RICATTI A LUCI ROSSE DAL CAPO SCOUT: LE VITTIME SARANNO ASCOLTATE COME TESTIMONI

Proseguono le indagini nei confronti dell’assistente capo scout originario di Terracina indagato per aver abusato su alcuni minorenni

Ci sarà un incidente probatorio il prossimo 21 ottobre per tre delle vittime dei ricatti sessuali messi in pratica dal 19enne di Terracina, arrestato dalla Polizia Postale di Latina con l’accusa di pedopornografia. Le tre vittime, tutte minorenni, saranno ascoltate nel corso di un incidente probatorio dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Daniela Caramico D’Auria. In quella sede verranno cristallizzate le prove così come richiesto dallo stesso magistrato

Il 19enne assistente capo scout accusato di pedopornografia e difeso dagli avvocati Massaro e Naso è stato arrestato, lo scorso 2 agosto, su disposizione della Procura di Roma, autorità giudiziaria competente per materia: si trova al momento agli arresti domiciliari. A coordinare le indagini il sostituto procuratore capitolino Vittorio Bonfanti.

A luglio scorso, l’assistente capo scout di Terracina è stato iscritto nel registro degli indagati, accusato di gravi reati legati a presunti abusi su minori. L’associazione coinvolta conta circa 140 bambini tra i suoi frequentatori abituali. Le attività estive dell’organizzazione furono interrotte dalla decisione dell’Agesci, generando preoccupazione tra le famiglie coinvolte. “Cari genitori, il parroco e la comunità Capi comunicano – aveva scritto l’Agesci ai genitori – che per motivi imprevisti e imprevedibili tutte le attività e i campi estivi sono sospesi”.

La vicenda ha origine da un ricatto tramite social media, che ha coinvolto due minorenni di 14 e 16 anni manipolati attraverso un profilo fasullo su Instagram. Il 19enne assistente capo scout avrebbe agito dietro le quinte, chiedendo immagini compromettenti ai giovani e successivamente minacciandoli di diffonderle se non avessero pagato una somma in denaro. L’intervento della Polizia Postale di Latina ha portato, a luglio, al sequestro dei dispositivi e all’avvio di un’approfondita inchiesta.

Le modalità con cui il 19enne ricattava i “lupetti” erano meschine. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, per un’indagine che non è ancora chiusa e che potrebbe portare a nuovi sviluppi, il 19enne aveva creato falsi profili social Instagram e contattava gli adolescenti facendosi inviare foto intime, spacciandosi per una ragazza. Dopo che questi inviavano le foto compromettenti, scattava il ricatto della finta ragazza che minacciava di pubblicare le foto. È a quel punto che interveniva il 19enne: “Conosco la ragazza, vuole 110 euro. Se me li date sistemiamo tutto”.

Le indagini, scattate a maggio, avrebbero rivelato ulteriori dettagli: secondo quanto emerso, un bambino di soli 10 anni avrebbe subito anche abusi da parte dell’assistente capo scout all’interno della parrocchia frequentata. Il bambino sarebbe stato palpeggiato nelle parti intime. Uno spaccato che, al momento, non sarebbe contestato al 19enne che ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.

La gravità delle accuse ha spinto il sostituto procuratore di Roma ad aprire un’inchiesta ufficiale sul caso. Gli inquirenti hanno analizzato i contenuti dei dispositivi e ascoltato le testimonianze per fare luce sulla situazione.

La parrocchia frequentata dal giovane indagato, assistito dall’avvocato Carmela Massaro, è quella della Chiesa San Domenico Savio di Terracina, la stessa frequentata in passato da Alessandro Frateschi, l’ex insegnante di religione a processo per violenza sessuale su cinque minori.

L’indagine è partita dalla denuncia di due genitori che hanno sentito piangere il loro ragazzo adolescente, vittima del ricatto dell’assistente capo scout.

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