Agricoltura, Europa Verde Latina interviene sulla protesta: “La transizione ecologica è la soluzione, non il problema”
“Seguiamo con attenzione le proteste degli agricoltori di questi giorni in tutta Europa e rileviamo come sia in atto una comunicazione semplificata e distorta che pone il Green Deal dell’Unione Europea, non ancora attuato, come causa principale dell’impoverimento e della crisi dell’agricoltura. Al contrario, la transizione ecologica va sostenuta ad anzi rafforzata, per la qualità e la stessa sopravvivenza dell’agricoltura, contrastando la crisi climatica, la siccità, le inondazioni che già stanno causando danni gravissimi ai raccolti, proteggendo e rigenerando i suoli, aumentando la biodiversità, migliorando la salubrità e la qualità del prodotto finale attraverso la riduzione di sostanze chimiche e l’incremento del biologico (“Dalla fattoria alla forchetta”), tenendo conto del benessere animale, con particolare riguardo agli allevamenti intensivi.
Deve essere di pari passo fatto ogni sforzo per sostenere e accompagnare gli agricoltori in questa transizione”.
Questa la posizione del circolo di Europa Verde di Latina, città situata in una Provincia dove l’agricoltura rappresenta un settore importante dell’economia.
“Come dovrebbe essere noto a tutti, le cause delle difficoltà economiche, in particolare delle piccole aziende agricole, sono ben più profonde, nonostante i cospicui incentivi e sostegni europei (l’ultima Politica Agricola Comunitaria è stata finanziata con 386,6 miliardi di euro, ossia il 31 per cento di tutto il bilancio europeo per il periodo 2021-2027).
Innanzi tutto, gli agricoltori, in particolare i conduttori di piccole aziende, sono schiacciati tra gli alti costi di produzione (tra cui sementi e fitofarmaci, in mano alle multinazionali), e il sistema di trasformazione e distribuzione, che impone prezzi troppo bassi per grano, latte ecc, mentre al consumatore finale il prodotto confezionato arriva carissimo.
Altro aspetto fondamentale, di cui non si parla affatto, è l’influenza decisiva dei fondi finanziari che riescono a controllare, a livello globale, i prezzi dei prodotti agricoli tramite le borse merci (ad esempio quella di Londra).
A questo si aggiunga la concorrenza dei prodotti extra europei. In questo ambito i Verdi ritengono che si debba realizzare una strategia di consumo dei nostri prodotti locali (possibilmente a chilometro zero).
È da ritenersi giusta la rivendicazione dei manifestanti italiani sull’esenzione IRPEF, soppressa dal Governo Meloni, legata al concetto del servizio che le aziende agricole svolgono nei confronti della società presidiando, con le lavorazioni agricole, il territorio in cui si trovano.
Ma è sul piano ambientale che è necessario un intervento radicale. Facciamo parlare i dati. Ci si scandalizza per il 4% di terreni da mettere a riposo (con relative sovvenzioni) ma dai censimenti dell’ISTAT si scopre che la superficie agricola negli ultimi decenni è diminuita del 30%, e nella nostra pianura pontina questo è in gran parte dovuto alla speculazione edilizia nelle zone agricole, con la solitaria opposizione delle associazioni ambientaliste.
Dal rapporto 2023 di Re Soil Foundation (di cui fa parte anche Coldiretti) sullo stato del suolo in Italia, il 47% dei suoli italiani è in uno stato di cattiva salute a causa di erosione, mancanza di carbonio organico, contaminazione e addirittura desertificazione. Servono quindi politiche e azioni per fermare il consumo di suolo, proteggerlo dall’erosione, aumentare la sostanza organica e la biodiversità, diminuire gli inquinanti.
Secondo Eurostat l’Italia è al terzo posto in Europa per vendita di pesticidi, dopo Spagna e Francia. Anche l’Europa è ben lontana da quello che viene chiamato “ambientalismo ideologico”: recentemente è stato prorogato il permesso all’uso del glifosato per altri dieci anni e sono state affossate tutte le norme previste per il benessere animale negli allevamenti. Notizia dell’ultim’ora, la presidente della Commissione, Von der Leyen, ha ritirato la legge per la riduzione pesticidi, gravissimo arretramento nella politica ambientale e agricola europea.
In conclusione, la crisi dell’agricoltura viene strumentalizzata, con in prima file la Destra Italiana, per cercare di abbattere le politiche ambientali dell’Europa, a tutto favore da un lato, dei colossali interessi delle grandi compagnie di combustibili fossili e produzione fitofarmaci, e dall’altro del diffondersi di nuovi populismi antieuropeisti. In mezzo, gli agricoltori, con cui il mondo ambientalista deve instaurare un dialogo stretto e franco, per garantire, da un lato, un reddito dignitoso, ma anche il miglioramento dell’ambiente a beneficio di tutti, in primo luogo della stessa agricoltura”.