Nella mattinata del 21 agosto, presso il Borgo dei Pescatori sul Lago di Paola, ha avuto luogo la conferenza stampa indetta da Anna Scalfati ex giornalista Rai e proprietaria di maggioranza del più grande dei laghi costieri pontini, il Lago di Paola appunto.
Assenti i Comuni di Sabaudia e San Felice, come anche il Parco del Circeo e Provincia di Latina, quando, invece, il pubblico, tolti i diversi giornalisti locali, era composto soprattutto da cittadini a cui stanno a cuore le sorti di questo specchio d’acqua salmastra. Neanche i balneari del lungomare, invitati dalla Scalfati, come principali interlocutori, si sono presentati.
Il Lago di Paola, infatti, è da anni che soffre di un forte inquinamento dovuto ad una serie di cause tra cui scarichi fognari abusivi, fitofarmaci e pesticidi di un’agricoltura ancora convenzionale (pure se esercitata all’interno dei confini del Parco Nazionale del Circeo), scarichi di acqua clorata delle piscine a servitù delle ville che sorgono, qua e là, sul perimetro lacuale. Anche la progressiva salinizzazione delle acque è un problema non da poco, come il mancato apporto di acqua dolce dai canali (e dalla falda sottostante sempre più asciutta) che sarebbero una soluzione tampone, considerando la mole di fonti inquinanti, alla necessaria ossigenazione naturale delle acque.
Sullo sfondo c’è il Campionato Mondiale di Canottaggio che il Lago di Paola dovrebbe ospitare nel 2020, un’occasione che il territorio non vuole perdere. Se il metro di misura fosse la cura e rispetto dimostrati verso questo luogo di rara ricchezza ecologica, forse si potrebbe ammettere di essere in debito con il Lago di Paola stesso. Tuttavia, se l’ubi maior dell’economia locale reclama ossigeno, perché continuare a negarlo ad acque che, nonostante tutto, continuano incondizionatamente a regalare la vita?
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