L’associazione Refugees Welcome Italia – gruppo di Latina insieme ad Amnesty International – gruppo giovani di Latina hanno organizzato il 28 ottobre, alle ore 18:00, presso la Casa del Combattente di Latina la presentazione del libro di Marco Omizzolo “Libere per tutte. Il coraggio di lottare per sé e per gli altri”
Modererà l’evento la giornalista Graziella Di Mambro. Il libro racconta la storia di tre donne: Italia, Manpreet e Anna. Sono storie molto diverse, in cui ognuna ci racconterà del suo quotidiano, della sua forma di resistenza. Sono storie di lotta e di coraggio.
“Noi attivisti di Refugees Welcome Italia, oltre il nostro operato ordinario con le persone rifugiate con le famiglie disponibili all’accoglienza e con i mentori, riteniamo di fondamentale importanza tutte le attività che possano incuriosire, sensibilizzare, approfondire tematiche che ci riguardano tutti e tutte da vicino, ancora di più se fatte in rete con altre associazioni. Ascoltare Marco Omizzolo crediamo possa essere una grande opportunità per la nostra città, per l’importante contributo di tutto il suo lavoro”.
Marco Omizzolo è un sociologo, ricercatore Eurispes e Amnesty International Italia, presidente della cooperativa In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s., docente di Sociopolitologia delle migrazioni per l’università Sapienza di Roma. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni, sul lavoro e sulla criminalità organizzata. A lui dobbiamo non solo ricerche, ma veri e propri atti di denuncia di molte situazioni di emarginazione e sfruttamento. La nostra città può ricordare uno dei maggiori scioperi contro lo sfruttamento e le agromafie, ossia quello del 18 aprile del 2016 insieme alla Cgil con oltre 4 mila braccianti indiani che vi parteciparono. Nel 2019 venne nominato Cavaliere della Repubblica per meriti di ricerca e impegno contro le agromafie e lo sfruttamento del lavoro. Da alcuni anni vive sotto protezione da parte delle Forze dell’ordine.
Tratto dal libro: “(…) il desiderio manifesto di rompere le sbarre in una condizione sociale, di genere, storica e di classe bloccata in cui, tra i doveri principali per vivere in pace, c’è quello di perdere la speranza in una vita migliore.”