Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, dovrà abbattere gli abusi edilizi realizzati nella sua villa sul lungomare di Sabaudia
Dopo 14 anni, il Consiglio di Stato, respingendo il suo ricorso, sembra aver posto fine alla guerra a carte bollate tra il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il Comune di Sabaudia.
Il presidente del Coni, com riporta “La Repubbica”, si è visto respingere tutti gli appelli presentati davanti al Consiglio di Stato, il cui giudizio rende efficace le ordinanze di demolizione del Comune di Sabaudia datate 2009.
Malagò dovrà demolire una parte della villa “Le Nanine”, abbattendo i manufatti realizzati nel piano interrato della villa: 118 metri quadrati con una stanza massaggi con bagno, stanza vogatori con un altro bagno, un ripostiglio, un corridoio e una stanza pluriuso. Nessuna sanatoria anche per tre dependance e l’ampliamento di una quarta. Da abbattere anche l’ampliamento della cucina, una tettoia per le auto, un’altra stenditoio, un vialetto, un barbecue e un locale adibito a stireria e dispensa.
Il presidente del Coni, nel suo ricorso, aveva sostenuto che era “stato oggetto di opere di bonifica diversi anni or sono, in quanto infestato da ratti che rendevano inutilizzabili i servizi necessari all’immobile principale ubicati in siffatto spazio, quali fili elettrici, cavi, centralina telefonica, centrale di allarme e fossa biologica”. Inoltre, secondo Malagò, “in alcun modo” era stato alterato “l’assetto del piano sovrastante, in quanto tali opere non sono visibili all’esterno”. E per i condoni negati, invece, il numero uno dello sport italiano aveva sostenuto che sarebbe stato compito del Comune “verificare se le opere comportassero o meno un incremento volumetrico”.
Il Consiglio di Stato gli ha dato torto.