RSA A SEZZE: QUEI SOLDI CI SONO, MA NON SI SA DOVE INVESTIRLI

Gli ex uffici della ASL in Via dei Cappuccini

Ai Cappuccini o all’ex Ospedale San Carlo? Questa è la prima domanda che viene da porsi quando si parla del vecchio progetto di Residenza Assistenziale Sanitaria (RSA). Il sindaco di Sezze, Sergio Di Raimo (PD), non ha ancora espresso la sua preferenza tra le due opzioni, il presidente del Consiglio Enzo Eramo (PD) la vorrebbe nell’edificio adiacente alla Casa della Salute, il consigliere di maggioranza di “Sezze Futura” Enzo Polidoro ha cambiato opinione più volte sull’argomento e infine l’esponente dell’opposizione di “Biancoleone” Serafino Di Palma vedrebbe di buon occhio l’ipotesi di una residenza negli ex uffici ASL davanti al Parco della Macchia.

LA LETTERA PER USCIRE DAL CONTENZIOSO

La questione dell’Rsa si riaccende nel dicembre 2017 quando il primo cittadino riceve una lettera dai progettisti incaricati (ing. Guido Paderni, arch. Raffaele Ciarla e ing. Guido Paderni) non ancora retribuiti per il progetto esecutivo ai Cappuccini. I tre professionisti offrono una via d’uscita al contenzioso insorto quasi 15 anni fa attraverso il procedimento di recupero dei 2,9 mln di euro di finanziamento regionale di derivazione ministeriale. Con un tale importo il Comune, oltre a realizzare l’opera, potrebbe beneficiare del progetto già redatto ed estinguere un debito che si aggira intorno ai 100mila euro.

Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo (PD)

CONTRIBUTO RICONOSCIUTO DALL’ASL

Di Raimo procede allora all’attività di recupero che culmina nell’incontro avuto all’ASL di Latina il 10 giugno scorso. Il direttore generale Giorgio Casati riconosce al sindaco la sussistenza di quel contributo e gli conferma che sono disponibili fino a 60 posti letto per la terapia intensiva, per la terapia estensiva e quella di mantenimento. Il sindaco esce soddisfatto dall’incontro, ma gli si pone di fronte subito un dilemma: è vero che realizzando l’Rsa ai Cappuccini l’Ente può risolvere il contenzioso, ma quel progetto comprende al massimo 40 posti letto. L’ex ospedale San Carlo, soluzione sostenuta da Eramo, porterebbe, invece, fino a 60 posti letto. Ma come si finanzia la gestione ordinaria di una RSA? Chi la paga?

FINANZIAMENTO DELL’RSA

In tutta Italia in base al D.P.C.M. DEL 12/1/2017 sui Livelli Essenziali di Assistenza (art. 30 lett. b punto 2) i costi giornalieri per ogni posto letto sono per metà a spese del Fondo Sanitario Regionale. E l’altra metà? L’utente, qualora abbia un reddito ISEE superiore ai 20.000 euro (parametro della nostra Regione), dovrà farsi carico per intero della quota. Sotto la soglia dei 20mila (parametro Regione Lazio), inclusa l’indennità di accompagnamento qualora percepita, subentra la compartecipazione del Comune di residenza in misura inversamente proporzionale al reddito del paziente e dei suoi familiari (gli eredi diretti). Al di sotto dei 5mila euro annui (parametro regionale), indennità di accompagnamento inclusa, è prevista la totale partecipazione comunale. Il paziente che beneficia di un’indennità di accompagnamento dovrà sempre devolverla alla struttura residenziale se vuole avvalersi della partecipazione comunale. Nell’ambito delle sole spese anticipate dal Comune di residenza per i soggetti accolti nelle RSA, la Regione attualmente rimborsa fino al 50% della spesa rendicontata dagli stessi enti locali.

I COSTI NELLO SPECIFICO

Nella nostra Regione la diaria giornaliera complessiva è di 118, 40 euro per paziente che necessita di un mantenimento alto (cure e assistenza di maggiore intensità): di questa somma 59,20 euro sono a carico dell’utente e/o del Comune. Per i pazienti che hanno bisogno di un mantenimento basso (minore intensità), la retta giornaliera è di 98,40 euro (49,20 la quota utente/comune). Spetta al Centro Assistenza Domiciliare dell’ASL di appartenenza del paziente stabilire di quale grado assistenziale abbia bisogno. 

