto dal Gip sono i sindacalisti Maurizio Landini della Cgil, Giovanni Mininni della Flai Cgil, Giuseppe Massafra della Cgil di Latina. I tre sindacalisti sono difesi dagli avvocati Simone Sabbattini, Antonio Valori e Andrea Ronchi. Indicata, naturalmente, come persona offesa anche la moglie del bracciante, Soni Soni, la 27enne difesa dall’avvocato del foro di Latina, Gianni Lauretti.
A fare richiesta di essere parte civile saranno anche i Comuni di Cisterna e Latina, oltreché ad altre associazioni di cui al momento non si conosce l’identità. Tra di loro, sicuramente, anche l’associazione Caponnetto, l’Osservatorio Nazionale Amianto e Libera.
Ma le eccezioni della difesa potrebbero essere ancor di più e l’apertura del processo potrà dire sin da subito il clima in cui si svolgerà un dibattimento senza dubbio non facile per la portata del fatto che ha individuato in Satnam il simbolo dello sfruttamento del caporalato pontino. Al momento i testimoni indicati dal pubblico ministero Marina Marra, che ha coordinato le indagini dei Carabineri, sono ventidue. Solo alla prima udienza sono previsti sei testimoni tra i miliari dell’Arma che hanno proceduto a investigare sul caso. Dieci, invece, i testimoni indicati dalla difesa.
Antonello Lovato è tuttora detenuto in carcere per via dell’ordinanza di custodia cautelare redatta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina. Dapprincipio nel carcere di Latina dove era guardato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria in ragione di possibili tentativi di vendetta da parte di appartenenti alla comunità indiana ristretti in carcere, Lovato, anche nel carcere di Frosinone, dove si trova recluso, è in regime di sorveglianza a vista. Nessuno, infatti, nel carcere ciociaro, ha ritenuto che il detenuto possa essere fuori da qualche rischio. Chi lo ha visto, parla di un uomo distrutto, alle prese con il fatto che gli ha cambiato la vita.
Il bracciante indiano è diventato simbolo del malcostume del caporalato e il suo nome, dopo la sua morte, è finito all’attenzione di tutti i giornali e telegiornali nazionali e internazionali. L’arresto di Lovato è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari del Trobunale di Latina, Giuseppe Molfese, lo scorso 2 luglio, dopo la richiesta pervenuta dal sostituto procuratore di Latina, Marina Marra, il 25 giugno.