“Reset”, il processo al clan Travali bloccato da salute degli imputati e impacci burocratici. In aula la pm antimafia sotto scorta
Concludere il processo “Reset”, che contesta l’associazione mafiosa al clan Travali/Di Silvio, sarà un’impresa. Ne è consapevole il III collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, coadiuvato dai colleghi Simona Sergio e Paolo Romano.
Il contesto non è dei più semplici, anzi. Da circa una settimana il pubblico ministero Luigia Spinelli, sostituto procuratore alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e titolare dell’indagine portata avanti dalla Squadra Mobile di Latina denominata “Reset”, è sotto scorta a causa di minacce indirette contro la sua persona.
Oggi, 24 ottobre, il magistrato, prossimo a divenire Procuratore Aggiunto a Latina, era scortata da due agenti dei Carabinieri. Una scorta rigorosa che la segue ovunque, in ogni movimento, anche all’interno del Tribunale. Con lei, a rappresentare l’accusa, anche il pm della DDA capitolina, Francesco Gualtieri.
Era prevista un’udienza importante in cui si sarebbe dovuto sciogliere il nodo della testimonianza dell’ormai ex collaboratore di giustizia, Maurizio Zuppardo, annunciata da lui stesso lo scorso venerdì. Zuppardo, infatti, si rifiuta di deporre perché non più tutelato dallo Stato e il Tribunale deve decidere se acquisire le sue testimonianze rese a verbali che si concentrano su quattro imputati: Angelo Travali, Valentina Travali, il poliziotto Carlo Ninnolino e Riccardo Pasini.
I due pm, intanto, hanno depositato gli atti di cessazione della sua collaborazione con lo Stato, oltreché a quello che revoca la collaborazione di Angelo Riccardi, il pentito dell’area fondana chiamato in causa dall’avvocato Oreste Palmieri, nella scorsa udienza, perché sarebbe stato testimone di dichiarazioni inopportune del pentito Agostino Riccardo, grande accusatore del clan e a tutti gli effetti collaboratore di giustizia. Peraltro, i pm Spinelli e Gualtieri hanno depositato anche la sentenza di condanna per maltrattamenti nei confronti della ex moglie rimediata dal Agostino Riccardo, in una vicenda che ha coinvolto un ex poliziotto di Latina, che curava la collaborazione di Riccardo stesso. Una vicenda più volte emersa e che affiora in quasi tutti i processi istruiti dalla DDA a Latina per screditare le parole del pentito.
Ad ogni modo, oggi, l’udienza, che prevedeva anche la testimonianza dell’altro collaboratore di giustizia, Andrea Pradissitto, è saltata per una serie incredibile di difficoltà burocratico-sanitarie.
È stato giudicato legittimo l’impedimento di uno degli imputati, Riccardo Pasini, a cui non è stata notificata l’autorizzazione a muoversi da casa, essendo ristretto ai domiciliari e con braccialetto elettronico. Legittimo l’impedimento anche di colui che è ritenuto il capo del clan, Angelo Travali, che soffre di una patologia cardiaca, per cui dovrebbe essere operato. “Palletta” ha presentato il suo legittimo impedimento in contemporanea con la prevista ora dell’udienza (le 10 di mattina). Subito dopo è pervenuta una integrazione al suo quadro sanitario e, in seguito, un’ulteriore verifica disposta dal Tribunale di Latina che ha voluto vederci chiaro.
Risulta, come firmato da un medico dell’Asl di Benevento, in servizio presso il carcere dove Travali è ristretto, che il 38enne di Latina oggi soffriva di cefalea e vertigini. La prognosi è di dieci giorni, anche se il Tribunale, dovendo rinviare l’udienza a domani, ha predisposto che la direzione sanitaria del carcere di Benevento dovrà svolgere una visita per valutare la pressione dell’imputato e le sue condizioni di salute. Condizioni di salute che se dovessero essere confermate tali farebbero slittare il processo di altri giorni.
I pubblici ministeri, prima che il Tribunale accogliesse il legittimo impedimento, si erano opposti chiedendo il rigetto dell’istanza, in quanto il certificato sanitario sarebbe stato generico sia nella diagnosi della malattia di Travali che nella prognosi.
Respinto, invece, il legittimo impedimento per Cristian Battello detto “Schizzo”, l’uomo di Travali nella piazza di Aprilia. Il Tribunale ha ritenuto generico aver dichiarato che non stesse in buone condizioni. A latere, anche la mancata traduzione dal carcere di Cassino per Antonio Giovannelli. Un problema che comunque avrebbe rallentato l’udienza odierna.
Il processo tenta la grande corsa per evitare che il 16 gennaio 2025 scadano le misure cautelari ancora in piedi: fissate fino a tre udienze a settimane, appare sempre più un’impresa titanica arrivare a sentenza entro dicembre. Nel mezzo, però, la scorsa settimana c’è stato l’aggravamento della misura di Alessandro Zof, altro imputato di peso nel processo “Reset”, finito dai domiciliari al carcere in seguito a una perquisizione a casa.
Il tempo è tiranno e il clima che si respira, tra minacce a pentiti, ex pentiti e, soprattuto, a un pubblico ministero della DDA, non aiuta di certo il normale svolgimento di un processo di mafia, peraltro rilevantissimo per la storia della città di Latina.