SABAUDIA, UN LARGO PER “LA MAMMA DI TUTTI I SABAUDIANI”

Intitolato a Clelia Lora in Ortolan il largo situato di fronte all’ex sede dell’IPAI, la “maternità” di una volta. Luogo simbolico dove tutto cominciava per i bambini che non potevano essere riconosciuti. Dove nuove vite facevano il loro primo respiro, spesso proprio tra le braccia di lei. Proprio come i tanti neonati che nascevano in casa.

L’ostetrica, amatissima dai sabaudiani, è ora ricordata in uno spazio pubblico che diventa segno tangibile di gratitudine. Per oltre trent’anni, dal 1944 al 1977, chi nasceva a Sabaudia nasceva, quasi certamente, con la sua assistenza. Clelia Lora è stata molto più che una levatrice. È stata una figura di riferimento. Una presenza affidabile e discreta. E’ stata il volto di un’umanità profonda e di una professionalità incrollabile.

“È stata anche la mia levatrice, è grazie a lei se oggi sono qui”. Così il sindaco di Sabaudia, Alberto Mosca ha ricordato con commozione, nel corso del suo intervento. Parole semplici, ma potentissime, che raccontano il legame personale e collettivo con questa donna straordinaria.

A spiegare la scelta del luogo è stata invece l’assessore alla Sanità e Pari Opportunità, Anna Maria Maracchioni: “Abbiamo voluto che questo largo portasse il suo nome perché proprio qui, in quella che era l’IPAI, tante storie sono iniziate. Questo è un luogo che profuma di memoria e di vita”.

A rendere ancora più intensa la cerimonia, le parole dolci e ferme della figlia, Anna Maria Ortolan, che ha ricordato il carattere “dolce ma severo” della madre, la sua dedizione totale, il suo instancabile esserci, a ogni ora, per chiunque avesse bisogno.

Nata a Montorso Vicentino nel 1913, laureata a Padova con il massimo dei voti, Clelia Lora visse e operò in diverse città, fino all’approdo a Sabaudia, dove esercitò fino al pensionamento nel 1978. Morì nel 1981, ma il suo ricordo non ha mai lasciato davvero la città.

L’intitolazione di oggi non è solo un atto formale, ma un gesto che restituisce a Clelia un posto vivo nella topografia dell’anima cittadina. Ora che il largo porta il suo nome, è come se Sabaudia avesse di nuovo, fisicamente, accanto a sé la sua “mamma”.

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