LA GALASSIA RSA

Di RSA ce ne sono diverse in Provincia, ma la gestione è sempre affidata a privati (cooperative, srl o spa): titolari della concessione restano i comuni in cui sono ubicate. Ad Aprilia il “San Michele Hospital” ospita 120 posti letto, mentre a Latina all’interno della struttura dell’Icot il gruppo Giomi di Immanuel Miraglia controlla l'”Rsa Pontina”. La stessa società per azioni possiede la Residenza di Cori che ha vissuto alterne vicende con l’autorizzazione del numero dei posti letto. In base ad una convenzione valida fino al 2030 a Sabaudia ad averne la gestione è la Tosinvest dell’on. Antonio Angelucci di Forza Italia, il proprietario del San Raffaele di Milano e di svariate cliniche in tutta Italia. A Terracina Villa Azzurra del gruppo Korian, oltre a un hospice e a una casa di riposo, comprende anche una RSA. Nel sud-pontino l’RSA “Minturno Poggio Ducale” è sotto la T.e.a.r. srl. A Castelforte la Residenza “Domus Aurea” è riconducibile ad una omonima società che gestisce anche case di riposo ad Itri e Minturno.

Il complesso dell’ex Ospedale San Carlo, oggi in parte destinato alla Casa della Salute (edificio di fronte) e in parte al Punto di Primo Intervento (a destra). Molte sale sono però rimaste inutilizzate.

LA STORIA INFINITA

Una storia che affonda la sue radici addirittura nel 1988 quando l’art. 20 della Legge nazionale 67 autorizza la realizzazione di Residenze per soggetti non autosufficienti. Il DPCM del 22 dicembre 1989 distingue chiaramente le RSA dalle case di riposo e dalle case alloggio, queste ultime dedicate a pazienti anche parzialmente autosufficienti. Le RSA si rivolgono invece a persone che non possono essere assistite a domicilio e che necessitano di trattamenti continui (ultrasessantacinquenni che non possono badare a sé stessi o invalidi fisici gravi). Gli spazi devono essere privi di ogni barriera architettonica e perfettamente conformi alla normativa a misura dei portatori di handicap. Esistono barriere architettoniche nell’ex Ospedale San Carlo? Se un paziente, accompagnato da un operatore, volesse farsi una piccola passeggiata fuori dal San Carlo, troverebbe una situazione agevole per il pendio di Via San Bartolomeo? Quantomeno ai Cappuccini si sta sul piano con un piacevole parco dirimpetto.

5,9 MILIARDI PER L’RSA GIÀ NEL 1993

Sulla base del Decreto Ministeriale 321 del 29 agosto 1989 il Comune si munisce di uno studio di fattibilità per la richiesta di finanziamento per il primo triennio di attuazione. Sullo studio di fattibilità la USL/LT 4 si esprime favorevolmente e la Giunta regionale già il 23 dicembre 1993 autorizza il finanziamento proveniente dal Ministero della Sanità. Sono pronti 5miliardi e 993 milioni di lire per l’RSA a Sezze!

Prospetto del prospetto della nuova Residenza ai Cappuccini

RSA A SEZZE, SABAUDIA E MINTURNO

Il progetto elaborato da Viglianti e Ciarla viene approvato l’11 agosto del 1995. Franco Brugnola, allora Responsabile della Programmazione Sanitaria della Regione Lazio, ricorda come in quel tempo il Ministero della Sanità Elio Guzzanti sollecitasse l’applicazione della Legge 67 su tutto il territorio nazionale. Lo stesso Brugnola si adoperò in quel periodo, d’intesa coi rispettivi sindaci della Provincia di Latina, affinché le RSA sorgessero il prima possibile nei comuni di Sezze, Sabaudia e Minturno. 

Franco Brugnola, Responsabile della Programmazione sanitaria della Regione Lazio nella II metà degli anni ’90

LOCALITÀ CASTELLETTO

Il progetto per Sezze insiste nell’area di Villa Petrara, più precisamente in località “Castelletto”. Zona che prende il nome da una villa fortificata risalente al XVII secolo un tempo della famiglia Rappini, oggi della famiglia Di Trapano. Individuata la località come zona F-Servizi dal Piano Regolatore Generale del ’74 e scevra apparentemente da vincoli, quello stesso perimetro tra gli anni ’60 e ’80 era stata oggetto di un fenomeno diffuso di abusivismo edilizio. Palazzi in cemento e ville moderne erano state costruite indiscriminatamente nella totale indifferenza dell’Ufficio tecnico.

