In occasione della Conferenza organizzata dal S.I.S. 118 (Società Italiana Sistema) a Latina il giorno 9 giugno si è parlato della riapertura dei PPI (Punti di primo intervento) e di PAT (Punti assistenza territoriale).
Nel contesto erano rappresentati i medici, tramite il presidente dell’ordine dei medici di Latina; Il SIS, il rappresentante nazionale dei medici di medicina di urgenza ed emergenza. Erano presenti vari consiglieri regionali, alcuni sindaci.
Era presente come unico rappresentate dei collettivi di lotta, il Presidente del Comitato Civico di Cori, Massimo Silvi.
Dalla discussione è emerso il fallimento totale rappresentato dalla chiusura dei PPI; un errore imperdonabile, in quanto i punti di primo intervento, che svolgevano anche interventi stabilizzatori in materia di emergenza e urgenza, sono stati declassati in PAT, ove si svolgono interventi riduttivi e minimali. Inoltre l’orario di erogazione del servizio è stato dimezzato dalle otto del mattino alle otto di sera, mentre prima era h 24.
In aggiunta spesso sono assenti i medici o infermieri di servizio. Altro aspetto non meno importante, I PPI erano un filtro per I PS di Latina e Formia, visto che i pazienti si recano direttamente ai PS anche per “cose di poco conto”, intasandoli e contribuendo alla confusione e allo stanziamento in PS di molti pazienti anche per diversi giorni. Il d.p.cm. 12 gennaio 2017 recante la definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza all’art. 3 stabilisce che il livello dell’assistenza distrettuale si articola, tra l’altro nell’emergenza sanitaria territoriale specificando poi all’art. 7 che il Servizio sanitario nazionale garantisce, in situazioni di emergenza urgenza in ambito territoriale extraospedaliero, interventi sanitari tempestivi e finalizzati alla stabilizzazione del paziente, assicurando il trasporto in condizioni di sicurezza al presidio ospedaliero più appropriato.
È emersa, quindi, l’insufficienza e il mancato rispetto dei LEA ( Livelli essenziali di assistenza) nei territori, con buona pace per l’incremento e il miglioramento della medicina territoriale, rimasta parola vuota. Si è parlato del decreto 70/2015 cosidetto decreto Lorenzin il quale stabilisce la trasformazione dei PPI in postazioni medicalizzate, dalla discussione è emerso che le postazioni medicalizzate posono essere fisse o mobili, quindi la Regione Lazio nei DCA riguardanti la trasformazione dei PPI non ha tenuto conto del decreto 70/2015 trasformandoli in PAP (punti di assistenza primaria) “La Regione Lazio ha programmato la trasformazione dei PPI in Punti di erogazione di assistenza primaria; in proposito le Aziende Sanitarie interessate (Asl Roma 4, Asl Roma 5, Viterbo, Rieti e Latina) hanno già adottato gli atti di propria competenza che prevedono il servizio, diversamente qualificato, ma in continuità con le funzioni precedentemente svolte, a far data dal 1 gennaio 2020”. La ASL si latina con propria delibera ha trasformato i PPI in PAT (punti di assistenza territoriale) escludendo le funzioni precedentemente svolte dai PPI trasformandoli in semplici ambulatori.
Per quanto riguarda la politica ha continuato a dare prova di pochezza sotto tutti gli aspetti. I consiglieri dell’attuale maggioranza dopo aver ascoltato i medici hanno affermato di voler riaprire i PPI. Quando erano minoranza non hanno fatto nulla in tal senso. Quelli di minoranza hanno chiesto la riapertura dei PPI visto la situazione precaria che si è creata. Quando erano maggioranza, hanno fatto di tutto per chiuderli, nascondendosi dietro propositi e motivazioni assurde. Qualche sindaco si è meravigliato della presenza del Presidente del Comitato Civico di Cori, dimenticando la lotta fatta da questo comitato in questi anni, e le valutazione dei medici confermano la giustezza di queste rivendicazioni, cioè la riapertura dei PPI per 24 ore, sotto il dipartimento di emergenza/urgenza.
Il Presidente Massimo Silvi ha infatti ribadito questa richiesta e fatto notare che qualcuno ha preso decisioni anche contro il Decreto Lorenzin, che di fatto non chiudeva i PPI, ma li trasformava in postazioni medicalizzate fisse e mobili quindi potevano tranquillamente essere mantenuti.