Processo Scheggia: ascoltato nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Latina la vittima dell’estorsione che la Procura contesta a Gina Cetrone, Umberto Pagliaroli e i tre del Clan Di Silvio – Armando detto Lallà e i figli Samuele e Gianluca
Ad essere accusati di estorsione con l’aggravante mafiosa ai danni di un imprenditore di Pescara che si occupa di produzione alimentare ci sono, dinanzi al Tribunale di Latina, i tre Di Silvio, l’ex consigliera regionale del Pdl Gina Cetrone e l’ex marito Umberto Pagliaroli, più il collaboratore di giustizia, all’epoca dei fatti affiliato al clan rom, Agostino Riccardo.
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Cetrone e Pagliaroli come creditori dell’imprenditore abruzzese, in relazione a pregresse forniture di vetro effettuate dalla società VETRITALIA SRL, società a loro riconducibile, avrebbero consumato un’estorsione con l’ausilio dei tre Di Silvio più l’affiliato Riccardo, chiamati a intervenire con modalità intimidatorie per la riscossione del credito. Lallà è ritenuto essere stato concorrente morale avendo autorizzato, in qualità di capo dell’associazione di stampo mafioso (Clan Di Silvio), la partecipazione degli associati all’attività estorsiva sollecitata da Cetrone e Pagliaroli.
Secondo l’accusa, Cetrone e Pagliaroli avrebbero convocato l’imprenditore pescarese presso l’abitazione dell’ex consigliera regionale a Capocroce (Sonnino), richiedendogli il pagamento immediato del dovuto, a fronte della dilazione nel pagamento proposta dal debitore.
Al che, secondo l’accusa, Cetrone lo avrebbe minacciato dicendo che avrebbe fatto intervenire “gli zingari”. All’imprenditore, così come ricostruito in Aula dal Pm Luigia Spinelli che lo interrogava, sarebbe stato impedito di andare via a bordo della sua macchina, che nel frattempo sarebbe stata bloccata da una vettura parcheggiata appositamente a ridosso.
Cetrone e Pagliaroli avrebbero costretto l’imprenditore ad attendere Riccardo e i figli di Lallà – Samuele e Gianluca Di Silvio -, che, una volta giunti, lo avrebbero minacciato dicendo che se non avesse pagato entro il giorno dopo “ci avrebbero pensato loro”, raccomandandogli di “non fare arrabbiare Agostino”, e prospettando implicitamente conseguenze e ritorsioni violente nei confronti della sua persona o dei suol beni.
Una circostanza, quest’ultima, confermata oggi dall’imprenditore pescarese che tra qualche “non ricordo” e incertezza ha ribadito di essersi recato il giorno dopo presso la Banca Unipol di Pescara, sotto la sorveglianza di Riccardo, dei due Di Silvio e di Pagliaroli, che lo attendevano fuori dall’istituto bancario. È lì che l’imprenditore ha effettuato un bonifico di 15.000 euro a favore della società VETRITALIA SRL, e consegnato “per il disturbo” la somma di 600 curo in mano a Riccardo. L’imprenditore, tramite riconoscimento fotografico (la difesa ha chiesto, però, la ricognizione personale), ha confermato la presenza a Pescara dei fratelli Di Silvio e Riccardo (oltreché a Pagliaroli). A Pescara sì, mentre l’imprenditore è stato più incerto se confermarla o meno all’interno della villa di Cetrone a Capocroce dove c’erano sicuramente quest’ultima e Pagliaroli, più altre due persone, a cui se ne sarebbero aggiunte altre, ossia gli estorsori Di Silvio. L’imprenditore ha dichiarato in aula che nella villa a Sonnino “mi avevano bloccato con le macchine” ma non è riuscito a confermare l’identità dei tre appartenenti al Clan Di Silvio.
Alla domanda del collegio difensivo degli imputati sul perché avesse dato a Riccardo 600 euro a Pesca, l’imprenditore abruzzese ha risposto “per paura”.
Rimandata, invece, la testimonianza di Agostino Riccardo, mentre la prossima udienza è stata fissata dal Presidente del Collegio Caterina Chiaravalloti il prossimo 7 maggio alle ore 14,30 quando saranno ascoltati Gianluca D’Amico (oggi la sua testimonianza è saltata in attesa che sia prodotta la sua archiviazione dall’indagine Alba Pontina) e il socio dell’imprenditore abruzzese.
Alla fine dell’udienza odierna, Gina Cetrone ha rilasciato dichiarazioni spontanee spiegando che l’imprenditore abruzzese è ancora debitore nei suoi confronti e nei confronti dell’ex marito, ribadendo di non aver mai parlato con nessun Di Silvio. Secondo l’ex consigliera ci sarebbe inoltre un post su Facebook che dimostrerebbe che l’imprenditore non solo è venuto nella sua villa a Capocroce senza costrizioni ma che nessuno l’avrebbe mai bloccato all’interno del vialetto della stessa.