Il senatore di Forza Italia, Claudio Fazzone, leader provinciale e regionale del partito, presenta una legge per legalizzare la prostituzione
Il disegno di legge depositato in Senato, a firma del senatore di Fondi, Claudio Fazzone, punta a legalizzare e regolamentare l’esercizio del lavoro sessuale. La proposta, articolata in venti articoli, mira a riaprire le cosiddette “case chiuse”, anche chiamate “case di tolleranza”, vietate dalla legge Merlin nel lontano 1958, e a riconoscere come attività lecita quella dei sex worker, a patto che si tratti di una scelta libera e consapevole. Il testo disciplina l’attività nei minimi dettagli: dai requisiti anagrafici e formativi, fino all’obbligo di apertura della partita IVA, all’assicurazione obbligatoria, ai controlli igienico-sanitari previsti dal Ministero della Salute. Chi esercita senza autorizzazione rischia l’arresto; pesanti le sanzioni anche per i gestori di strutture abusive.
La scheda relativa al DDL n. 1523, presentato il 5 giugno scorso e annunciato in aula il 10 giugno, riporta solo il titolo, “Disposizioni in materia di esercizio della prostituzione”. Secondo quanto riportato da alcune testate nazionali, tra cui Il Mattino e Il Messaggero, una bozza del provvedimento è già circolata e affronterebbe in modo articolato tutti gli aspetti del fenomeno, delineando una proposta di riforma complessiva.
Il disegno legge a firma Forza Italia, introdurrebbe la possibilità di aprire delle nuove case chiuse, gestite da società, cooperative o liberi professionisti, sottoposte a rigidi standard igienico-sanitari stabiliti dal Ministero della Salute. L’esercizio su strada verrebbe invece vietato, così come l'”adescamento in luoghi pubblici”. Il ddl fisserebbe poi anche un’età minima (21 anni) e massima (65) per poter lavorare legalmente, e richiederebbe il possesso di un attestato professionale che includa corsi di formazione in igiene, sicurezza, pronto soccorso ed elementi di psicologia; obbligatoria l’apertura della partita Iva e la stipula di un’assicurazione. Il provvedimento prevederebbe poi anche l’obbligo di registrazione per i siti che ospitano annunci legati alla prostituzione, e il riconoscimento del diritto all’oblio per chi lascia il mestiere. Il disegno di legge affermerebbe più volte di voler tutelare le categorie più deboli, e prevederebbe per questo pene severe per chi costringe alla prostituzione con violenza o approfittando di condizioni di fragilità economica o psicologica: fino a 12 anni di carcere e 400mila euro di multa. Senza il rilascio dell’autorizzazione da parte dell’autorità di pubblica sicurezza, sempre prevista, chi si prostituirà “a titolo personale”, potrà rischiare anche l’arresto e la “confisca del profitto”. Ancora più pesanti le sanzioni per chi gestisce attività illegali: reclusione fino a 4 anni e sanzioni fino a 100mila euro.
La cornice giuridica della proposta, così com’è stata per ora presentata, insiste molto sul principio della libertà individuale: chi sceglie di vendere prestazioni sessuali, secondo il ddl, ha diritto a farlo in sicurezza, senza stigma e senza dover sottostare a regole ambigue. Il testo è in fase di discussione.