Olimpia, slitta l’udienza sugli unici due imputati superstiti del processo sul “sistema Latina” defunto a settembre
È slittata al prossimo 19 maggio 2026 l’udienza di quello che è rimasto del processo Olimpio, derivanta dall’indagine che, nel 2016, fece emergere un contestato sistema opaco all’interno del Comune di Latina nella gestione Maietta-Di Giorgi. In primavera, verranno ascoltati gli ultimi testimoni del pubblico ministero Giuseppe Miliano che ha citato l’ex commissario straordinario del Comune di Latina, Giacomo Barbato (subentrato nel 2015 quando cadde l’amministrazione Di Giorgi), l’ex assessore all’urbanistica, Salvatore La Rosa, l’ex dirigente Giovanni Della Penna, Ilario Marino, Gabriele Del Pinto e Manuela Manetti.
A rimanere ancora imputati, davanti al secondo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Elena Nadile, sono l’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta, difeso dagli avvocati Leonardo Palombi e Filippo Dinacci, per il reato di estorsione ai danni del funzionario Nicola Deodato, e il costruttore Massimo Riccardo, assistito dagli avvocati Daniele Giordano e Lucio Amedeo Melegari, che ha rinunciato – unico – alla prescrizione ed è accusato di associazione per delinquere insieme ad altre persone che, però, non verrano mai processate.
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Nell’udienza di fine marzo scorso, Deodato (anche lui imputato “potato” dal processo insieme agli altri imputati tra prescrizioni e abolizione del reato di abuso d’ufficio) era stato chiamato a testimoniare sulle pressioni che l’allora onorevole di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta, avrebbe esercitato su di lui per far sì che comperasse, a spese del Comune di Latina, un gruppo elettrogeno che serviva alle partite del Latina Calcio.
Siamo nell’agosto 2014 e Maietta è Presidente del Latina Calcio, oltreché ad essere deputato della Repubblica e ex assessore al bilancio dell’amministrazione di centrodestra, all’epoca, a guida del Comune di Latina. Il Sindaco è Giovanni Di Giorgi che, come decine di imputati eccellenti o meno, è uscito fuori dal processo a settembre scorso grazie al salvacondotto della prescrizione e, soprattutto, dell’abolizione dell’abuso d’ufficio, reato soppresso dall’attuale Governo di centrodestra guidata da Giorgia Meloni.
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