Una vecchia cartolina che raffigura il Castelletto. La struttura, di proprietà privata, è oggi immersa tra le case e gli edifici e non è più fotografabile dall’esterno.

VINCOLO DEGLI ANNI ’20 SU LOCALITÀ CASTELLETTO

Al momento dell’esproprio dell’area privata su cui edificare spunta un vincolo paesaggistico del Ministero dei beni culturali risalente addirittura al 1928, ignorato dallo stesso Comune nell’adozione del PRG. L’assessorato per la salvaguardia e cura della salute della Regione chiede una proroga al Ministero del Bilancio fino al 10 maggio 1999. I 299 milioni per la progettazione esecutiva di Villa Petrara vengono interamente liquidati dalla Regione di Piero Badaloni.

COSTA SAN LUIGI

Il sindaco Giancarlo Siddera indica allora una nuova localizzazione a Via della Valle, zona Costa San Luigi (lungo quel percorso che collega Via Bassiano a Via della Resistenza). Quel luogo è sotto vincolo paesaggistico secondo lo stesso Piano Territoriale per il Paesaggio, ma la Regione concede il proprio nulla osta per la deroga al vincolo l’11 marzo 1999. Nel frattempo è stata concessa dal Ministero del Bilancio un’ulteriore proroga fino al 10 maggio 2000. Il 17 novembre 2000 interviene il Ministero per i beni culturali e ambientali e annulla il nulla osta regionale: niente RSA in Via della Valle!

RIAPERTURA DEI CAPPUCCINI

Il Comune tratta con la Regione per un’ulteriore proroga e la ottiene. Si fa anche approvare una variante al progetto, ma questo costa all’Ente locale più di 56 milioni di lire. Sotto la minaccia di definanziamento la Giunta comunale con delibera 168 il 30 giugno 2001 sceglie una nuova location: gli ex uffici della ASL in Via dei Cappuccini 168. Questo costa una riduzione dei posti letto da 60 a 40.

La struttura in Via dei Cappuccini 168 più volte messa all’asta dal Comune senza che siano mai stati individuati degli acquirenti.

SI VA IN PIANURA!

La progettazione viene nuovamente affidata allo studio di Viglianti, Ciarla e Paderni. Tutte le autorizzazioni sono state predisposte per l’inaugurazione ai Cappuccini, manca solo quella del genio civile, ma il contesto politico improvvisamente cambia. Le elezioni amministrative della primavera del 2003 portano alla vittoria del centrodestra col 63% dei voti. Il 29 luglio 2003 la Giunta del sindaco Lidano Zarra (di professione medico) e del vicesindaco Giuseppe Ciarlo (altro medico) informano i progettisti che vogliono riportare l’RSA a 60 posti e l’unico luogo per farlo è un immobile comunale in Via Acque Vive in pianura. Siamo in prossimità della vecchia Colonia degli orfanelli (vicino Via Migliara 45).

TUTTO PRONTO PER LA GARA D’APPALTO

Le somme sono ormai divenute insufficienti per la realizzazione di un’RSA da 60 posti letto, bisogna quindi ricorrere al concorso di un privato. In contraddizione col principio di discontinuità di incarico viene affidato ancora ai tre progettisti il compito di redigere un nuovo prospetto preliminare e di predisporre gli elaborati per il nulla osta dei Nuovi Insediamenti Produttivi. Il progetto preliminare su Acque Vive ottiene tutte le autorizzazioni necessarie e il Comune indice una gara d’appalto per l’affidamento della gestione ad un’azienda specializzata.

