Caporalato, nei giorni di Satnam Singh è ripreso il processo che vede come imputati 18 persone. Tra di loro il caporale indagato anche con Renzo Lovato
Un processo imponente sul caporalato. Uno dei tanti che si celebra presso il Tribunale di Latina, ormai diventata terra conosciuta in tutta Italia e nel mondo come epicentro dei traffici di caporali, imprenditori senza scrupoli e lavoratori sfruttati.
Oggi, 27 giugno, davanti al III collegio del Tribunale di Latina, è ripreso un processo “monstre” che vede come persone offese ben 62 lavoratori immigrati (nessuno dei quali costituitisi parti civili). Sono stati spremuti, secondo l’accusa rappresentata dal pubblico ministero Marco Giancristofaro, dalla solita rete di connivenze tra imprenditori agricoli italiani e caporali stranieri che sfruttano a loro volta connazionali o altri immigrati di diversa provenienza.
In tutto, gli imputati sono diciotto. Tra di loro, imprenditori di ditte che si trovano a San Felice, come Maria Lettieri e Giovanni Di Palma, o a Terracina, come Umberto Cerilli. E, ancora, alla sbarra anche gli imprenditori di Sabaudia Giuliano, Claudio e Giancarlo Cortese. Come spesso capita nei processi per caporalato, accanto agli imprenditori di ditte o coop agricole, ci sono loro, i caporali. E non può che risaltare il nome di Paul Uttam, 46 anni, nato in Bangladesh e domiciliato a Terracina.
Uttam rimanda sinistramente al caso di Satnam Singh, il 31enne bracciante indiano abbandonato dal suo datore di lavoro, Antonello Lovato, dopo aver perso il braccio mentre lavorava con il macchinario avvolgi-plastica all’interno della struttura di Borgo Santa Maria (Latina). Per quei fatti, come noto, il 38enne Lovato è indagato in ordine ai reati di omicidio colposo, omissione di soccorso e normativa della sicurezza sul lavoro.
Ad ogni modo, in questi giorni, è emerso che in un’altra indagine sul caporalato denominata “Jamuna”, partita nel 2019 e conclusasi ad agosto 2023, il padre di Antonello, Renzo Lovato, è indagato a sua volta. E che cosa c’entra il bengalese Uttam? Tra le 16 persone indagate, a vario titolo per il reato di caporalato, non c’è solo Renzo Lovato, ma anche lui, il caporale Paul Uttam, a cui il pontino si riferiva per reclutare manodopera a basso costo e senza un contratto di lavoro regolare. Lovato risulta indagato in qualità di rappresentante legale dell’Agrilovato soc. coop. Agricol, insieme al socio Massimo Varelli. Nella sua azienda, i Carabinieri pontini hanno trovato una situazione degradante per i lavoratori, con paghe da fame e condizioni di vita prive di dignità.
Che Uttam si trovi indagato nell’operazione “Jamuna” e imputato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nel processo odierno non fa che confermare quanto scritto e detto in questi giorni da Istituzioni e organi di informazione. Esiste una vera e propria rete in provincia di Latina, dove gli imprenditori, affamati di manodopera a basso costo, in nome di produzione e profitto, contattano i cosiddetti caporali, una specie di uomini che fungono da cinghia di trasmissione tra il mondo imprenditoriale dei “bianchi” e quello del sottoproletariato (si sarebbe detto in epoca di lotta di classe) degli immigrati, disposti anche a paghe da fame per sopravvivere a un Paese così ipocrita da non ammettersi di avere il mondo del lavoro più ingiusto d’occidente. E gli sfruttatori sono sempre gli stessi, si conoscono e lavorano insieme, approfittando dei continui flussi migratori.
Uttam, nel processo che oggi ha visto sfilare altri testimoni aiutati dall’interprete, è accusato di aver reclutato lavoratori extracomunitari per poi trasportarli sui campi in cambio di una paga da 6 euro a persona.
Uttam manteneva, secondo l’accusa, i contatti con le imprese che richiedono manodopera. Uomini che il bengalese prelevava anche dal Cas di Terracina così da farli lavorare irregolarmente come braccianti agricoli, senza contratto e sfruttandoli approfittando del loro stato di bisogno. I fatti a lui imputati sono avvenuti dal gennaio al marzo 2019, sebbene almeno l’altra inchiesta che lo coinvolge con Renzo Lovato e altre 14 persone fa capire che erano vari i suoi interlocutori tra gli imprenditori dell’agro pontino.
Per la cronaca, i testimoni ascoltati quest’oggi davanti al III collegio del Tribunale di Latina hanno confermato le paghe da fame e le condizioni di lavoro fuori ogni regola. Il processo è stato rinviato al prossimo 17 ottobre e proseguirà, con data già fissata, il 12 dicembre. Sarà una istruttoria difficile e lunga, come fa notare il Presidente del collegio, Mario La Rosa, ecco perché è stato chiesto al collegio difensivo degli avvocati difensori di poter acquisire agli atti del processo le sommarie informazioni degli sfruttati.
Basti pensare che i lavoratori immigrati, pur vivendo in Italia anche da dieci anni, ancora non parlano la lingua italiana. Il che la dice lunga su come lavorano – testa bassa nei campi – e sul fallimento dell’integrazione di una Italia composta anche da cappe di schiavismo moderno.