Oggi, 2 luglio, i militari della Compagnia Carabinieri di Latina hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del 38enne di Latina, Antonello Lovato, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese.
Il Gip ha disposto la misura della custodia in carcere nei confronti del titolare dell’azienda, Antonello Lovato, per cui lavorava la vittima Singh Satnam. Lovato è stato arrestato per il delitto di omicidio doloso in danno del lavoratore.
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Sulla scorta delle risultanze della consulenza medico legale, la Procura della Repubblica di Latina ha variato l’ipotesi di reato inizialmente configurata (omicidio colposo) ed ha contestato il reato di omicidio doloso con dolo eventuale. La consulenza medico legale ha accertato che dove l’indiano, deceduto per la copiosa perdita di sangue, fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato.
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Le condizioni del lavoratore dopo l’infortunio sono risultate talmente gravi da rendere evidente la necessità di un tempestivo soccorso. Allo stato, spiega la Procura di Latina – deve dunque ritenersi che la decisione di omettere il doveroso soccorso abbia costituito accettazione del rischio dell’evento letale ed abbia integrato la causa che ha direttamente determinato il decesso.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Marina Marra e dal Procuratore Capo Giuseppe De Falco, proseguono con riferimento al delitto oggetto di contestazione e ad altri delitti connessi, con riguardo specificamente all’accertamento delle condizioni di lavoro.
il 31enne indiano, Satnam Singh, chiamato da amici e conoscenti “Navi”, prima di essere trasportato alm San Camillo di Roma, era rimasto mutilato al braccio con il macchinario avvolgiplastica nel pomeriggio del 17 giugno scorso. In quella data, infatti, i Carabinieri della Sezione Radiomobile, guidati dal Maggiore Paolo Perrone, erano intervenuti, insieme ai Carabinieri della Stazione di Borgo Podgora di Latina, dove, poco prima, il 31enne, residente a Castelverde (tra Borgo Bainsizza e Cisterna, in via Genova), era stato abbandonato nei pressi dell’abitazione dove viveva con la moglie, ospitati da una coppia di italiani, a seguito dell’infortunio sul lavoro.
L’uomo, durante l’attività lavorativa, presso l’azienda agricola di Lovato, in Strada del Passo, a Borgo Santa Maria, è stato agganciato dal macchinario avvolgiplastica a rullo, trainato da un trattore, che gli ha tranciato il braccio destro. A rimanere offese anche le gambe. Il malcapitato successivamente era stato accompagnato a casa e l’arto tranciato era stato poggiato sopra una cassetta utilizzata per la raccolta degli ortaggi.
L’azienda di Antonello Lovato è una ditta individuale che impiegava al massimo quattro dipendenti alla volta, di cui due regolari e altri due alla bisogna. In questo periodo “Navi” e la moglie, che ha assistito alla tragedia del marito trasportato con il mezzo guidato da Lovato, erano stati chiamati per la raccolta dei meloni.
Il datore di lavoro, Antonello Lovato, è stato sin da subito iscritto nel registro degli indagati, dopo essere stato interrogato dai Carabinieri. Il giovane ha confessato dopo quasi 3 ore di domande e risposte. Prima di essere interrogato dai Carabinieri, l’uomo si era presentato in Questura per costituirsi. Ha spiegato di avere avuto paura, di essere sotto choc e di non sapere cosa fare dal momento che la vittima era stata assunta in nero e non ha neanche un permesso regolare di soggiorno. Secondo la sua ricostruzione, sarebbe stato il lavoratore, per sua volontà, a prendere in mano il macchinario, che di solito è utilizzato esclusivamente dal datore di lavoro.
L’uomo, difeso dagli avvocati Stefano Perotti e Valerio Righi, ha anche ammesso di aver lasciato il lavoratore ferito davanti casa sua, a Castelverde, insieme alla moglie. Dapprincipio indagato per lesioni personali colpose e omissione di soccorso, il 38enne era stato successivamente indagato per omicidio colposo e omissione soccorso in riferimento al comma che prevede che dalla medesima omissione sia derivata la morte della vittima. Ora, il nuovo reato contestato di omicidio doloso che gli costa il carcere.
Il datore di lavoro, nel pomeriggio maledetto del 17 giugno, ha caricato Singh insieme ad altri braccianti e alla moglie (26 anni) del 31enne che lavorava presso l’azienda di Borgo Santa Maria. Quest’ultima era convinta che stessero per portare Singh al pronto soccorso, invece il mezzo ha virato verso la loro casa a Castelverde (divisa con altri connazionali), in via Genova, a due passi da Borgo Bainsizza, e li ha lasciati davanti all’abitazione, tra le grida disperate della donna. Sette chilometri la distanza che separa l’azienda Lovato dalla casa del 31enne, sette chilometri probabilmente fatali. Un episodio terrificante che evidenzia il disprezzo della condizione umana di un bracciante ferito mortalmente.
Chi era con lui, già nella giornata dell’incidente, era sicuro che Singh fosse già morto, tanto erano gravi le sue condizioni: non solo il braccio mutilato dall’avvolgiplastica per i meloni ora sequestrato, ma anche le gambe ridotte molto male. A soccorrerlo per primi una coppia di giovani che ospitava a casa “Navi” e la moglie. I due giovani hanno visto arrivare il mezzo guidato dal datore di lavoro che, dopo aver scaricato il 31enne, è scappato via, dicendo che “il lavoratore non era in regola e che si era tagliato”. Al che i due giovani, Ilario Pepe e Noemi Grifo, hanno chiamato per primi il 118, cercando di aiutare la moglie disperata che gridava “Marito respira, vivo”. Entrambi raccontano che parte del braccio di “Navi” era stato lasciato, se non gettato, vicino ai cassonetti della spazzatura all’interno di una cassetta nera. Una scena raccapricciante.
L’uomo, avendo perso molto sangue, non ce l’ha fatta, lasciando la moglie, Soni (26 anni), in un Paese dove non parla nemmeno la lingua. Tutti e due, racconta chi li ha conosciuti, lavoravano nei campi dopo essere andati via dall’India tre anni fa, indebitandosi proprio per cercare una vita migliore. Quattro euro all’ora per perdere la vita in questa maniera e con un datore di lavoro che, invece di aiutarlo, lo ha accompagnato davanti casa, senza chiamare i soccorsi. Peraltro, la compagna di “Navi” ha raccontato ai primi soccorritori che il datore di lavoro, nel corso del tragitto dall’azienda fino a Castelverde, avrebbe tolto i telefoni cellulari alla medesima donna e alla vittima.
Antonello Lovato, incensurato e descritto come lavoratore indefesso, era chiuso in casa fino all’arresto di stamani, disperato per quanto accaduto. E non sono mancate le polemiche per le parole considerate inopportune da parte del padre, Renzo Lovato, il quale intervistato al TG1 ha detto che il 31enne: “ha commesso una leggerezza che è costata cara a tutti, mio figlio gli aveva detto di non avvicinarsi al mezzo ma ha fatto di testa sua”. Renzo Lovato, peraltro, risulta indagato nella imponente operazione dei Carabinieri denominata “Jamuna” per cui ad agosto 2023 è arrivato l’avviso di conclusione indagine.
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