PROCESSO EX POZZI GINORI: CHIESTE LE CONDANNE, MA IL GIUDICE NON È COMPETENTE A DECIDERE

Sito inquinato della ex Pozzi Ginori di Borgo Piave: ennesimo rinvio e slitta la sentenza di un processo finito

I reati contestati ai due imputati si prescriveranno il prossimo anno, intanto, però, il Tribunale di Latina non è riuscito ancora a emettere la sentenza di primo grado, pur essendo il processo già bello che concluso. A mancare c’è solo la contro-replica della Procura dopo l’arringa difensiva dell’avvocato dei due imputati.

Si tratta del processo per l’inquinamento dell’area ex Pozzi Ginori di Borgo Piave a Latina che oggi, 12 giugno, avrebbe dovuto arrivare a conclusione con la sentenza. Chiamato a giudicare, c’era il terzo giudice diverso dal 2020. Dapprima il processo era incardinato davanti al giudice monocratico Maria Assunta Fosso, poi trasferita; successivamente era passato alla collega Clara Trapuzzano Molinaro, andata all’ufficio Gip-Gup del Tribunale di Latina; infine, oggi, c’è il giudice non togato Gaetano Tanzi.

Quest’ultimo, Tanzi, si è dovuto dichiarare incompetente in quanto un non togato non può emettere sentenza su un procedimento filtrato da una udienza preliminare.

Alla sbarra, Giambattista Saleri, l’amministratore unico di Sviluppo Immobiliare Latina che avrebbe dovuto bonificare il sito dismesso della ex Pozzi Ginori dove, da anni, ci sono episodi di abusi, incendi e occupazioni illegali e Paolo Orabona amministratore delegato della Strago spa società incaricata della bonifica.

A luglio 2020, infatti, fu l’allora giudice per l’udienza preliminare Giorgia Castriota a rinviare a giudizio Giambattista Saleri, l’amministratore unico di Sviluppo Immobiliare Latina che avrebbe dovuto bonificare il sito dismesso della ex Pozzi Ginori dove, da anni, ci sono episodi di abusi, incendi (l’ultimo dei quali avvenuto lunedì sera con l’intervento dei Vigili del Fuoco) e occupazioni illegali. Insieme a lui, alla sbarra nel processo, Paolo Orabona amministratore delegato della Strago spa società incaricata della bonifica.

Saleri, secondo l’accusa, avrebbe realizzato una discarica abusiva, oltreché ad aver causato l’inquinamento ambientale tanto da aver inciso negativamente sulle acque di falda del sottosuolo all’interno del sito, così come certificò Arpa Lazio quasi venti anni fa, nel 2005, senza contare l’abbandono di rifiuti, persino di derivazione speciale e pericolosa. Violazione delle norme ambientali e inquinamento delle acque sotterranee, del suolo e del sottosuolo: reati che hanno fatto sì che la pubblica accusa ha chiesto sia per Saleri che per Orabona la pena di 1 anno e 8 mesi ciascuno, più il pagamento di una pena pecuniaria.

Il Comune di Latina, tramite l’avvocato Francesco Cavalcanti, e la Provincia di Latina, con l’avvocato Claudia Di Troia, si sono costituiti parti civili.

Insomma, oggi era tutto pronto per la sentenza, se non fosse stato che il giudice chiamato a decidere non era competente. Ecco perché lo stesso giudice Tanzi ha disposto il rinvio del processo al prossimo 10 luglio. In quella data, però, non ci sarà nessuna sentenza, ma semplicemente la lettura del provvedimento del Tribunale che assegna il processo a un giudice monocratico togato e quindi competente a condannare o assolvere i due imputati.

Nel frattempo, la prescrizione corre e si concretizzerà il prossimo anno. E sì che il sito di Borgo Piave, solo un mese fa, è stato nuovamente oggetto di attenzione da parte della Polizia di Stato che ha trovato la presenza di ingenti quantità di rifiuti solidi urbani, lastre in fibrocemento, scarti edili, elettrodomestici, apparecchi elettronici di vario genere, pneumatici, mobilio e rifiuti combusti. Praticamente, nonostante sequestri e azioni di magistratura e forze dell’ordine, il sito della ex Pozzi Ginori era rimasto così come era: una bomba di inquinamento alle porte del capoluogo di provincia.

In ragione di quanto constatato, la Squadra Mobile, diretta dal vice questore Mattia Falso, ha inviato alla Procura della Repubblica un’informativa di reato a carico di ignoti per abbandono e combustione illecita di rifiuti e violazione dei sigilli, provvedendo ad una nuova apposizione mediante il collocamento di catene ai cancelli ed il posizionamento di new jersey in cemento ai varchi di accesso.

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