LE BUSTE APERTE DI CALDAROZZI

Viene nominata una Commissione presieduta dal Direttore generale dell’Ente Lidano Caldarozzi per la valutazione delle offerte. Agli inviti rivolti a sette aziende, solo due rispondono manifestando il proprio interesse. Si tratta della setina Clin Audit San Carlo di Luigi Bucciarelli e della Tosinvest di Angelucci. C’è chi narra che la miglior offerta in busta chiusa fosse quella di Angelucci, ma su questo non abbiamo prove. Di fatto prima ancora che le offerte vengano esibite in sede pubblica, le buste sono state già aperte dalla Commissione. Nel frattempo il Comune è già stato commissariato, al sindaco Zarra è subentrato il delegato prefettizio Leopoldo Falco. Falco annulla l’intera procedura e le due aziende ricorrono al Tar con motivazioni differenti. Il Tar Lazio dà ragione al Commissario: gara non valida, tutte le procedure dovranno ripartire da capo. Questo non preclude all’Amministrazione di indire una nuova gara. Per la seconda volta tutto era pronto per far partire l’RSA, ma un evento imprevisto ha fatto saltare il banco!

L’articolo de “Il setino.it” apparso il 17 novembre 2006 sulle irregolarità durante la gara

ACQUE VIVE INEDIFICABILI

Tra il luglio e il dicembre 2007 la Regione approva Piano Territoriale Paesaggistico (PTPR) con cui l’area di Acque Vive viene vincolata ad inedificabilità assoluta. Bisogna cambiare zona un’altra volta! La Giunta di centrosinistra di Andrea Campoli (nel frattempo il contesto dal 2007 è cambiato nuovamente) si ritrova a raccogliere i cocci dei disastri degli anni precedenti, ma la già allora delicata situazione di bilancio le consente a mala pena di liquidare uno dei due progetti elaborati. Ai tecnici vengono corrisposti 75 milioni di lire per i lavori a Via Acque Vive attraverso l’approvazione di debiti fuori bilancio. Debiti fuori bilancio che costeranno all’Amministrazione un lunghissimo contenzioso con la Corte dei Conti conclusosi positivamente per il Comune solo 1 anno fa. L’onorario di 159 milioni di lire per i Cappuccini tuttavia non viene liquidato, da qui un contenzioso tra Ente da una parte e i progettisti dall’altra che dura tuttora.

PROTOCOLLO D’INTESA SULL’OSPEDALE

Nel marzo 2011 Campoli, anche su impulso dell’Assessore alle politiche sociali Eramo, sigla un protocollo d’intesa con l’ASL con cui si prevede lo spostamento del finanziamento statale/regionale sul già morente Ospedale S. Carlo. La gestione dell’RSA viene rimandata ad un’apposita convenzione Azienda/Comune, i posti saranno 64 e viene prevista l’installazione di macchinari avanzati per la dialisi. L’edificio tuttavia non è più di proprietà regionale dagli inizi degli anni 2000, periodo in cui la Giunta Storace tramite cartolarizzazione procedette all’alienazione delle infrastrutture alla società SAN.IM. Ad oggi l’Asl per la Casa della Salute paga un canone leasing. Al Comune toccherebbe pagare un canone di locazione al contrario che ai Cappuccini. 

L’attuale Presidente del Consiglio ed ex Assessore alle politiche sociali Enzo Eramo (PD) accanto al sindaco di Latina Damiano Coletta. Foto scattata durante gli internazionali di tennis di Sezze nell’agosto 2016

IL PESO DELLE DECISIONI

Qualora in nome del principio di continuità amministrativa Di Raimo decidesse di proseguire sulla via intrapresa da Campoli, il contenzioso rimarrebbe in corso. Data la somma dell’importo, superiore ai 144mila euro, si dovrebbe procedere ad affidamento del progetto secondo procedura imposta dalla normativa dell’Unione Europea. I tempi si dilaterebbero ulteriormente. D’altro canto bisognerebbe conoscere nel dettaglio i contenuti dell’incontro tra Di Raimo e l’assessore Vincenzo Lucarini da una parte e Casati dall’altra. Il direttore generale dell’Azienda ha prospettato qualche opportunità in più al Comune qualora l’opera venisse realizzata accanto alla Casa della Salute e al PPI? O ne nascerebbe semplicemente una situazione di promiscuità tra le tre strutture socio-sanitarie? 

PURCHÉ SI FACCIA!

In ultimo interpellando due ex consiglieri di appartenenza politica opposta, Titta Giorgi (PD) e Roberto Reginaldi (Lega), alla domanda se preferissero i Cappuccini o l’ex Ospedale, entrambi ci hanno dato la stessa risposta: “Purché si faccia!”. Questo è il sentimento diffuso della popolazione da sinistra a destra a Sezze dopo quasi 30 anni di travagli. Certo, purché si faccia…ma valutando ogni aspetto della questione.

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